Un pomeriggio di primavera all’inizio degli anni ’90, mentre ero in attesa del mio treno alla Stazione Centrale di Bologna, il portabagagli che avevo chiamato, mi dette una lezione di vita e di economia.
Incuriosito da un certo mio spaesamento e penso anche dal mio abbigliamento da “Americana”, mi chiese da dove venivo. Quando risposi che ero emigrata e vivevo in Canada da diversi anni, scoppiò in una risata di compatimento:
“Ma come le è venuto in mente di emigrare? L’America è qui, glielo dico io!
Guardi me…” e qui si addentrò in una minuziosa descrizione degli introiti della sua famiglia di modesti lavoratori, che fra stipendi e pensioni dei suoceri raggiungevano una ragguardevole cifra mensile e mi ripeté che facevo meglio a tornare, che la vera America era in Italia.
Ricordo ancora quella conversazione perché mi lasciò un certo amaro in bocca, come di chi è stato costretto ad abbandonare una festa prima ancora che cominci.
Altri italo-canadesi mi hanno confermato di aver ricevuto o meglio subìto gli stessi commenti per diversi decenni, durante il lungo periodo in cui l’immigrazione dall’Italia in Canada si ridusse goccia a goccia.
Figurarsi lo stupore quando nel corso dei miei soggiorni in Italia negli ultimi due anni, e anche attraverso internet, ho cominciato a ricevere numerose richieste di informazione da parte di gente intenzionata ad immigrare in Canada.
Dopo la lunga cavalcata euforica nel benessere, l’Italia sta vi-vendo un amaro risveglio fra crisi economica, crisi politica e un diffuso senso di sfiducia. Spinti dalla mancanza di prospettive per il futuro e disillusi dalle istituzioni, molti giovani pensano a quello che altri Paesi possono offrire.
Qui a Vancouver, città resa desiderabile dalle sue bellezze naturali e dal clima mite, sono giunti in anni recenti più di duecento giovani italiani, alcuni con contratti di lavoro presso le Università, molti con visto di studio o permesso temporaneo di lavoro, altri ancora in giro di ricognizione come turisti per poi fare domanda di immigrazione.
Per molti risulta un pò difficile orientarsi con le nuove modifiche alle regole di immigrazione.
Si tende adesso a favorire l’ingresso dei giovani, specie di tecnici che rientrino nei “Federal Skilled Workers Program” ma allo stesso tempo si stanno presentando nuove difficoltà. Molti si rivolgono al Centro Culturale Italiano, il cui Comitato Servizi Sociali ha istituito un servizio di base per fornire informazioni e orientamento ai nuovi venuti.
Da maggio, Mauro Vescera, Direttore Esecutivo del Centro, in collaborazione con Dario e Jlenia, due giovani e attivissimi bloggisti del popolare “Diario di Vancouver” ha organizzato due presentazioni sul mondo del lavoro a Vancouver, spiegando come preparare un curriculum vitae convincente e indicando le qualità che possono motivare un datore di lavoro ad assumere.
Questi incontri continueranno in futuro visto il successo riscosso: più di cento ragazzi vi hanno partecipato. Inoltre è stato preparato un piccolo pacchetto informativo con i siti web da visitare, le organizzazioni comunitarie da contattare, qualche notizia su imprenditori italo-canadesi e una piccola sezione di offerte alloggi in affitto. È un servizio ancora in fase iniziale ma è comunque un piccolo aiuto.
La nostra comunità guadagnerebbe senz’altro dalla presenza di nuovi arrivi e nuove energie.
La cosiddetta “America” dopotutto, la si trova là dove si può costruire un futuro, mettere a frutto e aumentare le proprie capacità.