Il libro di Petra Di Laghi dal titolo “Profughi d’Italia. 1943-1955, il dramma dei giuliano-dalmati dalle foibe ai centri di raccolta” torna indietro, al termine della Seconda guerra mondiale  quandocomincia l’esodo di circa trecentomila italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, terre di confine sottoposte per decenni a catastrofi belliche, stravolgimenti di regimi e nazionalità, capovolgimenti culturali e linguistici. Rispetto ai diversi fenomeni di spostamento di popolazione che coinvolsero l’Adriatico, l’esodo giuliano-dalmata si distinse per le dimensioni nettamente superiori e determinò la scomparsa quasi totale della minoranza italiana.

Gli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia abbandonarono le sponde dell’Alto Adriatico per quasi il 90% disperdendosi nel mondo e in particolare in Italia, dove vennero sistemati nei 109 Centri raccolta profughi sparsi in tutta la penisola.
Nelle diverse province italiane, oltre ai campi profughi governativi, si registrarono anche altre soluzioni assistenziali – spesso molto precarie – quali alberghi, dormitori, enti pubblici e alloggi collettivi gestiti privatamente.

Un esempio fu la città di Genova, per la natura frammentaria della disposizione dei diversi rifugi assistenziali e dove l’unico Crp governativo era situato oltre il perimetro urbano nella cittadina del Levante ligure di Chiavari. Nella sola Liguria coloro che vennero accolti e vi trovarono residenza stabile furono 8.345, come rivela un censimento effettuato da Amedeo Colella nel 1958 per conto dell’Opera per l’assistenza ai profughi giuliano-dalmati e nella realtà genovese ben 6.530 provenienti dall’Istria, Fiume e Dalmazia.

Il libro ricostruisce non solo le vicende che provocarono quello spostamento di massa dopo la tragica stagione delle foibe e il passaggio di quei territori sotto il regime jugoslavo, ma anche il lungo viaggio che i profughi dovettero intraprendere verso la ricerca della normalità di una fissa dimora. Attraverso testimonianze e documenti inediti si delinea il difficile percorso degli esuli nell’Italia del secondo dopoguerra e all’interno dei Centri Raccolta Profughi sparsi in tutta la penisola.

L’opera può essere indirizzata ad un pubblico non informato sul tema dell’esodo e del confine orientale grazie alla ricostruzione storica degli eventi e delle vicende storiche dei territori della Venezia Giulia durante la Seconda guerra mondiale e del clima in cui la maggioranza della popolazione italiana maturò la scelta dell’abbandono.

Nodo centrale di tutta l’opera è il tema dell’accoglienza e dell’assistenza offerta ai profughi giuliano-dalmati nella società italiana del secondo dopoguerra, argomento riguardante un periodo particolare della storia italiana. Per poter osservare da vicino tali dinamiche viene esposta, come importante parte inedita, l’analisi delle iniziative assistenziali attivate dalla città di Genova nei confronti degli esuli, nel periodo compreso tra il 1945 e il 1955.
Grazie ai dati reperiti dalla ricerca svolta presso l’Archivio di Stato di Genova, l’Archivio storico del Comune di Genova, l’Ufficio territoriale del governo di Genova (sezione Profughi ed equiparati) e presso la Biblioteca Universitaria di Genova, il libro si configura dunque anche come utile strumento per ricercatori e studenti che volessero approfondire l’argomento dell’accoglienza dei profughi giuliani, con particolare riguardo per la storia dei Centri Raccolta Profughi della Liguria.

Nell’arco di un decennio, dalla fine della Seconda guerra mondiale fino alla metà degli anni Cinquanta la comunità italiana dell’Istria, Fiume e Dalmazia quasi si dissolve. Le cifre variano dalle 280.000 alle 350.000 persone, più di un quarto di milione circa. Rispetto ai numeri è però l’aspetto totalizzante di quella dolorosa scelta.

Petra Di Laghi (Genova, 1992) è laureata in Scienze storiche a Torino. È specializzata in comunicazione storica e ha approfondito la materia della formazione, gestione e conservazione di archivi digitali in ambito pubblico e privato. Sulla sua tesi magistrale “L’esodo giuliano-dalmata tra emergenza e accoglienza: il caso di Genova (1945-1955)” ha pubblicato vari articoli e tenuto conferenze. Questo volume è il frutto degli ulteriori approfondimenti e ampliamenti delle sue ricerche sull’argomento.


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