“Il muro di gomma”, film italiano diretto dal regista Marco Risi, uscì nelle sale ventidue anni fa, e fu subito etichettato come pellicola che raccontava una verità inespressa del nostro Paese. Veniva, infatti, narrata abilmente la storia di un giornalista che seguì per anni le vicende delle indagini scattate a seguito dell’incidente del DC9 dell’Itavia, in servizio sulla tratta Bologna-Palermo, precipitato il 27 giugno 1980 nelle acque del Mar Tirreno.
Quel film, che vinse diversi premi, esaltato dalla critica per il suo spirito di iniziativa, non intendeva proporre una soluzione di uno dei tanti misteri italiani irrisolti ma solo fornire – nel suo piccolo – uno spunto per riflettere.
Bene, nei giorni scorsi quel muro è stato squarciato da una sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione. Non ci fu nessun incidente, quella sera d’estate, sul Mar Tirreno. Il DC9 venne infatti colpito da un missile: precipitò in acqua, insomma – provocando la morte di ottantuno persone innocenti – non a causa di una esplosione all’interno dell’aereo. Come diversi radar rilevarono, quella notte – su e giù per lo Stivale – andò in scena una lunghissima battaglia tra aerei sconosciuti. Per questo, alla luce della sentenza emessa dalla Corte Suprema, lo Stato Italiano dovrà ora risarcire i familiari delle vittime per non aver ottemperato “a garantire, con sufficienti controlli dei radar civili e militari, la sicurezza dei cieli”.
Un giorno storico, atteso da decenni, che mette la parola fine ad una delle storie più misteriose del Dopoguerra italiano. L’aereo, in volo da Borgo Panigale a Punta Raisi, scomparve dagli schermi dei radar alle 20,59 del 27 giugno di trentatré anni fa. Una calda notte d’estate, con milioni di italiani già riversati sul lungomare di tante località marine. L’aereo precipitò in acque internazionali, tra le isole di Ponza e Ustica. All’alba vennero rinvenuti i primi corpi: furono le telecamere dei telegiornali a riversare nelle case degli italiani quelle immagini strazianti. Corpi a testa in giù, galleggianti, ovviamente inermi. Quell’incidente costò la vita a ottantuno vittime (77 passeggeri, tra cui 11 bambini, e quattro membri dell’equipaggio).
Le operazioni di ricerca e di recupero delle salme proseguirono fino al 30 giugno: in totale, vennero recuperati i corpi di 39 degli 81 passeggeri, oltre a varie parti dell’aereo e dei bagagli delle vittime.
Uno squarcio di verità, finalmente, addio ad uno dei misteri più assurdi dell’ultima storia repubblicana.
Il dolore dei familiari di chi scomparve parzialmente lenito dalla pronuncia della Cassazione. Nessun incidente tecnico, nessuna esplosione a bordo del DC9: la lunga, squallida teoria dei depistaggi spazzata via. Quella strage venne dunque causata da un missile, corollario di una terribile battaglia aerea andata in scena, quella notte, sugli stellati cieli italiani. Ora si dovrà togliere un altro veto, quello che impedisce di conoscere complicità e deviazioni. C’è una breccia, ormai, in quel muro di gomma.