Ci sono i piccoli borghi che sono diventati l’espressione della bellezza paesaggistica nazionale. Sono realtà territoriali microscopiche, estremamente tipicizzate e caratteristiche, che rappresentano il gusto sincero del Belpaese e il fascino dell’Italia nascosta, quella da scoprire e recuperare nella sua integrità, al di là delle mete turistiche gettonate e promozionate da ogni guida di viaggio o tour operator.
C’è l’edizione numero 50 di Vinitaly nata come una rassegna nazionale per intenditori e come fiera settoriale che oggi raccoglie oltre 4mila espositori da tutto il mondo e buyers da 140 Paesi. E’ diventata un colosso di riferimento internazionale che non solo ha nobilitato la produzione vitivinicola nazionale ma che è assurta a tappa imprescindibile per qualsiasi produttore o consumatore di vini e distillati del pianeta.
C’è un elenco lungo oltre 280 prodotti tipici che si fregiano di un marchio di qualità geografica che rendono di indiscutibile pregio la cucina tricolore. C’è una tradizione che non cede alla globalizzazione dei mercati e dei prodotti, che difende strenuamente il suo made in Italy perchè dietro alle certificazioni Dop, Doc e Igt non c’è solo una bandiera di salubrità e sapienza ma controlli a garanzia del consumatore, sempre più preda di fake products e truffe chiamate Italian sounding. Dietro allo zafferano della Sardegna o al riso del Delta del Po, alla mela della Val di Non o alle clementine del Golfo di Taranto c’è una biodiversità, valorizzata da una tradizione produttiva e una cura nella sicurezza alimentare, che nessun altro potrà mai eguagliare.
C’è un’artigianalità nella lavorazione a mano della ceramica, della coltelleria o della lana del Molise che non ha pari altrove. E ogni regione italiana può, con i suoi manufatti tipici, fregiarsi di sapienze che sono eccellenze invidiate nel mondo pur essendo in mano ad anonimi scalpellini, orafi o conciatori.
C’è la storia di Casalmaggiore, una squadra di pallavolo femminile che è appena diventata la nuova regina d’Europa. La società ha vinto la Champions League, la competizione più importante del volley femminile continentale, alla sua prima partecipazione e peraltro restituendo all’Italia un titolo che mancava da sette anni. Per i non addetti ai lavori, ma anche per spiegare il motivo per cui la coppa appena messa in bacheca brilli così tanto da farla salire agli onori di tutte le cronache nazionali, bisogna dire che è la squadra di un comune di poco più di quindicimila abitanti in provincia di Cremona. Casalmaggiore ha battuto nella final four avversarie non solo più ricche ma che sono delle potenti multinazionali sportive.
C’è, sempre restando nello sport, il Giro d’Italia che “affila” le ruote ed è pronto per partire e portare, al di là dei primati sportivi, il vasto pubblico del ciclismo a scoprire salita dopo discesa, tornante dopo rettilineo, la meraviglia dei paesini che disegnano e punteggiano da Nord a Sud lo Stivale. E che nessun Tour de France potrà mai avere.
Al di là della quantità infinita di esempi che si potrebbero portare, c’è un’Italia piccola che sa essere grande, che sembra un puntino sulle carte geografiche ma che conserva al suo interno patrimoni inestimabili, che crede nel principio delle peculiarità e fa dell’essere piccolo un valore da difendere a tutti i costi perchè è solo così, conservando e promuovendo quelle caratteristiche intrinsiche che la differenziano da tutto il resto, che può emergere.
Non serve allora essere corazzate nè servono investimenti multimilionari. Questo certo potrebbe corroborare l’emersione, la buona riuscita dei progetti e il loro successo ma se manca la qualità di partenza che l’Italia può vantare, e soprattutto la consapevolezza e la volontà di sostenere le tante ricchezze a disposizione, difficilmente si potrà non solo crescere, ma essere grandi.