È stato ritrovato adagiato sui fondali a sud di Stromboli il relitto dell’incrociatore italiano Giovanni Delle Bande Nere, affondato il 1° aprile del 1942 mentre era in viaggio da Messina a La Spezia, per effettuare alcune riparazioni dopo aver preso parte, il 21 marzo, alla seconda battaglia della Sirte dove aveva colpito l’incrociatore britannico Cleopatra pur senza causargli gravi danni.

A individuarlo, 77 anni dopo il siluramento in piena II Guerra Mondiale, a circa 11 miglia nautiche dall’isola siciliana, il cacciamine Vieste della Marina Militare a una profondità compresa tra i 1460 e i 1730 metri durante una verifica tecnica e di sorveglianza dei fondali marini.

La scoperta è avvenuta grazie all’impiego di un mini robot in grado di condurre ricerca e identificazione a quote profonde. Il Multipluto ha consentito inoltre di filmare le prime immagini della nave rivelando i tre tronconi in cui si spezzò al momento dell’affondamento.

L’incrociatore fu colpito da due siluri lanciati dal sommergibile britannico H.M.S. Urge che aveva già affondato la petroliera Franco Martelli, danneggiato la nave passeggeri Aquitania, il mercantile Marigola, e silurato la corazzata Vittorio Veneto.

Fu uno dei naufragi più drammatici della storia militare italiana: morì più della metà dell’equipaggio. In meno di due minuti dall’impatto del primo siluro, l’incrociatore si era inabissato.
Le perdite, secondo il bollettino della Marina, furono di 373 uomini, di cui 16 ufficiali, 57 sottufficiali, 295 sottocapi e comuni e 5 militarizzati.

Giovanni delle Bande Nere, della classe condottieri tipo Alberico da Giussano, era stato costruito nei cantieri navali di Castellammare di Stabia nel 1928. Fu varato nel 1930 e completato nel 1931. Lungo 169,3 metri, aveva una potenza totale di 95mila cavalli vapore grazie a 6 caldaie Ansaldo che alimentavano 2 turbine, e una velocità massima di 36 nodi. Era dotato di 14 cannoni per la difesa anti aerea e anti silurante, 10 mitragliere, 4 tubi lanciasiluri e due ricognitori aerei.


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