Nel lontano 1927, nell’atrio del prestigiosissimo liceo “Alessandro Volta” di Como, veniva collocato il busto in marmo dell’illustrissimo fisico comasco per ricordarne il centenario della morte. Scolpito da Gaetano Monti nel 1834, tra le mura austere e solenni dell’antichissimo edificio, ancora oggi ispira passione per il sapere comunicando determinazione a proseguire, a non demordere neppure nei momenti più bui.
In effetti, da quando è nato, il liceo “Alessandro Volta” di Como è un faro culturale ed etico, una luce che affascina ed attrae, un’istituzione di cui chiunque vorrebbe fare parte perché insegnare o essere studenti di una tra le scuole superiori più prestigiose della penisola, conferisce un’auctoritas e una consapevolezza che distingue, non in termini di superiorità ma di sensibilità verso ciò che davvero importa, ciò che non è miseramente passeggero né terreno, ma destinato a durare in eterno: l’humanitas, l’amore per il bello, l’animo e la mente.
II liceo è un unicum, i Greci direbbero un apax, la cui dignitas nessuno e niente potrà scalfire. Quanti lo hanno conosciuto, frequentato, amato e anche “odiato” per il dispendio di energie e tempo richieste, una volta allontanatisi, lo hanno rimpianto, avvertendone profondamente la mancanza, perché ha chiesto tantissimo ai suoi “figli” ma ha donato loro mille volte di più.
Come un padre severo, il liceo protegge le sue creature dal rischio sempre più minaccioso della superficialità, della futilità, della leggerezza che rischiano di fagocitare i giovani. E ciò che più contraddistingue questa nobile istituzione è che permette di mantenere un legame attuale con il mondo circostante attraverso una visione corretta e non distorta della realtà.
E’ intitolato a colui che vi ha insegnato Fisica Sperimentale dal 1774 al 1778, periodo durante il quale fu Reggente del liceo.
Alessandro Volta è stato uno dei più famosi fisici della storia: vissuto a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, ha inventato e perfezionato la pila elettrochimica e ha scoperto peculiarità e potenzialità del metano. Ad Angera (in provincia di Varese) scoprì questo gas mentre costeggiava i canneti in barca. Poi a Velleia o Veleia, sulle colline di Piacenza, ne osservò i fenomeni. Nel 1778 venne chiamato all’Università di Pavia, dove la Cattedra di Fisica, già tenuta da padre Carlo Barletti, venne divisa in quella di Fisica Sperimentale, che gli fu affidata, e in quella di Fisica Generale, che rimase a Barletti.
Le lezioni di Volta erano talmente affollate che si rese necessaria la costruzione di un teatro di fisica più capiente. Il successo e la notorietà che aveva raggiunto lo collocò tra quelle personalità di “chiara fama”, che Vienna aveva voluto considerare nell’ambito del rilancio dell’Università.
Volta fu uno studioso molto fecondo che, nel corso dei suoi studi e soprattutto degli esperimenti, mise in discussione gran parte delle teorie e delle conoscenze pregresse. Il suo nome è legato agli studi sull’elettricità, che ha tra le sue unità di misura il “Volt” (V). Negli anni Ottanta condusse importanti ricerche in meteorologia elettrica, elettrologia, calorimetria, geologia e chimica dei gas.
Aveva una grande sicurezza di sé, era forte e di bell’aspetto, di straordinaria ricchezza, vitalità e attività. Aveva una mente vulcanica, grande esuberanza e spirito intraprendente. Come scienziato avvertiva il bisogno di dire agli altri ciò che pensava, apertamente e senza riserve, e di sentire l’opinione dei suoi interlocutori. Era descritto da tutti come “uomo affascinante, di conversazione affabile, interessante e gioviale”. Conosceva perfettamente il Latino, si esprimeva in Italiano e in Francese. George Christoph Lichtenberg (1742-1799), professore di Fisica a Gottinga e suo caro amico, diceva di lui: “E’ molto allegro nel momento giusto, si esprime eccellentemente, discute intensamente, impreca quando i suoi esperimenti non vanno come dovrebbero e sorride in modo indescrivibilmente piacevole quando gli vanno bene”.
Una qualità preminente in Volta fu, a detta di tutti i suoi biografi, la modestia. “Questo celebre uomo – scrive Francesco Mochetti – portò fino alla tomba l’umiltà dello scolaro”.
Quando il liceo “A. Volta” di Como vide la luce e iniziò la sua opera di istruzione ed educazione delle giovani menti?
L’edificio risale al 1250 circa ed era il Monastero delle monache Agostiniane, dedicato a S. Cecilia, comunemente noto come Monastero di S. Croce. Circa vent’anni dopo, ottenne la possibilità di estendersi rispetto al progetto originario grazie ai finanziamenti della famiglia comasca Lucini e del vescovo Leone Lambertenghi. Tutto riposò fino al 1573, anno in cui venne costruita la chiesa di S. Cecilia (con due aule, una per i fedeli, l’altra per le monache di clausura). I lavori di ristrutturazione del vecchio monastero, guidati dall’architetto ticinese Simone Cantoni, si svolsero a partire dal 1804. Trasformò il luogo religioso in edificio destinato alla scuola. Nel 1811 fu costruita la biblioteca. La facciata venne disegnata nel 1816. Alla sua morte, nel 1818, i lavori furono affidati al ticinese Biagio Magistretti, già docente nella scuola, che la portò a termine nel 1824. Nel 1865 il ginnasio-liceo fu dedicato e intitolato a Volta.
La facciata, in splendido stile neoclassico, è sorretta da otto colonne in marmo cipollino, con basi e capitelli corinzi. Nella parte superiore, a sinistra, sono inseriti i busti di Cecilio, Caninio Rufo e Gaio Plinio Secondo. A destra Gaio Plinio Cecilio, Paolo Giovio e Carlo Castone della Torre di Rezzonico. Nel timpano della parte centrale sant’Abbondio, patrono della città. Sotto i Papi comaschi, Innocenzo XI e Clemente XIII, e due figure intere rappresentati la Religione e la Filosofia. L’ambiente attualmente adibito a Biblioteca scolastica è al primo piano dell’edificio. Nel Liceo è tuttora custodita una collezione di strumenti scientifici di inestimabile valore, il cui impianto generale rispecchia l’impostazione didattica voltiana.
Como fu un punto di riferimento costante nella vita e nell’opera di Volta. Nella centralissima via che ne porta il nome, si colloca la casa natale dell’inventore della pila. Proseguendo verso Sud, è visibile Torre Gattoni, nel cui Gabinetto Fisico Volta si dedicò all’elettrologia e, intorno al 1765, condusse i primi esperimenti scientifici.
Nella seconda metà dell‘800, le celebrazioni dell’inventore della pila assursero a simbolo della rinascita della cultura scientifica nell’Italia postunitaria.
In questo clima furono indette la mostra dei cimeli di Volta e l’Esposizione Internazionale di Elettricità del 1899, durante le quali il fuoco distrusse purtroppo numerosi strumenti appartenuti al Fisico. Delle celebrazioni del 1927, nelle quali si impegnò personalmente Guglielmo Marconi, rimangono due testimonianze architettoniche significative. La prima è il Tempio Voltiano, edificio in stile neoclassico eretto sul Lungolago, che ancor oggi ospita gli apparecchi scientifici del Volta. La seconda è l’Aula Magna dell’Istituto Carducci, che ha sede su una delle vie che dal lago portano alla città murata. Qui ebbe luogo il Congresso Internazionale dei Fisici del 1927.