Stereotypes: there’s always a bit of truth in every one of them, positive or negative, and those about Italy are plenty: Italians are loud, Italians can’t stand in a queue, Italians always stick with one another, Italians always think about food. I am sure you can think of some more yourself.
But Italy is a pretty big country and very varied when it comes to landscapes, heritage, cuisine and even language, so it shouldn’t come as a surprise to know that the people of each area, of each one of its regions have peculiarities and quirks of their own, swiftly turned into stereotypes by tradition.
Mind, regional stereotypes of Italy are far from being flattering. Ask people from Veneto, for instance, who have been fighting against the commonly spread idea they are a tad too fond of the earthy grappa and refined wines they produce. Even famous photographer Oliviero Toscani, a few years ago, dug into the stereotype during an interview, causing an understandable outrage. It seems that the mellow and slur-like twang of their dialect, along with the region’s high production of wines and spirits, may lie at the bottom of this frankly uncomplimentary idea.
The region of Piedmont is also often identified with its vast wine production, but its people are seen as wine “conoisseurs” more than anything else. Don’t be fooled, however: stereotypes are very seldom positive and the Piedmontese, too, know a thing or too about it. They are usually considered gritty and a bit too rough around the edges because of the mountains that form so much of their territory, and many believe they’re not to be trusted. As the old proverb goes “Piemontese, falso e cortese,” Piedmontese: false yet polite.
Tuscans are without a doubt charming and friendly, but are often accused to be smug and full of themselves, with all that talking about having created the Italian language and, well, the Renaissance
Fellow Ligurians are not any luckier, with a large part of Italy considering them a stingy and rather unwelcoming bunch. Just as in the case of the Piedmontese, the roughness of their personality is often explained by its similarities with regional territory, which in Liguria rises steeply from the sea, turning quickly into rugged mountains.
Workaholic is the term coming to mind when thinking about Milanese and Lombards in general: “just look at them, always running around in that big gray city of theirs, looking at their watches,” people like to think. They may be boringly professional, but they certainly know how to dress, as that’s another thing they’re known for: being trendy. Needless to say, the fact Milan is the capital of both Italian economy and fashion may play a role in the nature of its people’s stereotypes.
Let’s move toward the centre of the country to encounter the gentle, fragrant hills of Tuscany and its amazing art cities. Tuscans are without a doubt charming and friendly, but are often accused to be smug and full of themselves, with all that talking about having created the Italian language and, well, the Renaissance. I’m not Tuscan, but to be fair to them, I think I’d be pretty smug about that, too, if I were. And what should we say about the Romans? Rome, the fairest of them all, the Eternal city of history, civilization and the Catholic Church is home to very friendly and welcoming people, but only to tourists, because they bring money.
We’re slowly but steadily heading to the South of Italy, where people are generally known for being loud, always cheerful and more obsessed with food and family -if possible – than the rest of the country. Neapolitans shine bright with their love for their beautiful city and their food, but these positive connotations are not sufficient to obliterate the negative stereotype that sees Naples as a criminality-ridden place, where everyone is after your purse. Campania is also the first region we come across in our quick trip through the stivale commonly associated with organized crime.
Continuing South, we encounter Calabria, a region of rare beauty, perhaps not as popular among travelers as its nearby companions Sicily and Apulia. Calabria has pristine seas and mountains, where farming and sheep breeding had been at the basis of people’s sustenance for centuries. That’s way people from Calabria are still seen today as a tie-knit bunch of shepherds, little open to progress and novelty.
Sicilians are the quintessential passionate and loud Italian. They love with all their strength and, because they live their lives lead by feelings and emotions, they tend to be theatrical and over dramatic.
There’s a lot to be said about what we Italians think of each other and, by reflex, of the image we give of ourselves around the world, and there may even be a little grain of truth in stereotypes, not only in those about Italy and Italians. Quite simply, this little grain of truth is often led to its extremes to portray a caricatural, easier to understand image of people. This is why stereotypes exist, in the end, to give us the fleeting, unrealistic belief all human beings belong to a category. And this is why we should never get quite offended by them unless, of course, they are used against us to demean our origins and heritage.
Stereotipi: positivi o negativi, c’è sempre un po’ di verità in ognuno di essi, e quelli relativi all’Italia sono abbondanti: gli italiani sono rumorosi, gli italiani non sanno stare in fila, gli italiani stanno sempre insieme, gli italiani pensano sempre al cibo. Sono sicura che possano venirvene in mente altri.
Ma l’Italia è un Paese abbastanza grande e molto diversificato quando si tratta di paesaggi, eredità, cucina e persino lingua, quindi non dovrebbe sorprendere sapere che la gente di ogni area, di ciascuna delle sue regioni, ha peculiarità e manie proprie, rapidamente trasformate in stereotipi per tradizione.
Badate, gli stereotipi regionali dell’Italia non sono lusinghieri. Chiedetelo alle persone del Veneto, ad esempio, che stanno combattendo contro l’idea comunemente diffusa che sono un po’ troppo amanti della semplice grappa e dei vini raffinati che producono. Anche il famoso fotografo Oliviero Toscani, qualche anno fa, è caduto nello stereotipo durante un’intervista, causando un’indignazione comprensibile. Sembra che la tonalità del loro dolce e biascicato dialetto, insieme all’alta produzione regionale di vini e liquori, possano stare alla base di quest’idea sinceramente poco lusinghiera.
Anche la regione del Piemonte è spesso identificata con la sua vasta produzione di vino, ma più di ogni altra cosa la sua gente è vista come “intenditori” di vino. Non fatevi tuttavia ingannare: gli stereotipi molto raramente sono positivi e anche i piemontesi conoscono una cosa o ne sanno troppo. Di solito sono considerati essenziali e un po’ troppo grossolani a causa delle montagne che formano gran parte del loro territorio e molti credono che non siano affidabili. Come dice il vecchio proverbio: “Piemontese, falso e cortese”.
I compagni liguri non sono più fortunati, con una gran parte dell’Italia che li considera gente avara e piuttosto inospitale. Come nel caso dei Piemontesi, la ruvidità della loro personalità è spesso spiegata con le analogie con il territorio regionale, che in Liguria sale ripido dal mare, trasformandosi rapidamente in montagne accidentate.
Stacanovisti è il termine che mi viene in mente quando si pensa a Milano e ai Lombardi in generale: “basta guardarli, correre sempre in quella grande città grigia, mentre guardano i loro orologi”, così amano pensarli le persone. Possono essere noiosamente professionali, ma sicuramente sanno come vestirsi, che è un’altra cosa per cui sono conosciuti: essere trendy. Inutile dire che il fatto che Milano sia tanto la capitale dell’economia italiana quanto quella della moda può giocare un ruolo nella natura degli stereotipi della gente.
Spostiamoci verso il centro del Paese per trovare le colline dolci e profumate della Toscana e le sue incredibili città d’arte. I Toscani sono senza dubbio affascinanti e amichevoli, ma spesso sono accusati di essere compiaciuti e pieni di sè, con tutto quel parlare di aver creato la lingua italiana e, poi, il Rinascimento. Non sono toscana, ma ad essere onesta, penso che anch’io ne sarei abbastanza compiaciuta se fossi toscana.
E cosa dovremmo dire dei Romani? Roma, la più bella di tutte, la città eterna della storia, della civiltà e della Chiesa cattolica ospita persone molto amichevoli e accoglienti, ma solo verso i turisti, perché portano soldi.
Stiamo lentamente ma costantemente puntando verso il sud dell’Italia, dove la gente è solitamente conosciuta per essere rumorosa, sempre allegra e, se possibile, più ossessionata dal cibo e dalla famiglia rispetto al resto del paese.
I Napoletani brillano per il loro amore per la loro bella città e il loro cibo, ma queste connotazioni positive non sono sufficienti per eliminare lo stereotipo negativo che vede Napoli come luogo dominato dal crimine, dove tutti puntano alla tua borsetta. La Campania è anche la prima regione che incontriamo nel nostro rapido viaggio attraverso lo Stivale comunemente associata alla criminalità organizzata.
Proseguendo a sud, incontriamo la Calabria, una regione di rara bellezza, forse non tanto popolare tra i viaggiatori come le vicine Sicilia e Puglia. La Calabria ha mari e delle montagne incontaminate, dove l’agricoltura e l’allevamento degli ovini sono stati alla base del sostentamento della popolazione per secoli. Così le persone della Calabria sono ancora oggi viste come uno gruppo chiuso di pastori poco aperti al progresso e alla novità.
I Siciliani sono l’italiano appassionato e forte per definizione. Amano con tutta la loro forza e, poichè vivono la loro vita guidati da sentimenti e emozioni, tendono ad essere teatrali e melodrammatici.
C’è molto da dire su ciò che noi italiani pensiamo gli uni degli altri e, per riflesso, dell’immagine che diamo di noi in tutto il mondo, e ci può essere anche un pizzico di verità negli stereotipi, non solo in quelli sull’Italia e gli italiani. Molto semplicemente, questo granello di verità è spesso portato ai suoi estremi per rappresentare un’immagine caricaturale delle persone, più facile da comprendere. Ecco perché, alla fine, gli stereotipi esistono, per darci la ferma e irrealistica convinzione che tutti gli esseri umani appartengano a una categoria. Ed è per questo che non dobbiamo mai sentirci offesi da essi, a meno che, naturalmente, non siano usati contro di noi per umiliare le nostre origini e il nostro patrimonio.
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