Il Frico è solitamente un antipasto gustosissimo a base di patate e di formaggio, tipico della cucina friuliana, ed apprezzato pure oltre i confini regionali. Può comunque servire come secondo.
Probabilmente l’origine è carnica. Il Frico rappresentava, accompagnato con la polenta, il pasto di boscaioli e contadini durante il lavoro. Si faceva soprattutto per riutilizare le “strissulis”, i ritagli di formaggio che avanzavano nella realizzazione delle forme. Ma già nella metà del Quattrocento, il cuoco del Patriarca Ludovico Trevisan, Maestro Martino, preparava un “caso in patellecte”, un formaggio in padelletta precisando che “si vol magnare dopo pasto et caldo caldo”, che può ben dirsi un antenato del Frico.
Tuttavia, ogni piatto ha la sua leggenda. Nel Friuli-Venezia-Giulia si racconta che quando Sant’Ermacora patrono di Udine andò a predicare il Vangelo ad Aquileia, salì anche a Zuglio e a Imponzo, passando poi ad “Ampezzo” e ai Forni Savorgnani. Era allora un’annata di gran miseria ed il povero Santo, entrando in una casa di pastori domandò la grazia di essere ricoverato e sfamato. Vedendo quel viandante sfinito dalla stanchezza, il padrone di casa gli porse una fetta di polenta e, non potendogli offrire altro, chè tanta era la sua povertà, si dispose a dargli una ciotola di siero e a dividere con lui un pezzetto di formaggio, sottolineando: “Almeno potessi ricavare dalla caldaia un altro po’ di formaggio”. “Provate a riporre un’altra volta il siero sul fuoco!” disse il Santo “E fatelo riscaldare: noi intanto pregheremo il Signore affinché ci esaudisca!”.
Mentre pregavano, il siero cominciò a bollire ed il pastore disse a Sant’Ermacora: “Col latte così caldo avremo un formaggio duro come un sasso!”. “E tu mettici un po’ di acqua fredda!” disse il Santo. “Ed ora non ho neanche un pizzico di caglio!” “E tu mettici un po’ di aceto!” E così dicendo il Santo benedisse la caldaia, e si vide allora salire a galla una poltiglia biancastra, che il pastore si affrettò a levare col mestolo. Poiché scottava troppo il pover’uomo gridò: “squete” scota – cioè ricotta. Allora il pastore mise in padella il pezzo di formaggio con la ricotta e ne uscì un “frico” eccezionale che accompagnarono con quel poco di polenta abbrustolita.
Il consiglio dello Strillone: Quando metterete il Frico a dorarsi in padella, potrebbe capitare che si formi dell’olio in eccesso; prima di porlo sul piatto da portata e di tagliarlo, scolatelo bene, in modo che non risulti eccessivamente untuoso. Per questa ricetta, l’ideale sarebbe usare metà dose di Montasio fresco e metà stagionato.
Curiosità: Il Frico può essere sia morbido sia croccante. Morbido, assomiglia di più ad una frittata, mentre croccante, è invece molto sottile e friabile e viene preparato con formaggio Latteria o Montasio grattugiato e farina di mais; con questa preparazione così plasmabile, vengono spesso formati dei “cestini” per contenere polenta, formaggi,… Inoltre, a Carpacco di Dignano, una piccola sagra paesana è dedicata al Frico, mentre a Flaibano vi è dedicato un intero festival, proponendo una versione locale con delle erbe.
Ingredienti: 250gr di patate, 130gr di formaggio Montasio fresco, 130gr di formaggio Montasio stagionato, 30gr di burro, 50gr di cipolle.
Preparazione: Pelare le patate e grattuggiarle con grattugia a fori larghi in una ciotola. Nel frattempo in un tegame antiaderente soffriggere la cipolla nel burro a fuoco lento.
Inserire le patate crude e cuocerle bene coprendo anche con il coperchio in modo che rimangano morbide (circa 25-30min). Incorporare entrambi i formaggi tagliati a scaglie sottili o a cubetti. Cuocere il tutto a fuoco lento mescolando frequentemente. Man mano che si cucina, eliminare l’olio che si forma sul fondo della padella. Alla fine permettere che si formi una crosta e girare il frico aiutandosi con un piatto. Una volta che il frico ha raggiunto la giusta consistenza, servire con polenta.