Un grave attentato esplosivo contro militari italiani in Iraq riporta la memoria indietro di 16 anni esatti, al più grave attacco subito dalle forze armate italiane in una missione di pace all’estero: la Strage di Nassiriya del 12 novembre 2003. Allora un’autocisterna forzò l’entrata della base Maestrale, presidiata dai carabinieri italiani, e i due uomini a bordo fecero esplodere una bomba che causò 28 morti, di cui 19 italiani e 9 iracheni.

Questa volta l’attentato è avvenuto intorno nella zona di Suleymania, nel Kurdistan iracheno. Ha causato cinque feriti, di cui tre in gravi condizioni. I militari coinvolti dall’esplosione sono stati subito soccorsi, evacuati con elicotteri Usa facenti parte della coalizione e trasportati in un ospedale militare di Baghdad. Non appena le loro condizioni si saranno stabilizzate e ne sarà possibile il trasporto verranno rimpatriati. Dei tre, il più grave ha riportato un’emorragia interna, un altro ha perso alcune dita di un piede e il terzo ha gravissime lesioni a entrambe le gambe, che sono state parzialmente amputate. Gli altri due militari coinvolti nell’esplosione, invece, hanno riportato micro fratture e lesioni minori. I militari coinvolti nell’esplosione sono sono tre incursori della Marina (appartenenti al Gruppo operativo incursori) e due dell’esercito (9° Reggimento d’assalto Col Moschin dell’Esercito).

L’attentato, riferisce lo Stato maggiore della Difesa, è avvenuto quando un Ied, un ordigno esplosivo rudimentale, è detonato al passaggio a piedi di un team misto di Forze speciali italiane in Iraq. Il team stava svolgendo attività di addestramento delle unità speciali dei Peshmerga, le delle forze di sicurezza irachene impegnate nella lotta all’Isis.

La procura di Roma ha aperto un fascicolo d’inchiesta per attentato con finalità di terrorismo e lesioni gravissime. Nel frattempo l’Isis ha rivendicato l’attacco ai militari italiani. Il comunicato è stato diffuso attraverso l’agenzia di propaganda Amaq. “L’Isis – ha detto Lorenzo Guerini, il ministro della Difesa – è stato sconfitto militarmente, ma la lotta al terrorismo deve continuare e continuerà”.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata dedicata dalla Repubblica al ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali, ha rivolto “un deferente pensiero a tutti coloro che hanno perso la vita, impegnati nella pacificazione delle aree di crisi, per sconfiggere il terrorismo e consentire alle popolazioni oppresse un orizzonte di speranza.

I conflitti e le tensioni, spesso provocati e sostenuti da forme di terrorismo transnazionale rivolte a sovvertire i principi di convivenza, rispetto dei diritti umani, libertà, vedono impegnata l’intera comunità internazionale per affrontare sfide insidiose contro l’umanità.

L’esempio dei nostri caduti rappresenta un vincolo morale per la continuità del contributo del nostro Paese nei diversi ambiti: le donne e gli uomini presenti nelle diverse aree di conflitto sanno di poter contare sul concorde sostegno del popolo italiano.

Lo slancio e l’altruismo di quanti hanno donato la propria vita per il bene comune è fonte di riflessione per tutti i cittadini, che nel loro agire quotidiano sono chiamati ad un contributo egualmente prezioso per la civile convivenza e il progresso della comunità nazionale e internazionale. 

Ai familiari dei caduti – ha concluso Mattarella – esprimo la sentita riconoscenza della Repubblica e i sentimenti della mia affettuosa vicinanza”.

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