Rivelazioni, ricostruzioni, denunce: il boss della camorra, Antonio Iovine, arrestato quattro anni fa a due passi da casa, in provincia di Caserta, dopo decenni di latitanza, ha deciso di pentirsi, svuotando il sacco.
 
Un giorno ha chiesto al direttore del carcere che lo ospita di venire interrogato dai giudici delle procure campane. I magistrati sono arrivati, si sono seduti, hanno aperto il loro taccuino, iniziando a trascrivere – al pari dei nastri dei registratori – decine di nomi, cariche istituzionali, storie di appalti truccati, mazzette  in quantità industriale elargite a diversi amministratori locali. Senza distinzione di colori, ovvero di partiti.
 
Insomma, fatti due conti: una volta effettuati i dovuti riscontri, avuto accesso ai conti e ai flussi bancari degli interessati – espressamente chiamati in ballo da uno dei più efferrati boss dei Casalesi, incontrastato re del malaffare in Italia e non solo per via di sinergie con organizzazioni criminali disseminate in ogni zolla del mondo – scatteranno perquisizioni e, soprattutto, arresti a raffica.
 
Indagini che, se la realtà confermerà la mole di accuse, spazzeranno via decine di amministrazioni comunali della Campania e non solo. Già, perché Antonio Iovine, cinquantenne con la faccia da ragazzo e il ciuffo impenitente di capelli, detto ‘o’ Ninno’ , un fratello ucciso in giovane età per una delle tante guerre di camorra, ha svelato uno spaccato drammatico di molti Comuni del Sud. Dominati dalla corruzione dilagante, da vagoni di soldi consegnati a sindaci e assessori per truccare le gare di appalto, chiudendo gli occhi davanti agli imbrogli e alla voglia di espansione dei clan della camorra.
 
Una Gomorra generalizzata, diffusa che chiama in causa giunte di sinistra, destra, liste civiche. Indagini che, se i riscontri troveranno conferma, tra la fine della prossima estate e l’inizio del prossimo autunno getteranno nuovamente alla gogna mediatica il Paese-Italia, uno dei luoghi – stando alle ultime stime – più corrotti del pianeta.
 
Alcuni stralci delle prime confessioni di Iovine hanno aperto squarci inquietanti sulle connivenze tra organi dello Stato e malaffare. ‘Tutti, sin da piccoli, nel nostro territorio, sanno che per lavorare devi pagare una tangente, una mazzetta, truccando appalti. Ti vendi e la tua vita cambia’.
 
Frasi, riportate dai giornali, che hanno fotografato la situazione attuale del Sud e non solo. Uno Stato assente, politici che – di tutti i partiti – vengono corrotti. Elezioni decise a tavolino dai boss della camorra: se non prometti collaborazione il malaffare non ti porta in dote voti. Il culto dei favoritismi, della mazzetta continua.
 
Amministratori onesti? In quello spicchio della Campania – dominato dal clan dei Casalesi – non ce ne sarebbero, ha raccontato ‘o’ Ninno’. E adesso, davanti ad accuse tanto circostanziate e puntuali, i giudici campani si preparano a una laboriosa estate, alla ricerca di conferme e riscontri.
 
Mentre tutti i familiari del boss pentito sono stati prelevati dalle abitazioni di Casal di Principe (il paese natale dello scrittore Saviano) e trasferiti in una località segreta, Iovine continua a raccontare. E la politica, ancora una volta, trema per le eventuali conseguenze di confessioni devastanti.

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