If you’ve ever been to an Italian old-men bar, the one where your granddad would go spend the afternoon with his mates if that’s the type of thing he is into, or if you had the curse – or blessing, depending on which way you look at it – to become acquainted with the habits and quirks of Italy’s spiagge libere (those were everyone can go without paying any daily fee), you know it already: Italians have an obsession with playing cards.
Pensioners from North to South organize bona fide tournaments, I am sure. And the image of a family sharing a game of scala 40 under the beach umbrella is as “quintessential Italian Summer” as the man selling coconut slices on the promenade.
Italy and playing cards go a long way back and while we didn’t invent them – it was probably the Chinese or the Indians who did it, sometimes in the 10th century – we certainly had a hand in making them popular in Europe. The first attested presence of playing cards in Europe is found in 14th century Spain and Italy, even though there were similar games in England already in the 12th century. However, historians tend to believe those had developed from the game of chess and didn’t have any connection with the old Chinese -or Indian- card games.
Playing cards didn’t come to us directly from the Far East, though: we likely inherited them from the Mamelukes of Egypt, with whom several Italian towns entertained commercial relations. Soon, playing cards became popular in our country, as well as in Spain and France, as 14th-century documents attest. Little by little, every country embraced the trend, adapting decks to their culture.
We Italians added to the oriental deck we had borrowed from the Mamelukes 22 special cards, the so-called triumphs, and voilà: the original tarot deck was born. While today tarots are associated with divination a bit everywhere around the world, with the most famous deck being British and not Italian, we shouldn’t forget that the originals were not used that way: they were just… playing cards. We’d have to wait until the late 18th century to see them used as a way to read the future. Italians also added the Queen to traditional decks, a little hint of ante-litteram feminism.
The popularity of playing cards in Italy is still pretty surprising: somehow old-fashioned, yet everyone has a deck at home. Not as fun as videogames, perhaps, but young people are still partial to a game of two of scopa with their grandparents. Usually, children debut with rubamazzo (also known as rubamazzetto), the game known in English as “go fish,” or “beggar your neighbor,” and you can see why: it’s easy, it’s quick and there is nothing special to understand to play it.
The more you grow, the more games you learn, of course: enter, in non-temporal order, scala 40, scopa, briscola, burraco. Some of them, like briscola and burraco have a foreign counterpart: you guys know them respectively as “trump” and “buraco,” while others remain an Italian – or Mediterranean/Latin – thing: scopa, for instance, which is the second most popular game of cards in the country after briscola, is played in some parts of South America, especially in Argentina and Brasil, where it was brought by Italian immigrants. Scala 40, similarly, remains a strictly Italian thing. And we shouldn’t forget that there are different types of decks, too, with basically every region having its own variety: we have le (carte) bergamasche, le genovesi, le bolognesi, le piemontesi, le napoletane, le romagnole, le sarde, and many, many more. However, they can be widely grouped into three large categories: those using French suits – mostly in the North West; those using the Spanish suits – in the center and the South; those using Italian suits – in Lombardia and the North Eastern regions; and those using German suits – in Alto-Adige.
Some curiosities: the oldest playing card deck still extant is called “Italia 2” and dates between 1390 and 1410. Despite being “Italian” at least in the name, it is part of the Fournier Naipes Museum in Vitoria, Spain. And one of Italy’s most popular games, burraco, actually comes from South America. Who would have thought?
Playing cards, in Italy, has the same generation-unifying power as watching a game where the Italian soccer team plays: when the deck comes out, we are all the same and we all want to play. There is a clear social connotation to our games of cards, too, because it’s something we do at every age and always in groups. There is an attractiveness to it, that makes us always say yes when a game is proposed and, in a very heart-warming way, playing cards is trans-generational, because it’s often something grandparents teach their grandchildren. Ah, game of cards after dinner with my nonni… what wouldn’t I give to do it again!
Last but not least, we shouldn’t discount the aesthetic beauty of cards. Indeed, cards can even become a fashion item, something to display proudly in your sitting room: Tiffany, Prada, Hermès, Alexander McQueen, all created their own designer decks.
Se sei mai stato in un bar di vecchietti italiani, quello dove tuo nonno andrebbe a passare il pomeriggio con i suoi amici se è il tipo di cose che gli piacciono, o se hai avuto la sfortuna – o la fortuna, a seconda di come la vedi – di conoscere le abitudini e le stranezze delle spiagge libere d’Italia (quelle dove tutti possono andare senza pagare alcuna tariffa giornaliera), lo sai già: gli italiani hanno un’ossessione per le carte da gioco.
I pensionati, da nord a sud, organizzano veri e propri tornei. E l’immagine di una famiglia che condivide una partita a scala 40 sotto l’ombrellone è la “quintessenza dell’estate italiana” come il signore che vende fette di cocco sul lungomare.
L’Italia e le carte da gioco hanno una lunga storia alle spalle e anche se non le abbiamo inventate noi – probabilmente sono stati i cinesi o gli indiani a farlo, pare nel X secolo – abbiamo certamente contribuito a renderle popolari in Europa. La prima presenza attestata di carte da gioco in Europa si trova nel XIV secolo in Spagna e in Italia, anche se c’erano giochi simili in Inghilterra già nel XII secolo. Tuttavia, gli storici tendono a credere che questi si fossero sviluppati dal gioco degli scacchi e non avessero alcuna connessione con i vecchi giochi di carte cinesi o indiani.
Ma le carte da gioco non sono arrivate da noi direttamente dall’Estremo Oriente: probabilmente le abbiamo ereditate dai Mamelucchi d’Egitto, con i quali diverse città italiane intrattenevano rapporti commerciali. Ben presto le carte da gioco divennero popolari nel nostro Paese, così come in Spagna e in Francia, come attestano documenti del XIV secolo. A poco a poco, ogni Paese abbracciò la tendenza, adattando i mazzi alla propria cultura.
Noi italiani aggiungemmo al mazzo orientale che avevamo preso in prestito dai Mamelucchi 22 carte speciali, i cosiddetti trionfi, et voilà: era nato il mazzo di tarocchi originale. Se oggi i tarocchi sono associati alla divinazione un po’ ovunque nel mondo, e il mazzo più famoso è inglese e non italiano, non dobbiamo dimenticare che gli originali non erano usati in quel modo: erano solo… carte da gioco. Bisognerà aspettare la fine del XVIII secolo per vederle usate come un mezzo per leggere il futuro. Gli italiani hanno anche aggiunto la Regina ai mazzi tradizionali, un piccolo accenno di femminismo ante-litteram.
La popolarità delle carte da gioco in Italia è ancora piuttosto sorprendente: in un certo senso fuori moda, eppure tutti hanno un mazzo a casa. Non sono divertenti come i videogiochi, forse, ma i giovani hanno ancora un debole per una partita di scopa a due con i nonni. Di solito, i bambini debuttano con il rubamazzo (conosciuto anche come rubamazzetto), il gioco conosciuto in inglese come “go fish”, o “beggar your neighbor”, e si capisce perché: è facile, è veloce e non c’è niente di speciale da capire per giocarci.
Più si cresce, più giochi si imparano, ovviamente: in ordine non temporale, ecco scala 40, scopa, briscola, burraco. Alcuni di essi, come la briscola e il burraco hanno una controparte straniera: voi li conoscete rispettivamente come “trump” e “buraco”, mentre altri rimangono una cosa italiana – o mediterranea/latina: la scopa, per esempio, che è il secondo gioco di carte più popolare nel Paese dopo la briscola, si gioca in alcune parti del Sud America, soprattutto in Argentina e Brasile, dove è stata portata dagli immigrati italiani. Scala 40, allo stesso modo, rimane una cosa tipicamente italiana. E non dobbiamo dimenticare che ci sono anche diversi tipi di mazzi, e praticamente ogni regione ha la sua varietà: abbiamo le (carte) bergamasche, le genovesi, le bolognesi, le piemontesi, le napoletane, le romagnole, le sarde, e molte, molte altre. Tuttavia, possono essere ampiamente raggruppate in tre grandi categorie: quelle che usano le divise francesi – per lo più nel Nord Ovest; quelle che usano le divise spagnole – nel Centro e nel Sud; quelle che usano le divise italiane – in Lombardia e nelle regioni del Nord Est; e quelle che usano le divise tedesche – in Alto-Adige.
Alcune curiosità: il più antico mazzo di carte da gioco ancora esistente si chiama “Italia 2” e risale al periodo tra il 1390 e il 1410. Nonostante sia “italiano” almeno nel nome, fa parte del Museo Fournier Naipes di Vitoria, Spagna. E uno dei giochi più popolari d’Italia, il burraco, viene in realtà dal Sud America. Chi l’avrebbe mai detto?
Giocare a carte, in Italia, ha lo stesso potere di unificazione generazionale di quando si guarda una partita in cui gioca la squadra di calcio italiana: quando si tira fuori il mazzo, siamo tutti uguali e tutti vogliamo giocare. C’è anche una chiara connotazione sociale nelle nostre partite a carte, perché è qualcosa che facciamo ad ogni età e sempre in gruppo. C’è un’attrazione che ci fa dire sempre di sì quando ci viene proposto un gioco e, in modo molto commovente, giocare a carte è transgenerazionale, perché spesso è qualcosa che i nonni insegnano ai nipoti. Ah, la partita a carte dopo cena con mia nonna… cosa non darei per rifarla!
Infine, ma non meno importante, non dobbiamo sottovalutare la bellezza estetica delle carte. Anzi, le carte possono addirittura diventare un oggetto di moda, qualcosa da esporre con orgoglio nel proprio salotto: Tiffany, Prada, Hermès, Alexander McQueen, tutti hanno creato i loro mazzi di carte firmate.
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