Inaugurata all’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles, la mostra Lorenzo de’ Medici: Renaissance Pop. La collezione, che rimarrà esposta fino al primo luglio prossimo, è stata introdotta ai visitatori dall’artista stesso, Lorenzo de’ Medici. Un viaggio curioso e audace attraverso la storia dei discendenti dell’illustre dinastia dei  Granduchi, ravvivata dai colori, dagli accessori tridimensionali, e dalla modernità interpretativa dell’autore.  
 
Un tuffo nel Rinascimento, che riappare a volte autentico attraverso l’uso di alcuni particolari originali dell’epoca e si riveste poi di ironia attraverso i richiami alla storia odierna – come il caso della Madonna col bambino raffigurata nella persona di Marilyn Monroe e la bandiera americana che fa da sfondo al ritratto di Lorenzo il Magnifico. Esauritosi ormai il brusio del gruppo degli intenditori e curiosi dello speciale evento, ho avuto modo di rivolgere alcune domande e riflessioni all’artista.
 
Ci racconti delle sue origini. Cosa ha significato per Lei vivere la sua adolescenza in Calabria, una regione martoriata dalla storia e dalla politica di sempre?
Sono nato a  Martirano, un piccolo paese storico della provincia di Catanzaro. La mia famiglia mi ha dato la possibilità di capire che anche vivendo in una terra difficile, una terra chiusa, una persona onesta con una mentalità aperta, può aprirsi il mondo.
 
Mia madre è una pittrice, mio padre, un ingegnere. Una famiglia moderna,  che  mi ha sempre incoraggiato a viaggiare. A 19 anni, ho trascorso un lungo periodo in Africa – Zimbabwe –  a lavorare per un’organizzazione non governativa. Ho studiato poi Scienze Politiche a Firenze e mi sono perfezionato all’estero in diversi master del settore.
 
Come nasce la passione per la pittura?
Ho avuto sempre un interesse per l’arte, ma mai veramente attivo.  Solo dopo la scoperta della malattia di mio padre, mi sono ritrovato depresso, in una villa bellissima, circondato da oggetti d’arte. Sono rimasto colpito in modo  particolare da una  collezione rinascimentale di circa 70/80  quadri. Volevo ridar loro vita e riportare in casa un po’ di  luce, e  così, con l’aiuto di mia madre  e Mimmo Rotella –  artista calabrese, amico di famiglia –  decisi di reinterpretarli  in chiave pop – l’arte moderna unita alla passione per l’antichità.
 
Come definisce l’essenza della sua arte?
I de’ Medici hanno realizzato il Rinascimento in tutta Italia ( Firenze, Venezia, Urbino, Roma). Ciascuno di loro si è distinto in qualcosa di grande, ma non tutti sono noti al grande pubblico. Attraverso la mia arte, restituisco loro un posto nella storia, riportandoli in vita e  mostrando e raccontando aspetti  nuovi  della loro esistenza emersi dai miei studi personali.
 
Quali tecniche ha usato per dipingere?
Per realizzare le mie opere, ho unito il culto per il Rinascimento alla modernità,  usando tecniche all’avanguardia. Mi sono servito di Mixed Media: ho ripreso molti dei quadri distrutti dal tempo e dall’umidità, li ho fotografati, stampati, lavorati e colorati.  Studiando la loro storia, mi è capitato di scoprire episodi singolari che mi sono divertito ad illustrare dipingendo –  è il caso di Gian Gastone de’ Medici, un quadro che adesso si trova in Florida.
 
Gian Gastone era gay, ed  è stato l’ultimo duca di Firenze ( nei primi decenni del ‘700)  –   e anche  il promotore della legge sui matrimoni omosessuali. Dal look, dal modo particolare in cui usava portare i capelli, ho ricavato tutte queste informazioni e le ho messe in risalto nel suo ritratto. 
 
Ha pensato in futuro di cambiare soggetto?
Mi piacerebbe molto raffigurare donne famose –  Marilyn Monroe e Audrey Hepburn –  alla mia maniera, mescolando il Rinascimento e l’arte pop, questa volta però in senso opposto.
 
Quale crede sia il ponte tra il Rinascimento e l’epoca odierna?
L’amore per l’arte, qualunque essa sia –  la pittura, la musica, l’architettura, la moda, il cinema e la televisione.
 
Quale la  sua opinione sull’arte contemporanea? 
Da artista,  penso che ci sia molta più attenzione per l’arte contemporanea che per quella antica  –  questo è uno dei motivi per cui mi occupo di Renaissance.  È molto più facile, infatti,  vendere un’opera moderna che un dipinto di Leonardo da Vinci –  io, per esempio, vendo quadri in tutto il mondo!
 
Come mai è venuto a vivere in America?
Ho cercato un posto dove l’arte potesse esprimersi e svilupparsi senza limiti  e allo stesso tempo, facesse parte della quotidianità.  In questo senso, l’Italia ora non offre molto,  soprattutto se si hanno idee grandi.  Adoro Los Angeles e New York, non potrei vivere altrove in USA. L’ America è il posto giusto dove esprimere tutta  la mia creatività perché ci sono i mezzi e le persone interessate a svilupparla. 
 
Dove sono stati esposti i suoi quadri?
Nel 2015, sono stato ospite d’onore ad Art Monaco, a Miami  Art River, e  West Palm Beach. Lo scorso anno poi,  ho ricevuto un invito per allestire una mostra in un meraviglioso palazzo di Bogotà e prossimamente, a giugno, parteciperò al New Media Film Festival a Los Angeles alla presenza di Leonardo di Caprio. 
 
La sua più alta aspirazione?
Mi piacerebbe poter un giorno completare la collezione di ritratti che mio padre custodisce gelosamente da anni (per ora ne ho realizzati solo  27), e poterli un giorno inserire in un’unica grande mostra, magari a Firenze.  Ho in mente poi di realizzare un Cristo alto 4 metri e regalarlo all’Havana  ed esporlo davanti alla cattedrale insieme alla bandiera americana e cubana –  d’altronde, il mondo,  lo si unisce attraverso l’arte! 

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