Da ormai ventidue anni “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, associazione no profit fondata da don Luigi Ciotti, organizza il 21 marzo la giornata nazionale della memoria e del ricordo delle vittime contro le mafie. Non a caso il giorno scelto coincide con l’inizio della primavera, simbolo di rinascita e volontà di riscatto, e non a caso l’evento ha avuto come fulcro la Locride calabrese, luogo meridionale povero e da tempo dimenticato, sottomesso e assoggettato ai soprusi perpetrati dall’organizzazione mafiosa della ‘ndrangheta.
E così, il 21 marzo 2017, a Locri 25mila persone hanno preso parte al corteo antimafia in concomitanza con altre piazze scelte in tutta Italia con il coinvolgimento di autorità locali e giovani provenienti dalle scuole. La mobilitazione e la sensibilizzazione di questi ultimi, coscienze pulite ancora non coinvolte in un vecchio ed incancrenito sistema mafioso, costistuisce la vera lotta al cambiamento per la concreta costruzione di un futuro diverso e migliore.
L’intervento del presidente della repubblica Sergio Mattarella, primo presidente a visitare la Locride dopo Giuseppe Saragat, in sostegno delle famiglie e in ricordo delle vittime tra le quali si annovera anche il fratello Piersanti Mattarella ucciso nel 1980 dalla Cosa Nostra siciliana durante il suo mandato di presidente alla Regione Sicilia, risultano utili ma non sufficienti per scardinare un sistema che affonda radici salde in leggi proprie, violente e criminali. La massiccia mobilitazione e partecipazione delle persone guidate ogni anno da Libera e dal suo presidente don Ciotti sicuramente sono più funzionali a raggiungere uno scopo concreto: la lotta all’usura e alla corruzione in favore della legalità attraverso il coraggio delle azioni e non solo delle parole e delle buone intenzioni.
Alle scritte sui muri di Locri imbrattati dalla ‘ndrangheta che, in seguito al discorso del presidente Mattarella, inneggiavano a meno sbirri e più lavoro, hanno risposto i giovani, don Luigi Ciotti e altre autorità episcopali con gli slogan: “Oggi siamo tutti sbirri” e “Orgogliosi di essere sbirri in favore del cambiamento”.
Presente a Locri alla marcia in ricordo delle vittime, il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il presidente del Senato Pietro Grasso e i familiari delle vittime di mafia.
Il corteo è proseguito con l’interminabile lettura dei nomi delle vittime da parte dei partecipanti. Circa 1100 nomi, tra cui anche quelli di bambini eliminati per errore o vendetta, a partire dal 1893 quando Cosa Nostra uccise Emanuele Notarbartolo, un banchiere che si era sempre dichiarato contro le illegalità e pronto a testimoniare sui malaffari di cui era a conoscenza. A seguire, il ricordo di personaggi famosi come Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Giuseppe (Peppino) Impastato, Carlo Alberto dalla Chiesa e molti altri meno noti caduti per il loro amore per la legge, l’onestà e il coraggio di combattere.
La mafia, la criminalità organizzata che include diverse organizzazioni italiane come la Camorra napoletana, la Cosa Nostra siciliana e la ‘Ndrangheta calabrese, sembra aver avuto origine nel brigantaggio diffusosi nelle regioni meridionali in seguito all’unità d’Italia per poi riemergere nel secondo dopoguerra; prese piede nelle regioni più povere, dimenticate dallo Stato nella crescita e nello sviluppo. Tuttavia la dimenticanza e l’abbandono non è un buon motivo per seguire delle leggi proprie basate sul violento esercizio di potere, la sottomissione e l’uccisione di altri, l’arricchimento attraverso l’usura, lo spaccio di droga e altre azioni illegali. Nonostante oggi le organizzazioni criminali accusino lo Stato di abbandono e assenza di lavoro presentandosi come uniche risorse in grado di dare lavoro, ordine e far vivere bene le povere popolazioni del loro territorio, quelle stesse organizzazioni, violente, egoiste e approfittatrici, sono la causa dell’arretratezza locale. Se poi all’enorme potere locale acquisito si aggiunge la capacità di coinvolgere professionisti, imprenditori, politici e direttori di banca in un intricato sistema di favori reciproci e di omertà, ecco che risulta ancora più difficile combattere le organizzazioni mafiose, sconfiggerle e sradicarle.
Grazie a Libera, impegnata in progetti educativi volti alla responsabilità civile, sociale ed individuale, alla lotta alla corruzione e all’usura e in favore della legalità democratica e della giustizia, le azioni contro la mafia sono sempre più forti, costanti e sentite. Si può ripartire dal coraggio ma soprattutto si può ripartire da zero, ricostruendo una società legale, onesta e pulita tramite una gioventù pronta, preparata e intelligente. Da qui l’invito di don Ciotti a coloro che non riescono ad uscire dal sistema mafioso di provare a non coinvolgere e a lasciare fuori almeno i loro figli.