La quarta parete che si sfalda sotto gli occhi increduli e accesi dello spettatore. Irrompe fresca, ilare e concitata, tra le mura secolari dell’opera: l’emozione vivifica e innamora Adina e Nemorino, Lucia ed Edgardo, Mimì e Rodolfo, Alfredo e Violetta; attraversa il tempo e si posa sull’ animo stanco e annoiato, ne ridisegna i contorni, ne rinvigorisce i colori. A pochi metri dalla platea, su un palcoscenico popolato da un’attenta orchestra, Vittorio Grigolo e Diana Damrau cantano, ridono, si divertono, giocano soffrendo all’amore promettendosi fedeltà eterna: ora sognando il rifiorire della salute e la fine degli affanni, ora nascondendo e travisando volutamente i giovanili ardori appena sbocciati.
Le più belle pagine della letteratura operistica, interpretate da due straordinari artisti, la cui fama, professionalità e bravura, registrano il tutto esaurito ovunque decidano di esibirsi.
Il tenore Grigolo, tra le voci piú raffinate ed espressive della sua generazione, è ormai un habitué dei teatri più prestigiosi del mondo. Giovanissimo cantore della Cappella Sistina, a ventitré anni si esibisce già al Teatro alla Scala di Milano. Il suo eccezionale talento viene riconosciuto e apprezzato unanimemente fin dal suo debutto al Covent Garden nel 2010, quando nei panni del Chevalier des Grieux affascinava gli astanti con le struggenti note di Manon di Massenet. Le sue corde s’intonano perfettamente con le variopinte e ardenti nuance del repertorio francese – Faust, Romèo et Juliette, Manon, Les Conte d’Hoffmann; il temperamento e il carisma della sua personalità sembrano danzare con il dramma e il brio di Verdi, Puccini e Donizetti – Traviata, Rigoletto, Bohème, Elisir d’Amore e Lucia di Lammermoor.
Il successo delle sue produzioni discografiche gli è valso, inoltre, la nomination ai Grammy per la registrazione di West Side Story di Bernstein, e un disco d’oro e di platino per il suo album d’esordio. Le sue performance dal vivo sono acclamate per l’energia e la vitalità trascinanti che scaturiscono sotto la guida di direttori d’orchestra di chiara fama – Chailly, Mehta, Muti, Myung Whun Chung, Dudamel, Pappano e Maazel – e accompagnate spesso dalla dirompente vitalità di Diana Damrau, tra le voci di soprano di coloratura più belle e emozionanti della storia del melodramma.
Migliore cantante femminile agli International Opera Awards 2014, Diana comincia invece la sua carriera interpretando con grande successo la Regina della Notte, Zerbinetta e Adele ( Die Fliedermaus) a Monaco, Berlino e Vienna. La notevole presenza scenica e le accurate quanto stupefacenti acrobazie vocali – giustificate da una lettura interpretativa commovente e mai banale – sono gli ingredienti che rendono questa artista unica e inimitabile. Il Metropolitan, il Covent Garden, La Scala, il Festival di Salisburgo, il Real di Madrid e il Baden Baden Festival Hall, sono solo alcuni dei teatri che la ospitano con sempre maggior frequenza durante la stagioni di rilievo. Le sue doti vocali sensazionali unite alla notevole forza comunicativa della sua arte, si esprimono elegantemente anche e soprattutto nel repertorio liederistico. Degna di nota è, a questo proposito, la collaborazione con l’arpista Xavier de Maistre, documentata con una produzione discografica di rara bellezza ( Nuit d’Etoiles).
La seducente complicità e il legame sensibile che si instaura tra questi due grandi interpreti sul palcoscenico, sono in grado di trasportare lo spettatore in un vortice magico e insieme realistico, che ammalia, inebria senza sosta sin dalle prime note delle loro performance. Duetti e arie tratte da i capolavori di Donizetti, Puccini, Verdi e Massenet – diretti dal maestro Alberto Meoli e accompagnati dall’orchestra del teatro – hanno fatto da sfondo ad una indimenticabile serata d’amore e musica lo scorso 29 novembre al Broad Stage.
Ma nel silenzio reverenziale del pubblico, il mito inciampa e si umanizza. Un’incertezza, una fermata che interrompe l’idillio, una piccola dimenticanza subito rimessa alla grande artista dall’ammirato pubblico losangelino: Diana Damrau, è appena tornata dal Metropolitan di New York e le modifiche dettate da una riduzione concertistica dei duetti sono veramente troppe. Un sorriso, una strizzatina d’occhi e le sognanti note di Morgen di Strauss riconciliano gli animi e dissipano un’ombra di quasi disorientamento. Venti minuti di applausi e innumerevoli encore dopo, il sipario cala. Grigolo saluta simpaticamente i suoi spettatori ed entrambi si allontanano.
Che forse anche Venere emersa dalle acque non aveva assunto fattezze umane per innamorare gli dèi e il mortale Anchise?