E’ Gino Campagna lo chef emiliano che sta affascinando i più piccoli insegnando loro a cucinare e a cimentarsi tra i fornelli. Gino si trasferisce a Los Angeles negli anni ‘90 dopo una carriera maturata in Italia nel campo educativo, con la passione per la cucina tramandata dalla mamma e tanta innata simpatia. Gino è co-founder, unitamente a Tina Fanelli Moraccini e Lilian Palmier, di Piccolo Chef Foundation in L.A. con la quale promuove l’insegnamento ai bambini del mangiar sano divertendosi.
 
Non solo Gino, come Master Chef alla Piccolo Chef  Culinary School for Children, organizza anche classi ed eventi  dove insegna con metodo ai più piccoli a cucinare e a familiarizzare con vari ingredienti attraverso delle divertentissime e coinvolgenti lezioni nelle quali ogni ricetta è un’avventura capitanata dalla sua travolgente energia. Chef, intrattenitore televisivo, insegnante, nonché blogger per Huffington post, Gino Campagna rappresenta al meglio l’italianità distinguendosi per la sua capacità di trasmettere in chiave moderna i valori della nostra cultura in un dialogo continuo tra innovazione e tradizione.
 
Campagna ha saputo valorizzare la sua esperienza come educatore creando un mix esplosivo che lo ha visto protagonista del grande schermo prima per Disney Channel dove ha  prodotto e condotto un inedito programma di cucina per bambini e poi presso varie emittenti sia locali che nazionali in USA e in Italia. Gino, infatti, annovera, solo per citarne alcuni, gli episodi per il web di Let’s Cook with Gino o la partecipazione sulla NBC.com del programma Garden Party. Gino è allo stesso tempo diventato a L.A. un nome e una star  nell’organizzazione di eventi, classi e insegnamento.  Restate sintonizzati perché l’avventura continua e con Chef Gino il divertimento è assicurato…
 
Gino ci racconti brevemente la tua storia come sei arrivato a Los Angeles?
Sono nato e cresciuto a Parma, capitale europea del cibo e sede dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare e dello storico marchio Barilla, insomma la culla della cucina italiana. L’amore per la buona tavola si respirava anche in casa soprattutto grazie a mia mamma che era anche cuoca nella scuola materna dove sono cresciuto. Dopo essermi diplomato presso l’istituto Magistrale della mia città e aver esercitato per alcuni anni l’attività di animatore pedagogico seguendo il famoso metodo “Reggio Emilia” ho viaggiato molto in Europa.
 
Mi sono trasferito venti anni fa a Los Angeles, città che ho amato fin dal primo istante. Ho riconosciuto subito un potenziale nel mercato americano e la possibilità di proporre quello che mi viene naturalmente meglio: condividere la mia passione per la cucina con i più piccoli e comunicare con loro attraverso il mio entusiasmo. Ho iniziato con classi a Hollywood e Beverly Hills fino all’esperienza con Disney Channel per poi proseguire anche nella TV italiana con la “Prova del Cuoco” fino alla campagna promossa da Michelle Obama “Chef Moves to School”. Sono state esperienze fondamentali che hanno formato e indirizzato la mia carriera e grazie alle quali sono arrivato fino a qui.
 
Come e perché è nata l’idea di insegnare ai bambini a cucinare?
Non sono un insegnante serioso, ma sono piuttosto un catalizzatore di entusiasmo; faccio di tutto per avere la loro attenzione e cerco di farlo con allegria e un pizzico di pazzia, non esito, infatti, a mettermi la pasta della pizza sulla testa perché voglio che la loro prima impressione  entrando in cucina sia positiva e spensierata.
 
Nell’elaborare il mio metodo o sono partito dal mio bagaglio formativo analizzando il particolare rapporto che le famiglie americane hanno con la cucina e il mangiare. In molte famiglie americane la cucina è poco frequentata perché molti genitori preferiscono comprare cibi già pronti o consumare fuori casa i pasti e di conseguenza anche i bambini hanno poca dimestichezza con il frigorifero e gli alimenti freschi in generale.
 
Non solo, ultimamente le campagne alimentari enfatizzano il cibo quasi come una medicina o una cura. Alcuni bambini non sono veramente mai stati in cucina e quindi voglio che vivano quell’ambiente dal quale spesso sono banditi dalle mamme come un luogo dove si sta in compagnia, si mangia come a una festa. Voglio comunicare il valore del cibo anche come condivisione e non come una semplice necessità. Ritengo importante che i ragazzi apprendano fin dalla tenera età l’importanza di uno stile di vita sano, ma ritengo altrettanto fondamentale il processo con cui arrivare a una consolidata educazione alimentare. 
 
Come coinvolgi i bambini in cucina? 
Io e i ragazzi ne combiniamo di tutti i colori assieme spaziamo dal junk food all’health food e alla cucina mediterranea con la stessa facilità sempre con moderazione, ma senza spaventarli rispetto al cibo. La pasta e la pizza non mancano mai nelle mie lezioni, per esempio recentemente ho tenuto una lezione a West Hollywood per ottanta bambini di una scuola elementare e con una tazza di farina e un uovo abbiamo fatto dell’ottima pasta che abbiamo cotto e mangiato assieme.
 
Mi piace il concetto che i bambini capiscano che il vero cibo non è quello preconfezionato ma che loro stessi possono prepararsi da mangiare. Credo sia un bellissimo insegnamento anche per la loro crescita umana e per qualcuno anche professionale. Voglio che ognuno di loro si senta uno chef e che si porti dentro la curiosità di cucinare e di condividere anche con le famiglie questi momenti.
 
Un piatto americano che porteresti in Italia e un piatto italiano poco considerato che porteresti in America?
Porterei in USA il culatello, il prosciutto e tutti i salumi in generale dalla mia terra, anche se devo dire che nel mercato americano stiamo assistendo a un rinascimento di questo prodotto sempre più presente anche qui. Nel mercato italiano porterei un classico della cucina a stelle e strisce ovvero l’hamburger come lo intendono qui negli USA non quello delle catene multinazionali. 

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