Il palazzo delle Nazioni Unite ha accolto giovedì 29 novembre una piccola delegazione di una delle squadre più amate d’Italia, per la celebrazione dei quindici anni di un importante progetto per l’infanzia. La squadra in questione è l’Inter, con il suo progetto Inter Campus: venticinque programmi in altrettanti Paesi, duecento collaboratori al lavoro per permettere a più di diecimila bambini di imparare a giocare a calcio. Un’iniziativa fortemente voluta dal Presidente del club nerazzurro Massimo Moratti, presente all’evento insieme alla figlia Carlotta, responsabile del progetto.
Il calcio come strumento educativo, per insegnare la competizione, l’importanza del fairplay ma soprattutto il gioco, la spensieratezza in posti dove i bambini spesso non hanno il “diritto di giocare”: questo è Inter Campus. “Right to play” è proprio l’idea cardine del progetto nato nel 1997 in collaborazione con l’Unicef.
Nei diversi Paesi, Inter Campus opera concretamente grazie all’aiuto di organizzazioni non governative locali, che lavorano nel territorio e che conoscono la popolazione, per realizzare i programmi sportivi.
Perché lo sport, si sa, ha un linguaggio universale, che arriva in modo più efficace della diplomazia internazionale.
I testimonial del progetto e della serata sono ex giocatori dell’Inter come Francesco Toldo, Luis Figo e Yuri Djorkaeff, ma anche Afef Jnifen promotrice di Inter Campus Tunisia.
Proprio Djorkaeff, orgoglioso di far parte del progetto Inter Campus, è il moderatore della serata rigorosamente “Italian Style” organizzata al Palazzo di Vetro. Il primo ospite, colui che ha voluto portare Inter Campus alle Nazioni Unite a New York, è l’Ambasciatore italiano all’Onu Cesare Maria Ragaglini: «Credo che questo evento speciale non potesse arrivare più puntuale: come sapete questa mattina l’Assemblea Generale dell’Onu ha approvato la risoluzione sullo sport come mezzo per promuovere l’istruzione, la salute, lo sviluppo e la pace e ha sottolineato l’importanza dello sport come veicolo per garantire l’istruzione ai bambini e agli adolescenti”. Ma l’ambasciatore ammette di essere anche molto felice per aver portato la sua squadra del cuore alle Nazioni Unite: «Questo è un progetto che va oltre il tifo. Un grande giocatore come Pelé disse che “ogni bambino che gioca a calcio in qualsiasi parte del mondo vuole essere Pelé”, la più grande responsabilità è di mostrare loro non solo come diventare il più grande giocatore del mondo, ma come diventare un uomo. Celebriamo anche l’inizio di una nuova partnership con l’ufficio del Signor Lemke e l’inaugurazione di un nuovo progetto Inter Campus in Indonesia».
L’ambasciatore conclude il suo discorso citando una frase dell’ex allenatore dell’Inter Helenio Herrera: “Occorre tempo per affrontare ciò che sembra difficile, ne occorre un po’ di più per fare l’impossibile”, «Dopo quindici anni di Inter Campus penso che siamo sulla strada giusta».
L’ospite più atteso, però, è stato il presidente dell’Inter Massimo Moratti, che ha ringraziato tutti i presenti e in particolare l’Onu, per aver voluto far parte dell’ iniziativa e per aver condiviso con l’Inter “questo viaggio emozionale”. «Il progetto ha preso vita quindici anni fa, in una favela brasiliana dove non potevamo tenere chiusi i nostri occhi di fronte alla possibilità di far felici molti bambini e di fargli indossare la maglia dell’Inter, soprattutto quella di Ronaldo, per farli sentire parte di questo mondo». Dal Brasile si è poi passati al Kosovo e oggi, dopo quindici anni «siamo presenti in venticinque Paesi con la stessa passione e la volontà di fare ogni volta sempre meglio. Il regalo più importante che possiamo fare a questi bambini è farli sentire parte di una realtà internazionale come l’Inter, di qualcosa che li possa tenere lontani dalla violenza, che li renda coraggiosi e che dia loro la libertà di esprimersi”.
Ma per portare avanti progetti di questa portata occorre essere prima di tutto un modello positivo ed è per questo che Inter Campus e UNOSDP stanno collaborando al programma “Agency’s Youth Leadership Camp” per creare figure di riferimento all’interno dei programmi sportivi. Wilfridie Lemke (UNOSDP) inizia il suo discorso con un sorriso e un “Buon Compleanno”, ricordando quando incontrò per la prima volta il Presidente Moratti e sua figlia Carlotta in Angola. « Noi siamo molto fortunati, perché viviamo in una sorta di paradiso. Ma quando ci rechiamo in posti come l’Africa ci rendiamo conto che non è possibile vivere senza alcun tipo di speranza nel futuro».
Le aree dove opera Inter Campus, infatti, sono molto povere e i bambini che ci vivono non hanno la possibilità di avere neanche un livello minimo di istruzione: «Questi bambini vengono dalle favelas, o sono dei rifugiati; il nostro compito è quello di identificarli e cercare di portarli in una situazione in cui abbiano la possibilità di avere un futuro migliore», conclude Mr. Lemke.
In nessun progetto che riguarda i bambini può mancare il supporto dell’Unicef che, infatti, lavora al fianco di Inter Campus nei suoi progetti in giro per il mondo. Geeta Rao Gupta, direttore esecutivo dell’Unicef, parla di come pochi eventi possano attirare l’attenzione di milioni di persone come quelli sportivi. « Lo sport aiuta i bambini a costruire la loro autostima, a mantenere il loro fisico in salute e ad avere un comportamento diligente. Insegna anche che, se i compagni di squadra hanno un diverso colore, o parlano lingue diverse, rimangono comunque uniti per ottenere un obiettivo».
A chiudere la serata è il campione portoghese Luis Figo che ricorda la grande fortuna che ha avuto nella vita grazie al gioco del calcio, e che ha sottolineato come ciò che Inter Campus sta facendo è proprio dare un’opportunità: quella di inseguire i propri sogni e realizzarli. «Sono molto orgoglioso perché questo non è un progetto che durerà solo qualche anno ma seguirà tutta la vita di questi ragazzi».
Calcio, beneficenza, ma soprattutto tanta Italia all’ONU: un’Italia che vuole assolutamente essere sempre più parte di una compagine internazionale che promuova l’educazione attraverso lo sport e che sia in grado di dare concretamente un’opportunità a coloro che hanno troppo poco per potersela creare da soli.
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