Who doesn’t have a jar of honey in the pantry? A naturally healthy and versatile product, honey has a place in many a recipe but it is often used as an eco-friendly ingredient to keep our skin supple, too – you only need to browse the internet for a second to find hundreds of honey-based face masks, body scrubs, and hair treatments.
In fact, honey has been known as a precious gift of nature since the neolithic era and the times of our hunter-gatherer ancestors, as demonstrated by a cave painting found near Valencia (Spain) that shows a man collecting honey from a comb. Archaeologists and historians tell us that the ancient Egyptians were among the first, along with the people of Mesopotamia and the Middle East, to use honey, both as an ointment to reduce the risks of infection and help wounds cicatrize, and as food. Also the Celts and the Etruscans knew about honey’s therapeutic characteristics, but it was the Greeks who created what we call today apiculture: Aristotle was the first to study bees and the way they reproduce. In Rome, Pliny the Elder described bees’ behavior, but it was Virgil to pen the earliest treatise on apiculture: our first national poet was a fond beekeeper and discussed his passion at length in the Georgics, where he explained the way a beehive is organized, as well as the flowers bees preferred. Just like the Egyptians, the Romans used honey as nutrition and as medicine. We should also remember it was an important substance to preserve foodstuffs and lengthen their shelf life; in Rome, it was also added to wine to make it sweeter. During the Middle Ages, beekeeping had a boom in Italy, thanks to the arrival in the country of bees from the East, that produced more honey than our local species and, in the Renaissance, it became a profession.
In Italy, honey is an important ingredient in many traditional recipes: we find it in torrone, strufoli, cartellate, and many varieties of cookies and cakes. Plus, you’ll find many an Italian smiling at the suggestion of having a slice of bread with butter and honey on it, a traditional and ubiquitous merenda Italian children enjoyed since time immemorable.
But honey, in our country, is more than a beloved ingredient that makes us think of childhood, it is a true excellence. Italy holds the world record for the variety of kinds of honey available: we produce more than 60. We are the fourth honey-producing country in the EU, with almost 1.5 million beehives and a yearly production that reached 23,000 tons in 2018 even though, because of climate issues, production has almost halved since then, reaching around 13,000 tons in 2022. Honey is made everywhere in the country, from North to South, with Piemonte, Tuscany, and Emilia Romagna being the highest-producing regions.
The importance of honey production in Italy is well explained by Raffaele Cirone, president of FAI, the association of Italian beekeepers: “Thanks to the multifaceted nature of its territory and environment, Italy is the only country in the world where honey production is characterized by the use of 40 to 50 different flowers, which makes us truly unique in the world when it comes to honey’s variety and quality.”
Thanks to the natural wealth of its national flora, Italy counts about 50 single-flower honey varieties, that is, honey produced with only one type of flower. Then, we have a myriad of millefiori (wildflower) honey. Single-flower honey can be produced only when that specific flower is present in abundance and in large areas of the territory. When it comes to quality, it is difficult to pick a winner, because they all are: it’s more a matter of taste. Usually lighter honey with a mild taste such as acacia’s is liked by everyone. Florals, both mellow like rhododendron, and intense, like citrus fruits, are also generally loved by all. Stronger honey, such as chestnut or strawberry tree, is more of a niche product but, usually, people who like these varieties would never change them for any other variety. Personally, I am a fan of chestnut honey, so dark and fragrant, but I understand it may not be everyone’s cup of tea.
Wildflower honey, which we call in Italy millefiori, is a honey produced with more than one type of nectar, reason for which it cannot be defined as single-flower. But don’t be fooled, because wildflower honey is pretty special, too, as it changes depending on the varieties of flowers present in the area. This means that millefiori changes from area to area and also, often, from year to year, in a way similar to what we see in wine.
Honey is a historical and agricultural patrimony to protect, just like the bees that produce it. Unfortunately, most of the honey we find on our supermarkets’ shelves is a mix of foreign honey with only small percentages of our own: while these products are certainly convenient and practical, it may be worth investing a tad more and going for our national honey instead. This way we can enjoy a true taste of our territory, and be sure of the quality of what we eat. Among Italy’s most popular and traditional types of honey, the already mentioned acacia and wildflowers – in all its varieties – then chestnut, citrus fruits, lavender (in Sardinia), eucalyptus, rosemary, alfalfa (especially in Pianura Padana) and thyme (in Sicily).
Chi non ha un barattolo di miele in dispensa? Prodotto naturalmente sano e versatile, il miele trova posto in molte ricette, ma è spesso utilizzato anche come ingrediente ecologico per mantenere la nostra pelle elastica: basta navigare un attimo su internet per trovare centinaia di maschere per il viso, scrub per il corpo e trattamenti per i capelli a base di miele.
In realtà, il miele è conosciuto come un prezioso dono della natura fin dal neolitico e dai tempi dei nostri antenati cacciatori-raccoglitori, come dimostra una pittura rupestre ritrovata nei pressi di Valencia (Spagna) che mostra un uomo che raccoglie il miele da un favo. Gli archeologi e gli storici ci dicono che gli antichi Egizi furono tra i primi, insieme ai popoli della Mesopotamia e del Medio Oriente, a utilizzare il miele, sia come unguento per ridurre i rischi di infezione e aiutare le ferite a cicatrizzare, sia come alimento. Anche i Celti e gli Etruschi conoscevano le caratteristiche terapeutiche del miele, ma furono i Greci a creare quella che oggi chiamiamo apicoltura: Aristotele fu il primo a studiare le api e il loro modo di riprodursi. A Roma, Plinio il Vecchio descrisse il comportamento delle api, ma fu Virgilio a scrivere il primo trattato sull’apicoltura: il nostro primo poeta nazionale era un appassionato apicoltore e parlò a lungo della sua passione nelle Georgiche, dove spiegò il modo in cui è organizzato un alveare e i fiori preferiti dalle api. Come gli Egizi, anche i Romani usavano il miele come nutrimento e come medicina. Va inoltre ricordato che era una sostanza importante per conservare gli alimenti e allungarne la durata; a Roma veniva anche aggiunto al vino per renderlo più dolce.
Nel Medioevo l’apicoltura ebbe un boom in Italia, grazie all’arrivo nel Paese di api provenienti dall’Oriente, che producevano più miele delle specie nostrane e, nel Rinascimento, divenne una professione.
In Italia, il miele è un ingrediente importante in molte ricette tradizionali: lo troviamo nel torrone, negli strufoli, nelle cartellate e in molte varietà di biscotti e torte. Inoltre, molti italiani sorridono all’idea di mangiare una fetta di pane con burro e miele, una merenda tradizionale e onnipresente che i bambini italiani gustano da tempo immemorabile.
Ma il miele, nel nostro Paese, è più di un ingrediente amato che ci fa pensare all’infanzia, è una vera e propria eccellenza. L’Italia detiene il record mondiale per la varietà di tipi di miele disponibili: ne produciamo più di 60. Siamo il quarto Paese produttore di miele dell’UE, con quasi 1,5 milioni di alveari e una produzione annua che ha raggiunto le 23.000 tonnellate nel 2018 anche se, a causa dei problemi climatici, la produzione si è quasi dimezzata da allora, arrivando a circa 13.000 tonnellate nel 2022. Il miele viene prodotto ovunque nel Paese, da Nord a Sud, con Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna come regioni di maggiore produzione.
L’importanza della produzione di miele in Italia è ben spiegata da Raffaele Cirone, presidente FAI, la Federazione degli Apicoltori italiani: “Grazie alla poliedricità del suo territorio e del suo ambiente, l’Italia è l’unico Paese al mondo in cui la produzione di miele è caratterizzata dall’utilizzo di 40-50 fiori diversi, il che ci rende davvero unici al mondo in fatto di varietà e qualità del miele”.
Grazie alla ricchezza naturale della flora nazionale, l’Italia conta circa 50 varietà di miele uniflorali, cioè prodotte con un solo tipo di fiore. Poi c’è una miriade di miele millefiori. Il miele uniflorale può essere prodotto solo quando quel fiore specifico è presente in abbondanza e in ampie zone del territorio. Per quanto riguarda la qualità, è difficile trovare un vincitore, perché lo sono tutti: è più una questione di gusto. Di solito i mieli più leggeri e dal gusto delicato come quello di acacia piacciono a tutti. Anche i profumi floreali, sia dolci come il rododendro, sia intensi come gli agrumi, sono generalmente amati da tutti. I mieli più forti, come quello di castagno o di corbezzolo, sono più che altro prodotti di nicchia ma, di solito, chi ama queste varietà non le cambierebbe con nessun’altra. Personalmente, sono una fan del miele di castagno, così scuro e profumato, ma capisco che non sia adatto a tutti.
Il miele millefiori è un miele prodotto con più tipi di nettare, motivo per cui non può essere definito uniflorale. Ma non fatevi ingannare, perché anche il miele millefiori è piuttosto speciale, in quanto cambia a seconda delle varietà di fiori presenti nella zona. Questo significa che il millefiori cambia da zona a zona e anche, spesso, di anno in anno, in modo simile a quanto avviene per il vino.
Il miele è un patrimonio storico e agricolo da tutelare, proprio come le api che lo producono. Purtroppo, la maggior parte del miele che troviamo sugli scaffali dei nostri supermercati è un mix di miele straniero con piccole percentuali di miele nostrano: se questi prodotti sono certamente convenienti e pratici, può valere la pena di investire un po’ di più e scegliere il nostro miele nazionale. In questo modo possiamo assaporare il vero gusto del nostro territorio ed essere sicuri della qualità di ciò che mangiamo.
Tra i tipi di miele più diffusi e tradizionali in Italia, i già citati acacia e fiori di campo – in tutte le varietà – poi castagno, agrumi, lavanda (in Sardegna), eucalipto, rosmarino, erba medica (soprattutto in Pianura Padana) e timo (in Sicilia).
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