La comunità di Paganica ha accolto il rientro dagli Stati Uniti delle ceneri di Corrado Iovenitti. Si compie così il desiderio di Corrado, la cui più grande gioia era quella di tornare nel suo paese, ogni anno, per un periodo di vacanza.
Corrado Iovenitti veniva da una bella famiglia, laboriosa e numerosa, che molto ha dato all’emigrazione. I genitori, Luigi e Augusta, gestivano a Paganica un negozietto di vini e tabacchi, nel rione Sant’Antonio.
Ma erano tempi difficili, nel secondo dopoguerra, e molti figli di quella famiglia dovettero partire: Giustino, Dante, Orlando e Corrado per il Venezuela, Padre Leonardo (Gustavo), frate francescano, fu missionario in Centro America. Negli anni successivi emigrarono Elio (nel 1965 a New Orleans) e Gioconda (nel 1971 ad Hamilton, Canada), entrambi dopo il matrimonio. Restarono a Paganica solo Mario e Francesco.
In Venezuela, con il fratello Giustino, Corrado gestiva una “movimentata” attività di distribuzione di pellicole cinematografiche, che lo portava a lunghi spostamenti in macchina per consegnare o ritirare le bobine dei film alle sale cinematografiche. Un’attività che gli consentì di girare, e conoscere, in lungo e in largo quel meraviglioso paese sudamericano. Alla fine degli anni Cinquanta, dopo la morte di Giustino (1959), rientrarono in Italia Dante, Orlando e Corrado. Anche Padre Leonardo da Panama tornò in Abruzzo. Dopo qualche anno, lasciato il convento per il clero secolare, don Gustavo fu parroco in alcuni centri della diocesi aquilana, riprendendo il suo nome anagrafico.
Corrado, tornato in Abruzzo, per diversi anni fu un affermato rappresentante di commercio: spigliato, elegante e un po’ dongiovanni. Ma a metà degli anni Settanta, quarantenne, ripartì per l’estero, questa volta per gli Stati Uniti, dove andò a sposare Diana Cocciolone, anche lei d’origine paganichese, che era impiegata a New York in un colosso multinazionale della pubblicità, la McCann Erickson, dove ha lavorato per 38 anni presso la sede centrale della società, sulla Terza Avenue a Manhattan.
Corrado, invece, avviò nella Grande Mela un qualificato laboratorio di sartoria e negozio per abiti di lusso e cerimonia, che ha condotto per quasi vent’anni, fino al 2002, allorquando scelse di lavorare per la Brooks Brothers, etichetta famosa nel mondo nel settore dell’abbigliamento di qualità. Lui stimatissimo, manco a dirlo, dall’esigente clientela del prestigioso marchio, in ragione della sua professionalità e per le spiccate doti umane che lo rendevano unico, in simpatia e raffinatezza del tratto.
Andato in pensione, viveva nella bella casa di proprietà a Larchmont, tranquilla zona residenziale immersa nel verde della magnifica contea del Westchester, a mezz’ora da Manhattan.
Corrado ha avuto per inconfondibile cifra la signorilità, la spontaneità, una sensibilità straordinaria e un forte senso dell’amicizia e delle proprie radici. A questi significativi tratti del carattere associava una forte capacità comunicativa, insieme ad una spiccata curiosità culturale, che gli hanno permesso d’intessere una vasta rete di relazioni personali, in Italia e soprattutto negli Stati Uniti. Le coltivava con dedizione attenta ad ogni dettaglio, con il garbo e la cura di chi tiene davvero ai valori dell’amicizia autentica. Anche nel parossismo d’una metropoli come New York ha saputo affermare la sua personalità, per la quale la qualità delle relazioni umane e l’amicizia vera sono il dato essenziale della vita. E’ stato amato e stimato da tutti coloro che l’hanno conosciuto. A tutti, poi, parlava del suo paese natale, Paganica, dove gran parte della sua anima era rimasta e dove tornava a rivivere in semplicità ed armonia la sua vacanza preferita, avendo attenzione per tutti i suoi concittadini.
Ma altrettanto, anzi ancor di più, faceva a New York, quando accoglieva con ogni premura persone provenienti dal suo paese natale, dall’Aquila o d’ogni altro centro dell’Abruzzo che per qualunque motivo si fossero recati nella Grande Mela.
Corrado aveva l’abitudine di telefonare a tutti i suoi amici in Italia, con assiduità, fin quando la malattia non glielo ha più consentito con regolarità. Dagli amici del paese voleva avere notizie fresche d’ogni fatto ed evento importante per la comunità paganichese. E ogni anno, quando faceva il suo mese di vacanza, tornava a Paganica, dove aveva restaurato come una bomboniera una casetta nel centro storico.
Dopo il terremoto del 2009, per la casa danneggiata, aveva purtroppo dovuto forzatamente ridurre i ritorni.
Ma quella era la sua vera gioia, tornare nel luogo natio: Paganica era soggetto ed oggetto costante dei suoi pensieri, dei suoi affetti, del suo buonumore come dimostrano i simpatici ed esilaranti contributi in dialetto per la rubrica “Ricordi di un concittadino all’estero” che egli scriveva da New York per il periodico L’Arcobaleno, pubblicato a Paganica dal 1988 al 1992 e diretto dal suo amico Alvaro Jovannitti. Erano le radici da cui non si è mai allontanato.