To most of us, Mount Vesuvius is at once a beautiful postcard and a deadly killer. We can’t forget the magic of a Neapolitan landscape, with the city gently laying on the waters of its gulf and Mount Vesuvius, sometimes pictured with a thin pinnacle of smoke flowing out of its main crater, embracing everything like a burly, but loving father. And then, there is Pompeii. The eruption of 79 AD obliterated four cities, Pompeii, Herculaneum, Oplontis, and Stabiae from the face of the Earth, under a cloud of ashes, stones, and scorching hot gases that reached a height of 21 miles. Some 2.000 people, at the very least, died. All we know about those days comes from the letters that Pliny the Younger wrote to Tacitus. His uncle, Pliny the Elder, famous author of the Naturalis Historia, had traveled to Stabiae during the eruption and perished while trying to save people.
This is Mount Vesuvius – the only active volcano on the European mainland – for the people of Italy, and especially for the people of Campania. A familiar presence, but a dangerous one, too, still today. To many, it is one of the most dangerous active volcanos on Earth, because it is so close to so many large towns and cities: an eruption like that of Pompeii could affect 3 million people, and another 600.000 are considered within a “danger zone,” according to Aaron Spray, who wrote an interesting article about Vesuvius on the online magazine The Travel. Another factor that gives Mount Vesuvius its bad rep is the type of eruptions it is associated with: Plinian eruptions are characterized by the emission of extremely viscous lava which “clogs” craters to the point gases cannot escape, causing a partial or total explosion of the volcano itself. Geologically, it is a somma-stratovolcano, which means its original caldera has been in part filled with a new central cone. In fact, Mount Vesuvius is the somma-stratovolcano, if you think that the name comes from Mount Somma which, once upon a time, was a volcano, too, out of which the cone of Mount Vesuvius emerged. Today, Mount Somma develops around Mount Vesuvius in a semi-circular shape.
Contrarily to its Sicilian cousin, Mount Etna, which reaches over 3.300 meters in height (11.000 ft), Vesuvius, with its 1.281 meters (around 4.200 ft), isn’t a giant covered in snow half of the year, but it is part of a famous vulcanic area known as the Campanian volcanic arc, which includes the Campi Flegrei and Mount Stromboli: Vesuvius, in other words, is in good company.
Vesuvius didn’t always have the look we are familiar with today: in fact, geologists believe that its modern shape came to be after the tragedy of Pompeii; before the eruption of 79 AD, no one knew Vesuvius was a volcano, as Alberto Angela explains in his I Tre Giorni di Pompei, where he recounts in detail the event of the last 72 hours of the Roman city. Back then, the volcano looked like a hill with a side lower than the other and it was fully covered in vegetation and vineyards: no one suspected the many earthquakes and the cracks appearing more and more often in the streets were caused by the silent fire giant they considered nothing more than a fertile hill.
The last major eruption of Mount Vesuvius dates back to 1944, and just like 8 out of the previous 10, it was an effusive-explosive one, which combined lava flows and the violent expulsion from the crater of stones and ashes. The other two were only effusive, just like the one of 1855, when lava reached the village of San Sebastiano. On the 8th of August 1779, Mount Vesuvius had its last explosive eruption, which sent lava a kilometer up in the sky. Between 1944 and the day, almost 2000 years earlier, when Pompeii was destroyed, there were 27 eruptions in total.
As you can see, Mount Vesuvius is part of the region’s history, it’s a friend in many ways because its soil is fertile and its outline reassuring somehow, but it shouldn’t surprise it is known as the Sleeping Giant: whenever it decides to wake up, it’ll do so in his own terms. But the famous volcano has already gained its place in history for more than a reason because it is not only one of the most famous killers of the ancient world but also the inspiration – or better, the cause – for the creation of the oldest volcanological observatory in the world, the Royal Vesuvius Observatory, which was founded in 1841 by King Ferdinand II of Bourbon, who ruled on a large section of the South of Italy back then. The observatory, which is a museum today, survived eight eruptions: 1850, 1855, 1861, 1868, 1872, 1906, 1929, and 1944.
But Mount Vesuvius is not only dangerous, it is also beautiful and we shouldn’t forget that. In fact, it is a pretty famous and sought-after tourist destination. The volcano is part of the Mount Vesuvius National Park and its caldera can be reached by car or bus from both Pompeii and Herculaneum, all year unless of course, the sleeping giant decides to wake up!
Per la maggior parte di noi, il Vesuvio è allo stesso tempo una bella cartolina e un assassino mortale. Non possiamo dimenticare la magia di un paesaggio napoletano, con la città dolcemente adagiata sulle acque del suo golfo e il Vesuvio, a volte raffigurato con un sottile pinnacolo di fumo che esce dal suo cratere principale, che abbraccia ogni cosa come un padre corpulento ma amorevole. E poi, c’è Pompei. L’eruzione del 79 d.C. cancellò quattro città: Pompei, Ercolano, Oplontis e Stabiae dalla faccia della terra, sotto una nuvola di cenere, pietre e gas roventi che raggiunse un’altezza di 21 miglia. Morirono almeno 2.000. Tutto quello che sappiamo di quei giorni proviene dalle lettere che Plinio il Giovane scrisse a Tacito. Suo zio, Plinio il Vecchio, famoso autore della Naturalis Historia, si era recato a Stabiae durante l’eruzione ed era morto mentre cercava di salvare la gente.
Questo è il Vesuvio – l’unico vulcano attivo sulla terraferma europea – per la gente d’Italia, e specialmente per la gente della Campania. Una presenza familiare, ma anche pericolosa, ancora oggi. Per molti è uno dei vulcani attivi più pericolosi della Terra, perché è così vicino a tante grandi città: un’eruzione come quella di Pompei potrebbe colpire 3 milioni di persone, e altre 600.000 sono considerate in una “zona di pericolo”, secondo Aaron Spray, che ha scritto un interessante articolo sul Vesuvio sulla rivista online The Travel. Un altro elemento che dà al Vesuvio la sua cattiva reputazione è il tipo di eruzioni a cui è associato: le eruzioni pliniane sono caratterizzate dall’emissione di lava estremamente viscosa che “intasa” i crateri al punto che i gas non possono uscire, causando un’esplosione parziale o totale del vulcano stesso. Geologicamente, è un vulcano somma-strato, il che significa che la sua caldera originale è stata in parte riempita da un nuovo cono centrale. Infatti, il Vesuvio è il somma-stratovulcano, se si pensa che il nome deriva dal Monte Somma che, un tempo, era anch’esso un vulcano, dal quale emerse il cono del Vesuvio. Oggi il Monte Somma si sviluppa intorno al Vesuvio in forma semicircolare.
Contrariamente al cugino siciliano, l’Etna, che raggiunge oltre 3.300 metri di altezza, il Vesuvio, con i suoi 1.281 metri, non è un gigante coperto di neve per metà dell’anno, ma fa parte di una famosa area vulcanica conosciuta come arco vulcanico campano, che comprende i Campi Flegrei e il Monte Stromboli: Il Vesuvio, in altre parole, è in buona compagnia.
Il Vesuvio non ha sempre avuto l’aspetto che conosciamo oggi: infatti, i geologi ritengono che la sua forma moderna sia nata dopo la tragedia di Pompei; prima dell’eruzione del 79 d.C., nessuno sapeva che il Vesuvio fosse un vulcano, come spiega Alberto Angela nel suo I Tre Giorni di Pompei, dove racconta in dettaglio la vicenda delle ultime 72 ore della città romana. Allora il vulcano si presentava come una collina con un lato più basso dell’altro ed era completamente ricoperto di vegetazione e vigneti: nessuno sospettava che i numerosi terremoti e le crepe che apparivano sempre più spesso nelle strade fossero causati dal gigante di fuoco silenzioso che consideravano niente più che una fertile collina.
L’ultima grande eruzione del Vesuvio risale al 1944 e, come 8 delle 10 precedenti, fu un’eruzione effusivo-esplosiva, che combinava le colate di lava con la violenta espulsione dal cratere di pietre e ceneri. Le altre due furono solo effusive, come nel 1855, quando la lava raggiunse il villaggio di San Sebastiano. L’8 agosto 1779, il Vesuvio ebbe la sua ultima eruzione esplosiva, che spinse la lava su nel cielo per un chilometro. Tra il 1944 e il giorno in cui, quasi 2000 anni prima, Pompei fu distrutta, ci sono state 27 eruzioni in totale.
Come si può vedere, il Vesuvio fa parte della storia della regione, è una presenza amicale in molti modi perché il suo suolo è fertile e la sua sagoma in un certo senso rassicurante, ma non deve sorprendere che sia conosciuto come il Gigante Dormiente: ogni volta che deciderà di svegliarsi, lo farà alle sue condizioni. Ma il famoso vulcano si è già guadagnato un posto nella storia per più di un motivo, perché non è solo uno dei più famosi killer del mondo antico, ma anche l’ispirazione – o meglio, la causa – per cui fu creato il più antico osservatorio vulcanologico del mondo, l’Osservatorio Reale del Vesuvio, che fu fondato nel 1841 dal re Ferdinando II di Borbone, che allora governava su una vasta sezione del Sud Italia. L’osservatorio, che oggi è un museo, è sopravvissuto a otto eruzioni: 1850, 1855, 1861, 1868, 1872, 1906, 1929 e 1944.
Ma il Vesuvio non è solo pericoloso, è anche bello e non dobbiamo dimenticarlo. Infatti, è una destinazione turistica piuttosto famosa e ricercata. Il vulcano fa parte del Parco Nazionale del Vesuvio e la sua caldera può essere raggiunta in auto o in autobus sia da Pompei che da Ercolano, tutto l’anno a meno che, ovviamente, il gigante addormentato non decida di svegliarsi!
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