Noi abitanti della terraferma siamo abituati a vedere una precisa linea di confine fra mare e terra, la spiaggia segna il passaggio dalla terraferma all’acqua. Bellissime ad esempio le spiagge abruzzesi: profonde ed ampie consentono lunghe passeggiate fra sabbia ed acqua.
Singolare il caso di Grado, provincia di Gorizia, regione Friuli Venezia Giulia. È un’isola nella laguna del Nord Adriatico, situata fra Venezia e Trieste. Generalmente intendiamo la parola laguna in relazione a Venezia, come un magico intreccio di acqua e merletti di pietra bianca.
Andando oltre, lungo la costa nord dell’Adriatico, quando da Cervignano del Friuli, stazione di Grado, ci dirigiamo verso la città, ad un certo punto ci accorgiamo che la strada non è più ritagliata nella campagna, ma è un terrapieno costruito sull’acqua della laguna, e così all’improvviso sfuma l’idea di una precisa linea di confine fra terra ed acqua. Acqua su ambo i lati, dalla misteriosa profondità, ci porta verso il centro di Grado.
Il terrapieno della strada attraversa le rovine di Aquileia, si vede la zona archeologica con reperti in pietra di epoca classica, a ricordare ancora oggi la presenza di una città romana ricca e popolosa distrutta dalle scorrerie di popoli invasori. Per sfuggire a distruzione e morte gli abitanti di Aquileia si nascondevano nei posti più lontani della laguna, ambiente poco praticabile da gente forestiera, una terra vaga ed incerta, insicura, che appare appena sul pelo dell’acqua, e può sparire da un momento all’altro.
E così nacque la città di Grado, un’isola della laguna attraversata da canali che conducono al mare aperto, creando dei singolari scenari naturali. Non solo naturali, anche artistici.
Nella parte vecchia della città svetta alto il campanile della cattedrale di S. Eufemia, una chiesa paleocristiana, dalla struttura essenziale, semplice e suggestiva, sostenuta da un colonnato pregiatissimo, raffinato, dove ancora si cammina su un pavimento a mosaico, fatto con tasselli bianchi e neri, simili a quelli della cattedrale di Aquileia.
D’estate Grado è un frequentatissimo luogo di villeggiatura, iniziato come tale più di un secolo fa, dagli austriaci. Conserva oggi l’intreccio di eleganti viali alberati, ed una pregevole omogeneità architettonica, qua e là interrotta da interventi recenti.
Caratteristica la diga, un terrapieno che difende la città dall’acqua del mare aperto, una via che collega la spiaggia di Grado centro, cui si accede attraverso una serie di ingressi numerati, con quella vastissima e quasi tutta libera della periferia. Con il pavimento di pietra bianca, quasi accecante nelle ore del sole pieno, la diga è una passeggiata piacevolissima, popolata di gente di ogni età.
Memorabile a Grado una pista ciclabile, piatta e larga, fiancheggiata da cespugli odorosi di lavanda ed oleandri, adatta a gente che vuole provare l’emozione di una pedalata senza troppi sforzi. Ricavata tagliando una parte della strada statale per Monfalcone, entra a Grado Pineta, dove si può prendere una stradina costruita su un terrapieno che costeggia la laguna e conduce verso il mare.
Da un lato l’acqua, la sabbia, la terra vaga e misteriosa che si vede e non si vede, dall’altro la vegetazione selvatica, il silenzio interrotto solo dal fruscio delle ruote e della pedalata. Ad un certo punto sullo sfondo, appare una terra lunga protesa sul mare, fino a sparire in un azzurrino lontano. È l’Istria. Il barista del luogo mi dice che nelle giornate chiare si vede bene il porto di Pola.
Si può avere un colpo d’occhio complessivo su questo straordinario paesaggio arrivando alla terrazza dell’hotel Astoria. L’occhio spazia dalla laguna al mare fino alla costa di terraferma, e da questa fino ai monti lontani. Una singolare varietà e ricchezza dello scenario naturale che stupisce ed emoziona.
Dall’acqua proviene il cibo principale di Grado, pesce fresco dal sapore delicato. Il boreto è la ricetta classica e tradizionale di Grado, si tratta di un brodetto misto di parecchie varietà di pesce servito con la polenta, tagliata a fettine. Tradizionale a fine luglio La Sardelata, la popolare festa di mezza estate in cui quintali di pesce azzurro rapidamente nuotano dal mare verso la padella ed i piatti.
Devo un ringraziamento di cuore all’amica Marilena Iancis e sua figlia Virginia, che avvicinate e conosciute durante un viaggio negli Usa, mi hanno invitata a conoscere Grado.