Fausto Melotti e la ceramica. Una mostra a Lucca esplora una produzione poco conosciuta. Nel 1948 Carlo Ludovico Ragghianti scriveva, nel catalogo della mostra Handicraft as a fine art in Italy curata da Bruno Munari nella House of Italian Handicraft a New York, che in Italia la produzione delle cosiddette arti applicate era da considerarsi a tutti gli effetti fine art. Tra le opere in mostra, pezzi di Afro, Casorati, Consagra, de Pisis, Fontana, Fornasetti, Guttuso, Morandi e, ovviamente, le ceramiche di Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986). A questa innovativa produzione, troppo a lungo considerata un filone creativo secondario nella vita dell’artista, è dedicato un percorso al Complesso monumentale di San Micheletto, a Lucca. La mostra Fausto Melotti. La ceramica promossa dalla Fondazione Ragghianti e curata da Ilaria Bernardi, va a celebrare dal 25 marzo al 25 giugno questo riconoscimento da parte di Ragghianti all’importanza delle ceramiche di Melotti, proprio vent’anni dopo l’edizione del Catalogo generale della ceramica di Fausto Melotti.
La mostra è un viaggio tra le opere di un protagonista assoluto del rinnovamento artistico italiano del Novecento, che oltre a essere scultore, pittore, disegnatore e poeta, è stato un raffinato ceramista: dal secondo dopoguerra ai primi anni Sessanta, infatti, Melotti ha trovato in questa tecnica uno strumento di invenzione e trasformazione della scultura, dedicandovisi assiduamente. Nel percorso in quattro sezioni – allestito in collaborazione con la Fondazione Fausto Melotti e il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza e accompagnato da un libro-catalogo pubblicato dalle Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte – le differenti tipologie di ceramiche dell’artista sono contestualizzate e poste a confronto con quelle di artisti e designer a lui coevi, restituendoci un rotondo ritratto dell’artista nel suo tempo.
La prima sezione storicizza la produzione di ceramica di Melotti con una cronologia illustrata accompagnata da importanti documenti provenienti dal suo archivio, tra cui tre quaderni mai esposti prima. Nella seconda sezione vi saranno le sculture in ceramica più famose dell’artista, quelle a carattere sacro, i bassorilievi, gli animali, le figure femminili, i cosiddetti Onu e i Teatrini, oltre alla preziosa Lettera a Fontana (1944) esposta alla Biennale di Venezia nel ’50. Nella terza parte del percorso compare il raro video In prima persona. Pittori e scultori. Fausto Melotti di Antonia Mulas, che include l’unica intervista in cui l’artista parla della ceramica, mentre l’ultima sezione – anticipata da un focus sui multiformi vasi realizzati dall’artista – espone le differenti tipologie di ceramiche ispirate a oggetti d’uso quotidiano (come tazze e piatti) ma svincolate dalla loro funzione originaria fino a diventare sculture pure. È qui che, accanto alle opere di Melotti, compaiono le ceramiche di grandissimi nomi dell’arte e del design come Giacomo Balla, Lucio Fontana, Leoncillo, Arturo Martini, Enzo Mari, Bruno Munari, Gio Ponti, Emilio Scanavino ed Ettore Sottsass.
Fabrizio Del Bimbo