Fuori al primo turno, come quattro anni fa in Sudafrica. Solo che allora avevamo una squadra stanca, appagata dal titolo mondiale di Germania 2006. Stavolta l’Italia di Prandelli portava una serie di giovani di belle speranze in cerca di consacrazione dopo il secondo posto agli Europei del 2012 e il terzo nella Confederations Cup dell’anno scorso. Ma sostituendo gli addendi il risultato non è cambiato.
 
La sconfitta con l’Uruguay di Oscar Washington Tabarez, maturata con un colpo di testa del capitano Godìn dopo una partita in cui entrambe le squadre non hanno fatto granché per vincere, è il riassunto perfetto di tutti i limiti di questa Nazionale, sfortuna e limiti arbitrali a parte. Perché anche senza gli infortuni prima a Montolivo, poi a De Sciglio, poi a Buffon, e se l’arbitro dell’ultima partita, il messicano Rodriguez, non avesse avuto troppa fretta a cacciare dal campo Marchisio per un fallo che al massimo meritava il cartellino giallo, l’impressione è che questa Italia non sarebbe andata troppo lontano.
Poca intensità, scarsa condizione atletica e poca concentrazione per elementi chiave come Mario Balotelli, che ancora una volta ha fallito l’esame di maturità beccandosi anche una inutile amonizione che l’avrebbe costretto a saltare l’eventuale gara degli ottavi, e anche Ciro Immobile che non ha “salvato” l’Italia contro l’Uruguay.
 
E d’altra parte non si può sempre chiedere aiuto ai salvatori della patria, se gli automatismi non funzionano nonostante l’impegno eroico di un giocatore come Andrea Pirlo, forse l’unico a crederci fino in fondo, al passo d’addio con la maglia azzurra proprio nella triste gara con l’Uruguay, che andrà a sfidare la Colombia in un ottavo di finale tutto sudamericano. E che passa il turno insieme alla Costa Rica, giustiziera degli azzurri nella seconda partita che ha risvegliato una Nazionale che si stava cullando sugli allori della vittoria con l’Inghilterra.
 
Un’altra partita giocata nel caldo infernale delle 13 locali, anche quella con il Costarica del 20 giugno, che l’Italia fondamentalmente non ha giocato. Due occasioni capitate sui piedi di Mario Balotelli e sprecate malamente hanno aperto nel finale del primo tempo le porte al vantaggio di Bryan Ruiz.
 
Ancora di testa, ancora dal capitano degli avversari. E può capitare. Ma non può capitare che nei successivi cinquanta minuti l’Italia non tiri mai in porta e consegni la vittoria nelle mani dei costaricensi. Un risultato storico che segna il declino del calcio europeo, mai protagonista quando il Mondiale attraversa l’oceano, ma particolarmente in difficoltà in questo Brasile 2014. Fuori la Spagna campione del mondo, fuori l’Inghilterra, fuori la Russia di Fabio Capello che guarda già al Mondiale in casa del 2018, praticamente fuori anche il Portogallo di Cristiano Ronaldo. E adesso l’Italia, attesa al ritorno in patria da un infinito processo da parte dei 60 milioni di commissari tecnici.
 
Piangere sul latte versato ormai è inutile. Nonostante altri due anni di contratto Cesare Prandelli ha presentato le dimissioni da commissario tecnico subito dopo la fine della partita, seguito immediatamente dal presidente federale Giancarlo Abete. Su Prandelli deciderà il Consiglio Federale. Sull’Italia del futuro, solo il tempo potrà rispondere.

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