Ritratto di Gino Severini (Ph courtesy Lilly Magi)

Il 21 maggio sarà presentato il libro: Gino Severini: “Cortona è l’Italia – L’Italia è Cortona”, scritto da Lilly Magi ed edito da edizioni Setteponti. Il titolo è tratto da una frase che amava ripetere l’artista cortonese e che calza bene con il suo attaccamento alla sua città natale.

Le 230 pagine arricchite da tante immagini, di cui molte inedite, raccontano un Gino Severini a Cortona, città che gli dette i natali e dove, a metà della sua vita, vi ritornava con cadenza quasi annuale e in particolare in estate. L’autrice ha condotto una serie di indagini per raccogliere le più interessanti e tangibili testimonianze delle giornate che il grande artista conduceva nella cittadina etrusca. Nel libro si troveranno testimonianze fatte dai ricordi degli amici o dalle semplici conoscenze che Severini intratteneva nella sua città, compreso quella con Rita, amica affettuosa di un Gino ragazzino, con la quale resterà in contatto tutta la vita. Il tutto è arricchito da documenti autografi, lettere inedite, e concesse da Roberto Sparano, nipote di Raffaello, l’amico del cuore del pittore e da altre ritrovate nell’archivio vescovile e addebitabili al Vescovo Giuseppe Franciolini. E poi ancora la partecipazione di nozze dell’artista, completamente in francese, dato che si sposò a Parigi, sua seconda città di appartenenza, dove il pittore si era trasferito giovanissimo richiamato dalla sua passione per l’arte che lì, all’epoca, era molto fiorente.

Il libro è anche una dimostrazione di quanto sia vero il detto: “nessuno è un profeta in patria”, infatti il nostro, fino all’anno prima della sua morte avvenuta nel febbraio del 1966, non aveva trovato consensi fra i cortonesi ed anche ad Arezzo, circa le sue opere, gli stessi amministratori non avevano capito la grandezza della sua arte, cosa, invece, riconosciuta all’estero; solo a seguito della sua scomparsa profusero tutta una serie di iniziative volte ad inneggiare alla bravura di questo loro concittadino, a seguito dell’eco che era giunto d’oltralpe. L’opera, concludendo, vuole solo raccontare un Severini cortonese e tutto ciò che lo legava a questa città, poco si parla della sua produzione artistica, volutamente, dato che sono numerose le pubblicazioni in quel senso, l’unico argomento trattato sono gli affreschi che il pittore realizzò in sei chiese svizzere, di grande bellezza e poco conosciuti, dei quali ne avemmo notizia grazie a Piero Pacini, critico d’arte e scrittore, in occasione di una conferenza espletata a Cortona anni fa.

Il lavoro è arricchito da un’introduzione scritta da Romana, figlia del grande artista cortonese: “La raccolta è preceduta da due belle presentazioni, di Albano Ricci, già assessore alla cultura, e della poetessa Lia Bronzi. A loro va il mio amicale ringraziamento. L’aver iniziato le testimonianze dall’annuncio della morte di mio padre, avvenuta a Parigi, e poi dal giorno delle esequie ufficiali a Cortona nell’aprile del 1966, ha permesso di situare e far tornare indietro nel tempo le memorie delle persone presenti quel giorno, all’epoca giovani ragazzi, o anche proprio bambini, che sicuramente erano stati colpiti dalla solennità del lutto cittadino conclamato dalle autorità, e dal numero impressionante di cittadini che vollero accompagnare il loro artista nel suo ultimo viaggio”. Così continua la figlia di Severini: “La piazza e parte della via – detta Ruga Piana – gremita di gente, che ascoltò i discorsi e omaggi di amici e autorità, poi il corteo si avviò verso il cimitero della Misericordia, con in testa il già anziano monsignor Giuseppe Franciolini che, con questo commovente cammino, dimostrava l’affetto e la stima che aveva provato per Gino Severini, sin dai loro primi contatti.

Ogni volta che riapro l’album che raccoglie il servizio fotografico realizzato quel giorno da due fotografi professionisti di Cortona, mi coglie una grande commozione nel rivedere quei visi di tanti amici, cercando di individuare anche quelli meno conosciuti o frequentati da me e dei quali non ricordavo più la presenza. Avevo portato da Roma mio figlio maggiore, Antonio, malgrado i suoi soli cinque anni fu buonissimo, molto serio, sempre vicino a sua nonna, mia madre, molto preso dalla solenne cerimonia ed all’accompagnamento musicale. Le testimonianze raccolte da Lilly Magi – continua – sono importanti perché vengono da persone all’epoca appunto giovanissime e sono la prova interessante di come riaffiorano e procedono, nella mente, i ricordi. È così che, per gli stessi avvenimenti dei quali siamo spettatori, risultano diversi da una persona all’altra, fissandosi nel pensiero come una scelta automatica, personalizzata, ma che così raccolti e riuniti si ricostruiscono in un grande puzzle! Le altre raccolte di questo saggio sono corrispondenze tra mio padre e i protagonisti dei suoi percorsi sia più antichi che altri più vicini ai nostri giorni, ritrovate nelle famiglie che generosamente le hanno messe a disposizione della curatrice, per contribuire a completare la figura di Severini cortonese, nelle sue diverse fasi di presenza in questo luogo nativo. Una breve biografia curata dall’autrice e descrizioni riassuntive, di alcune opere monumentali e decorative dell’artista, completano questa raccolta che aggiunge cose nuove, inedite, alle bibliografie già esistenti della vita e opere di Gino Severini”.


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