La scorsa settimana abbiamo parlato del teatro. Questa volta concentriamo l’attenzione sull’anfiteatro. La parola “anfiteatro” è formata da due elementi lessicali: “anfi” e “teatro” (greco: amphì + théatron). “Amphì” – da cui deriva anche la parola latina “ambo”, che è andata a sostituire in certi casi il numerale “duo” – è avverbio e significa “di qua e di là”, “da tutte le parti”, “tutto intorno”.
La trasformazione di amphì (greco) in ambo (latino), e l’utilizzo di questo avverbio col valore di “due volte”, ha fatto sì che la parola anfiteatro venisse interpretata come “due teatri”: uno da una parte e uno dall’altra. Questa lettura ha generato la leggenda che in una certa epoca, quando la struttura del teatro greco a Roma era ancora fatta di legno, un edile (il magistrato romano preposto, tra le alte cose, all’allestimento degli spettacoli), nell’organizzare i giochi abbia escogitato la trovata di una coppia di teatri ruotanti che ad un dato momento venivano a disporsi proprio come un anfiteatro.
La verità è che i rispettivi manufatti del teatro e dell’anfiteatro sono strutture del tutto diverse ed hanno storie completamente diverse, sia linguistica che culturale. Anche se poi tutte e due le costruzioni hanno a che fare col vocabolo théatron (visione; spettacolo). Dal verbo greco, come ho già detto, theáomai = guardo, osservo. Ma per l’anfiteatro si tratta però di un “vedere tutt’intorno, vedere di qua e di là”.
Sappiamo che la costruzione muraria dell’anfiteatro è tipicamente italica; tant’è che se si vuole indicare inequivocabilmente il teatro (originario), lo si dice “il teatro greco”.
L’anfiteatro è un corpo ellittico costruito su zona pianeggiante, i cui gradoni, a forma di ellissi questa volta, sono una costruzione architettonica poggiata sopra una serie di gallerie circolari (essenzialmente archi, quindi) con la volta a botte. Erano questi i passaggi attraverso i quali gli spettatori raggiungevano i vari ordini di posti a sedere.
Gli anelli concentrici, delle gallerie e dei corrispondenti ordini dei posti che le sovrastavano, andavano a restringersi intorno ad un’ampia arena ovale, nella quale si svolgevano spettacoli di grande movimento: giocolieri e saltimbanchi, caccia di belve, battaglie navali, scontri di gladiatori, e altri giochi di squadre (due o più anche contemporaneamente): tutti giochi di forza fisica e di resistenza, più o meno violenti, e soprattutto privi di un testo letterario prefissato.
A proposito del termine teatro e della sua trascrizione nelle varie lingue europee, è da notare che in alcune lingue come in francese, il fonema “th” (di théatre, thème o thermes) è identico al fonema trascritto solo con la “t”. La presenza della “h” (che fa la differenza nella grafia) in effetti è solo il segno della memoria storica che all’origine la dentale greca della parola “théatron” era aspirata (th ). Infatti nella lingua greca “t” (tau) e “th” (theta) erano due fonemi differenti.