Milan-Juventus era la gara ‘di cartello’ della 26esima giornata di Serie A. I rossoneri erano chiamati a confermare quanto di buono fatto vedere dopo l’arrivo di Clarence Seedorf in panchina, mentre la Juventus aveva la grande occasione di allungare ulteriormente sulla Roma, fermata sullo 0-0, nell’anticipo del sabato sera, dall’Inter.
 
L’avvio di gara ha visto un Milan motivatissimo e molto aggressivo: lontano parente della squadra ‘triste e sfilacciata’ che giocava agli ordini di Allegri. I padroni di casa hanno costruito (e sprecato, esattamente come avvenuto in Champions League contro l’Atletico Madrid) un numero impressionante di occasioni da rete. Taarabt si è confermato un acquisto più che azzeccato, mentre la riproposizione di Poli nel ruolo di trequartista ‘equilibratore’ è risultata efficace. 
 
Raramente gli uomini di Conte si sono trovati così in difficoltà: tutto il primo tempo, fatta salva una grossa occasione capitata sui piedi di Lichtsteiner, è stato un monologo rossonero. Lo stesso Conte, a pochi secondi dall’intervallo, incitava i suoi perché te-nessero duro, in modo da potersi riorganizzare negli spogliatoi. Ma all’ultimo minuto, sull’unica indecisione di Rami (autore di un’altra gara convincente), la Juve ha trovato il gol del vantaggio che le ha permesso di incanalare la gara su binari a lei più congeniali. 
 
Nella ripresa i bianconeri hanno potuto ulteriormente rallentare i ritmi, difendendo per poi ripartire contro un Milan che, comprensibilmente, ha perduto mordente ed entusiasmo. 
 
In avvio i padroni di casa hanno sprecato un altro paio di occasioni favorevoli e, al 53esimo, hanno perso Poli per infortunio. In questo modo, la partita si è di fatto chiusa e il grandissimo gol di Tevez ha suggellato il dominio bianconero sulla Serie A. 
 
Cosa lascia in eredità questo Milan-Juventus? Anzitutto che i bianconeri sono dominanti: una squadra solida, compatta e spietata che ha in pugno il terzo scudetto consecutivo. Ma la Juventus ha anche messo in mostra i suoi ‘reali’ limiti: se aggredita da squadre con personalità e tecnica, l’armata bianconera trema. La sua disposizione tattica e la sua mentalità non sono adatte a confrontarsi contro formazioni che giocano a viso aperto. 
 
Quanto al Milan, i passi in avanti sono notevoli. L’organico non è certo all’altezza delle prime della classe, manca un finalizzatore sicuro e la condizione fisica è ancora un po’ approssimativa, ma l’entusiasmo, l’interpretazione tattica e il coraggio sono cambiati notevolmente. 
 
Adesso il Milan non gioca più soltanto per ‘non perdere’: la maglia rossonera ha smesso di essere un fardello carico di responsabilità e, per i giocatori, è tornata a essere una casacca da onorare e far rispettare. Il percorso di rinascita è appena iniziato, ma partita dopo partita si muove decisamente nella giusta direzione. 

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