La città di Bologna accoglie gli splendidi lavori della rinomata artista Lea Monetti, pittrice, scultrice e ritrattista, attiva sin dagli anni ’70, con un duplice evento espositivo firmato dalla Galleria Maurizio Nobile, da trent’anni incisiva presenza nel settore dell’antiquariato e del collezionismo di oggetti d’arte, databili fino al XXI secolo, in collaborazione con l’autorevole Galleria del Laocoonte di Roma.
 
La Galleria Maurizio Nobile, tra le più conosciute a livello internazionale, con una sede distaccata a Parigi e presente in più di un’occasione in fiere ed esposizioni anche a Londra ed in altre grandi città europee, ha scelto di replicare anche quest’anno la propria partecipazione al consueto appuntamento dell’Art Week di Bologna, presentando un ricercato evento espositivo incentrato sull’installazione “Eva contro Eva”: mostra dedicata alla celebre artista italiana.
 
Si fronteggeranno, all’interno dei suggestivi spazi della Galleria Maurizio Nobile, che si affaccia su Piazza Santo Stefano a Bologna, due intensi ritratti scultorei della figura di Eva, la prima donna.
Un’Eva Mitica, opera esposta durante l’Expo 2015, rappresentata mentre siede pensierosa su un cumulo di torsoli di mela, quasi a significare che il suo peccato non sia possibile da scontare, perché costantemente ripetuto, e un’ Eva contemporanea, Eva 2000, che combatte contro la quotidianità di una vita sempre più frenetica e che sarà riconoscibile dal corredo tipicamente femminile posto ai piedi della scultura, che invita anch’essa ad una riflessione sul ruolo della donna tra innocenza e colpevolezza.
 
Il linguaggio sottile e raffinato della Monetti non si smentisce nemmeno in questo contesto: nonostante il bronzo patinato delle due sculture induca l’osservatore a pensare che la materia sia terracotta, invece di un materiale nobile come il bronzo, l’effetto ottenuto è di valorizzazione della carica empatica dell’opera e dell’impatto emotivo che quest’ultima ha sullo spettatore.
 
Quella della Monetti è un’Eva né innocente, né colpevole, ma, come dichiara l’artista stessa, un’Eva-madre, che racchiude in sé un’idea salvifica, dalla quale sono scaturite le altre due Eva, con la loro casta nudità e i simboli legati al tempo.
 
Una maternità che si traduce invece in stravolgimento provocatorio con un’altra grande opera della Monetti, “La Laocoonte”, ultimo lavoro dell’artista commissionato proprio dalla Galleria del Laocoonte gestita dal critico d’arte e scrittore Marco Fabio Apolloni, che porta avanti una tradizione antiquaria da più di tre generazioni. Un grande classico declinato al femminile, una rivisitazione bronzea in chiave materna della figura mitologica del Laocoonte, madre che nelle intenzioni dell’artista, vince contro la condanna degli Dei.
 
E’ una versione femminile del famoso gruppo marmoreo ellenistico scoperto a Roma nel 1506 e conservato ai Musei Vaticani. Ed è una parodìa, letteralmente “un canto nuovo”, una nuova celebrazione di un mito antichissimo, da un punto di vista tutto diverso: quello della donna, della madre e dell’artista donna e madre che difende le proprie figlie, le proprie creazioni contro ogni difficoltà, contro l’invidia e la cattiveria divina. La sua madre antica resiste ai serpenti trovando nella compassione per le sue creature la risorsa di una forza straordinaria così come alle madri ordinarie capita, toccando vertici di energia miracolosa, in casi di pericolo estremo. “La Laocoonte” non leva gli occhi al cielo sprecando il proprio sguardo tragico in un’inutile ricerca di divinità da impietosire, ma guarda alla sofferenza di una figlia e in essa vede ciò che la spinge a liberarsi del mortale groviglio che la vorrebbe soffocare e uccidere.
 
Lea Monetti, il cui lavoro è stato paragonato a Frida Kahlo e Artemisia Gentileschi, e la propria indagine sulla figura femminile si rivelano denominatore comune di queste due storiche gallerie, protagoniste con questo duplice appuntamento della settimana bolognese dedicata all’arte.
 

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