Lamont Marcell Jacobs Jr (Ph Luca Pagliaricci Sergio Bisi GMT Sport, courtesy of Ufficio Comunicazione CONI)

La gara delle gare. Ogni disciplina sportiva è spettacolare e se è vero che, nel medagliere olimpico, tutti gli ori hanno lo stesso peso, non si può nascondere come ci siano competizioni dotate di un fascino peculiare, con un valore specifico maggiore all’interno della kermesse dei Cinque Cerchi.
Tra queste, senza ombra di dubbio, ci sono i 100 metri: con ogni probabilità la ‘gara delle gare’, durante ogni Olimpiade.

I grandi nomi dell’atletica, impressi nella memoria del grande pubblico, spesso e volentieri, sono proprio i grandi trionfatori dei 100 metri. Si pensi ad Owens, Lewis, Bolt.
La gara più rapida e semplice, immediatamente comprensibile da tutti, che si vince in un battito di ciglia, senza complessi tatticismi o strategie ma solo una meravigliosa, muscolare prova di velocità. Da sempre terra di conquista per gli Stati Uniti, questa iconica gara, nelle Olimpiadi moderne, aveva sin qui visto solo 4 vittorie europee: la prima al tedesco Hary nel 1960, la seconda al sovietico Borzov nel 1972, le altre due ai britannici Wells e Christie rispettivamente nel 1980 e nel 1992). Ora va aggiunto il trionfo italiano di Marcell Jacobs.

UNA VITA IN RINCORSA – Marcell Jacobs è nato a El Paso, in Texas. Figlio di Lamont, militare statunitense, e di Viviana Masini albergatrice di Desenzano del Garda. I genitori di Marcell si erano conosciuti quando il padre era di stanza alla caserma Ederle di Vicenza ma, dopo l’assegnazione di Lamont che lo aveva portato in Corea del Sud, si erano separati: Marcell è così cresciuto con la mamma in Italia e non ha mai sviluppato un vero rapporto col padre. Dal genitore soldato, però, ha ereditato la costituzione possente ed esplosiva che gli ha consentito di proporsi, sin da giovane, come un prospetto molto interessante per il salto in lungo e lo sprint.
Lo sviluppo della carriera di Marcell non è proceduto però spedito: qualche infortunio di troppo e una certa propensione al divertimento ne hanno rallentato la crescita. La svolta è arrivata quando si è legato a Paolo Camossi. Sotto la guida dell’ex triplista, Jacobs ha smussato gli spigoli di condotta e ha affinato la tecnica di salto e corsa. La fragilità della cartilagine attorno alle ginocchia, però, gli ha imposto via via l’abbandono della pedana: focalizzandosi sullo sprint, ha così potuto costruire una carriera che lo ha portato – anche se non prestissimo – sul tetto del mondo, completando una rincorsa durata anni.

I 45 PASSI PER ENTRARE NELL’OLIMPO DELL’ATLETICA – Ipotizzare un oro italiano nei 100 metri era davvero difficile: nessun italiano, in un secolo di Olimpiadi, aveva mai disputato una finale. L’impresa di Jacobs, così, assume contorni davvero mitici ed è impreziosita dal doppio record europeo (9’’84 in semifinale, 9’’80 in finale) infranto, per centrarla. La gara conclusiva non partiva favorita ai blocchi di partenza: Marcell è sesto. Lo sprinter azzurro è dotato di un fisico possente, condizione che lo penalizzerebbe qualora restasse ‘basso’ troppo a lungo. Meglio una partenza con appoggi molto rapidi, per raggiungere al più presto la massima velocità: Jacobs è più forte sul lanciato. Fino ai 30 metri, l’azzurro è in ritardo tanto da essere addirittura sesto, ma sta per arrivare l’esplosione: ai 50 metri arriva in 5’’52, ai 60 metri in 6’’40. Raggiunge i 42,9 Km/h e si lascia tutti dietro, ormai imprendibile. Marcell entra così nell’Olimpo dell’atletica con 45 passi e mezza pianta, altro dato peculiare per un atleta così possente, frutto di una tecnica sviluppata in ritardo, ma ossequiosa della potenza esplosiva che Marcel sfrutta appieno solo ‘stringendo’ il passo.

PERCORSO RAPIDO, FUTURO DA INSEGUIRE – L’esplosione di Jacobs era attesa ma certamente non la si immaginava così fragorosa. Seppur senza nomi ‘ingombranti’, la competizione dei 100 metri di Tokyo 2020 ha fatto registrare ottimi tempi (su tutti il 9’’80 dello stesso Jacobs in finale: con questa prestazione, non solo ha fissato un nuovo record europeo, ma avrebbe anche battuto il Bolt di Rio 2016) e ci si immaginava per lo più una sfida tra statunitensi (argento per Kerley) e giamaicani (arenati in semifinale).
I miglioramenti dello sprinter azzurro sono però stati così rapidi da cogliere tutti di sorpresa (lo stesso Kerley ha ammesso di essere stato estremamente stupito da Jacobs, che non conosceva), consentendogli di centrare un traguardo inimmaginabile.


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