Procura una piacevole trepidazione l’andare verso Modica, specie quando a Rosolini l’autostrada d’improvviso finisce, confluendo in un’arteria di rango minore. Il che non disturba, anzi consente d’osservare meglio il paesaggio di questa parte di Sicilia, mentre attraversiamo l’ampio tavolato roccioso dei monti Iblei. I campi ostentano varietà di colture. Vigneti, frutteti, ulivi e fronzuti alberi di carrubo punteggiano una terra che alterna il verde degli erbaggi all’oro del frumento pronto per la mietitura. La sequela di campi recinti mostra ordinate muraglie a secco, pietre per secoli raccolte dalla terra e composte con cura da generazioni di contadini, come ci racconta il colore del tempo che recano. E’ davvero un belvedere, questi muretti di pietre a secco, fitta maglia di confini a piccole proprietà, geometrica armonia di poderi coltivati, dove si vedono al pascolo mucche, pecore e capre. L’aria è pulita, il cielo terso è d’un azzurro intenso.
Nei pressi di Ispica la roccia di calcare nel corso dei millenni è stata scavata in profondità dai corsi d’acqua. La vegetazione ardita ne esalta l’aspetto selvaggio. Le chiamano “cave” queste profonde scanalature nella roccia. Sulle pareti a strapiombo spesso affacciano grotte. In queste caverne comparvero le popolazioni preistoriche, come hanno rivelato le necropoli di Pantalica e Cava d’Ispica, risalenti a 2200 anni prima di Cristo. Vi si sono rinvenuti importanti reperti e affreschi rupestri, mentre nella periferia di Modica si trovò l’Ercole di Cafeo, statuetta bronzea di raffinata fattura, del III secolo a.C., ora esposta nel museo civico. Stiamo intanto arrivando a Modica. Dopo una serpentina di curve già si scopre il profilo della città alta, dominata dalla chiesa di San Giovanni e più sotto dalla maestosa facciata del duomo di San Giorgio. E’ davvero una suggestione la vista della città, arroccata sulle pareti di due canyon, scavati nei millenni da due torrenti che nella città bassa s’univano in un unico corso d’acqua. E’ così Modica, con l’impianto urbano particolare che l’ha fatta definire “la città più singolare dopo Venezia”, per l’intricata rete di scalinate e strette viuzze che arrancano sulle coste, fino alle sommità di quattro colli.
L’esposizione urbana dà forti emozioni, trapuntata com’è da un centinaio di chiese tardo-barocche, da palazzi gentilizi, monasteri e conventi di vari ordini religiosi, che nei secoli passati fortemente influirono sulla vita culturale della città. Per il suo valore architettonico Modica è riconosciuta dall’Unesco patrimonio dell’umanità. La sua fondazione risale al 1360 a.C., una storia plurimillenaria. La città però conobbe il periodo di massimo splendore dal 1296, quando re Federico II d’Aragona nominò conte di Modica Manfredi Chiaromonte. La Contea di Modica per quasi cinque secoli divenne il più grande, ricco e potente stato feudale dell’isola. In Sicilia la figura del Conte di Modica coincideva di fatto con quella di Viceré del Regno. E i Chiaramonte godevano d’un prestigio indiscusso, anche perché il casato discendeva da Carlo Magno.
L’11 gennaio 1693, però, la tragedia. Tutta la contea venne colpita da un terremoto disastroso che interessò una vasta parte della Sicilia sud orientale, fino a Catania, distruggendo città e castelli. Centomila i morti. Tuttavia l’opera di ricostruzione fu rapida e le città risorsero più belle di prima. Fu appunto dopo quel terribile sisma che nella ricostruzione operarono i migliori architetti siciliani – Rosario Gagliardi, Paolo Labisi, Vincenzo Sinatra ed altri. Artisti raffinati e qualificate maestranze artigiane dettero vita a quella fioritura d’opere d’arte del “barocco siciliano”, le cui massime espressioni sono oggi dichiarate dall’Unesco patrimonio mondiale, come appunto sono riconosciute le città di Modica, Noto, Ragusa, Catania, Scicli, Palazzolo Acreide, Caltagirone e Militello. Oggi Modica, esempio stupendo dell’arte barocca siciliana, è una bella città di 55mila abitanti. Vi nacque nel 1901 Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la letteratura. E’ la città del cioccolato. Apprezzato in tutto il mondo, il cioccolato di Modica ha una preparazione particolare che ne esalta il gusto. Numerose le case di produzione. Ma una in particolare si vuole citare: Casa don Puglisi. Produce cioccolato e dolciumi tipici, ma con i proventi della produzione sostiene l’omonima casa di accoglienza per persone in difficoltà e un centro di solidarietà.