A Isola Dovarese rivive il Quattrocento con uno storico matrimonio in costume
Si è celebrato il matrimonio tra Ludovico Gonzaga e Barbara di Brandeburgo, tutto in rigoroso stile quattrocentesco: niente illuminazione pubblica, solo fuochi. Niente vino in bottiglia, niente acqua minerale, nei piatti il cinghiale e per pagare, nemmeno l’euro ma solo l’antico “quattrino” con tanto di “Ufficio de Cambio”.
Di cosa si tratta? Del 49° “Palio de Isola Dovarese…et de lo recitarcantarballando”, promosso dalla locale Pro Loco assieme all’Unione Nazionale delle Pro Loco d’Italia, dalla Federazione Italiana Giochi Storici, dal Comune di Isola Dovarese e dalla Pro-vincia di Cremona, andato alla Contrada de “Le Gerre”.
La manifestazione trae spunto dal Quattrocento, quando si celebrò con gran fasto il matrimonio di Ludovico Gonzaga e Barbara di Brandeburgo. All’epoca il paese celebrò l’evento con tre giorni di baldoria per tutti, durante i quali non si pagò gabella e vennero anche scarcerati i detenuti, condannati per reati minori. La tradizione si mantenne nei secoli e, al giorno d’oggi, è divenuta un evento di richiamo ben oltre i confini comunali, catturando l’interesse e l’attenzione di una folla di curiosi e turisti, provenienti soprattutto dal Centro-Nord del-l’Italia, come ha dimostrato l’ultima edizione.
Basti pensare che oltre 500 so-no i volontari e le comparse che ogni anno si mettono a disposizione, a titolo totalmente gratuito, per dar vita a queste giornate di festa, di spettacoli, di musica, danze e buona cucina, tutte in rigoroso stile rinascimentale. In paese, nel tempo, si sono via via costituiti veri e propri gruppi stabili, dai saltimbanchi ai mangiafuoco, dai giocolieri agli sbandieratori, dai falconieri agli arcieri, dal corpo di ballo di adulti e bambini ai sarti, che preparano con pazienza e dovizia stendardi ed abiti d’epoca. Un’organizza-zione, che dura un anno intero: praticamente, il giorno dopo il termine del Palio, ha inizio già la preparazione dell’edizione successiva.
La disfida che si svolge, e che inizia con la consegna delle chiavi della città da parte del Sindaco al Podestà, è quella tra le quattro antiche contrade di San Bernar-dino, Gerre, Tenca e San Giuseppe, ciascuna dotata di propria taverna.
Nulla è stato lasciato al caso ed alla formula attuale del Palio si è giunti dopo attenti ed accurati studi, anche di carattere universitario. Studi, che hanno riguardato pure i dettagli, come il cibo. Niente vino in bottiglia, niente acqua minerale, men che meno Coca-Cola, nel piatto c’è il cinghiale o portate preparate su ricette esclusivamente quattrocentesche.
Lo stesso dicasi per l’ambientazione: niente luci, l’illuminazione pubblica viene coperta e la città illuminata a fuoco. Si pensi che nei giorni del Palio a Isola Dovarese non valgono gli euro, né dollari o altre monete, bensì solo l’antico “quattrino”, battuto per l’occasione e ritrovabile all’apposito “Ufficio de Cambio” ed alle tre casse d’ingresso.
Ma anche i costumi d’epoca sono tutti prodotti in casa, nessun noleggio. Ogni Contrada ha i propri e devono essere autenticamente di foggia quattrocentesca, per non incorrere in penalizzazioni nel punteggio, che porta alla conquista del Palio: scarpe solo d’epoca e niente piercing, ad esempio. Massima la severità da parte degli arbitri, che si aggirano anonimi nei giorni della manifestazione tra la folla, confondendosi col pubblico, per cogliere eventuali errori, dimenticanze o sviste da parte delle Contrade.
Solo gli spettatori sono esentati da tali rigide regole, a meno che non vogliano a loro volta addobbarsi con costumi d’epoca, nel qual caso devono passare prima attraverso il giudizio degli organizzatori, poiché tutto dev’essere scientificamente in stile.
Dieci anni fa è stata addirittura istituita un’apposita commissione, il “Favete Linguis”, incaricata prima di istruire le Contrade su come andassero realizzati gli abiti, poi di verificare il tutto: quest’anno la speciale classifica stilata ha visto in testa, ad esempio, per costumi e presenza la Contrada di Porta Tenca.
È stata poi la volta del grande convivio, denominato “Ludus in tabula”, cena su menù rinascimentale con maestoso banchetto da cento posti, disposti a ferro di cavallo, svoltosi al centro della piazza principale, alla presenza di pubblico ed autorità. A far da coreografia, un imponente spettacolo con fuochi, danze e bandiere. Il gioco della corsa dei galli e quello della corsa dei trampoli ha garantito alle Contrade i punti necessari, per poter poi affrontare la sfida finale, il gioco del “màagher”, vinto appunto da Le Gerre.
Tanta rigorosa documentazione e tanta attenzione ai particolari han permesso ad Isola Dovarese di stringere il gemellaggio con la Calendimaggio di Assisi, considerata la massima organizzazione in Italia per quanto riguarda le feste storiche, presente peraltro al Palio settembrino di Isola coi propri musici.
Al termine, “prima che lo borgo venga riconsegnato al secolo corrente”, come recitano le cronache, il gruppo Sban-dieratori e Musici dei Dovara ha salutato la folla con un ultimo, mirabolante spettacolo, “Melio-ribus annis”, e con gli immancabili fuochi d’artificio. Oltre che con scroscianti e convinti applausi. E la richiesta di un bis. Per esaudire il quale, occorrerà attendere il prossimo anno.