Quale luogo vi viene in mente appena pensate all’Italia? Molto probabilmente, se siete emigrati negli Usa, sognerete ad occhi aperti casa vostra, il punto di partenza, là dove risiedono memorie ed affetti, ricordi di gioventù, la stazione del treno che vi ha portato via, l’aeroporto da cui avete spiccato il volo per la West Coast mandando giù una lacrima o trattenendo a fatica il sorriso di una conquista che si stava facendo finalmente strada davanti a voi. 

Oppure ripenserete a quel caseggiato, quel quartiere, quella cittadina in cui si è materializzato un cognome, un volto, un parente, in cui avete conosciuto quella parte di famiglia lontana che avete sempre sentito nominare dai vostri genitori o dai nonni ma che avete potuto abbracciare e scoprire solo nel momento in cui avete intrapreso il vostro viaggio verso le radici.
 
Se invece non avete legami diretti, personali, con l’Italia penserete più turisticamente a Roma, Firenze, Venezia, a Napoli, o alle tante cartoline piene di glamour che con i loro famosissimi monumenti fanno parte dell’immaginario collettivo e appartengono un po’ a tutti.
 
Ma c’è anche un’Italia minore tutta da scoprire ripercorrendo i cammini storici e religiosi, le antiche vie della transumanza, i sentieri sterrati circondati da paesaggi mozzafiato e borghi unici arroccati sulle montagne, custodi del patrimonio storico-artistico, naturale ed enogastronomico che fanno grande quell’Italia che ha saputo conservare la cultura del piccolo. Troverete posti che hanno mantenuto il tocco del passato resistendo all’omologazione che impone la società globale di oggi, l’autenticità di un mondo che sembra impossibile che esista ancora, soprattutto se paragonato al quartiere dove abitiamo ora, magari tra i grattacieli o nelle metropoli un po’ anonime che nulla hanno in comune con paesini in pietra raccolti attorno alla loro storia secolare.
 
Viaggiare in Italia, o meglio avere abbastanza tempo di viaggiare su e giù per lo Stivale per potersi perdere lungo le vie meno battute dal turismo di massa senza trascurare le grandi capitali culturali di cui dispone la Penisola, può voler dire scoprire un altro Belpaese. 
 
Luoghi sconosciuti alle rotte dei tour operator che parlano di un turismo sostenibile e di una qualità della vita rispettosa dei paesaggi e delle identità locali. Posti che nel loro sembrare senza tempo, perfino anacronistici, ci “rieducano”, se così si può dire, a un ritmo rallentato rispetto alle nostre abitudini frenetiche della quotidianeità, che ci invitano a ripensarci senza telefonini connessi ventiquattrore su ventiquattro, mail e social network che non ci danno tregua nè tempo per vivere in una solitudine spensierata e libera quel che ci accade, senza geolocalizzatori che ci tolgono il piacere della scoperta da fare passo dopo passo, anche in base alla possibilità di finire, per caso, in un posto imprevisto avendo sbagliato strada ma lì scoprire qualcosa di molto bello per noi, qualcosa che renderà impareggiabile la nostra esperienza di viaggio.
 
 Scegliere una ciclovia, percorrere le tappe di un cammino storico, o andare alla caccia dei “borghi più belli d’Italia” può essere un modo insolito di percorrere e conoscere l’Italia e di inseguire territori unici per biodiversità naturale, culturale e sociale. 
 
Un’esperienza unica, sicuramente diversa e affascinante da quella che riservano i luoghi punteggiati di ristoranti con menù turistici che non sanno nemmeno cos’è la dieta mediterranea e di bancarelle con souvenir tricolori sicuramente fabbricati in Asia, che una volta tornati a casa finiranno chiusi in qualche cassetto se saranno oggetti fortunati. 
 
Scommettere sulla tipicità e la forza territoriale di queste realtà, minori solo se paragonati alla potenza attrattiva degli hub turistici, significa investire il tempo che abbiamo da trascorre in Italia come una grande occasione di incontro.
Incontro con la bellezza italiana. 
Quella bellezza a cielo aperto che non sta nei musei ma respira la quotidianerità della vita di paese, di campagna, di montagna, lontana dai ritmi contemporanei.

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