Mario Götze, con un gran gol al 113’ minuto, decide la finalissima di Brasile 2014 e regala alla Germania la quarta Coppa del Mondo della sua storia (Italia raggiunta).
IL SUCCESSO ARRIVA DA LONTANO – Il trionfo tedesco è decisamente meritato, frutto di lunga preparazione e di un’attenta pianificazione. La squadra portata da Löw in Brasile – seppure orfana di una delle sue stelle principali, l’infortunato Marco Reus – è stata quella che ha giocato meglio.
I lunghi anni di progettazione e di lavoro monodirezionale, hanno restituito alla Mannschaft automatismi che, normalmente, si vedono solo in una squadra di club. Fondamentale ‘ciliegina sulla torta’, poi, l’enorme riserva di talento ben distribuito in rosa.
QUALITÀ E CINISMO. Dal punto di vista del gioco, la Germania si è affidata a uno stile improntato sul possesso palla e sulla ricerca del gol attraverso la manovra. Negli ultimi anni (quelli del progetto Klinsmann-Löw, per intenderci), questa scelta aveva prodotto più complimenti che vittorie: sembrava che i tedeschi, ‘finalmente’ belli, avessero perduto la loro storica efficacia. Ma in Brasile, qualcosa è cambiato: la Mannschaft non è sempre stata qualitativamente dominante e, in alcune partite (contro gli Usa e la Francia, per esempio), ha saputo vincere più ‘di sciabola’ che ‘di fioretto’, prediligendo il cinismo tutto teutonico all’estro e alla qualità.
ECCELLENZA IN OGNI REPARTO – Detto del doloroso forfait di Marco Reus, va comunque evidenziato come la Nazionale tedesca fosse la più completa e (semplicemente) forte delle 32 compagini giunte in Brasile. Neuer è di gran lunga il miglior portiere del Mondo; Lahm è un jolly tutto fare che, alla sua corsa in fascia, ha saputo aggiungere un ottimo filtro in mediana; Hummels si è proposto come il difensore più completo del torneo; Schweinsteiger è tornato dominante; Kroos ha mostrato lampi della propria classe; Klose è diventato il giocatore con più gol all’attivo nelle fasi finali dei Mondiali; Müller, ancora una volta, ha incarnato il prototipo dell’attaccante moderno. Se tutto questo non bastasse a convincere, si ricordi che, di fatto, gente come Schürrle e Götze, in questa squadra, sono riserve.
PERCORSO CONVINCENTE. Il torneo brasiliano della Germania ha rappresentato il perfetto connubio tra efficacia e spettacolarità: dopo il trionfale esordio contro il Portogallo (4-0), sono arrivati il pareggio in rimonta contro il Ghana (2-2) e la cinica vittoria (1-0) contro gli Usa. Agli ottavi la resistenza algerina è stata piegata, con qualche spavento, solo ai supplementari (2-1). Nei quarti, con autorevole efficacia, gli uomini di Löw hanno ridimensionato la Francia (1-0). Il capolavoro della semifinale (7-1) è stato sicuramente favorito dall’implosione del Brasile, ma ha dato la giusta misura dell’efficienza dei tedeschi. Poi è arrivato lo scontro con l’Argentina.
FINALE COMPLICATA – La finalissima del ‘Maracanà’ è stata partita vera. Al gioco offensivo e tecnico dei tedeschi, gli argentini hanno opposto il loro calcio difensivo, organizzato e ruvido.
Ne è scaturita una partita poco spettacolare, ma molto intensa. Se la Germania ha comandato le operazioni, sono stati i Sudamericani a collezionare il numero più elevato di palle gol.
L’attesissimo Messi, però, non ha saputo guidare i propri compagni (a differenza di quanto fatto da Maradona, sempre contro la Germania, nella vittoriosa finale di Mexico ’86) e, alla fine, la maggior qualità ‘diffusa’ dei tedeschi è valsa una meritata vittoria. Il gol di Götze è un pezzo di bravura che chiude degnamente il Mondiale 2014 e che regala, a un gruppo fantastico, il meritato trionfo iridato.