Florence and Venice want to welcome tourists, but safely. In the picture, Brunelleschi's cupola and a view of Florence. Photo: Veronika Galkina/Dreamstime

Venice and Florence are key players in Italy’s well honed tourism industry. But the past year has proven difficult beyond belief for them, too. While the end of the pandemic is far from being “around the corner,” the mayors of both cities recently stressed it is essential to be ready when the emergency is over and to start the right way.

One year of forced stop didn’t only mean loss of income for the sector, but also time to reflect on what tourism, especially art tourism, had become in pre-pandemic times and on how  it can be improved. Both Florence and Venice, in fact, had already spoken up against the damages  mass tourism imposed to the delicate balance between tourists, locals and artistic patrimony, stressing the need to find a constructive solution to let the world keep on enjoying their beauty, but without putting at risk the cities and their residents’ quality of life. In this sense, the pandemic had another role: it has been changing the way we conceive tourism, the way we conceive entertainment and free time. There has certainly been a longing for calm, tranquillity and safety, and for touristic experiences based on quality and on a slower approach to discovering the world.

This is all good in theory, but Italy, Florence and Venice in primis, must be ready when tourists will come again, with their new post-pandemic demands. And it will be important, then, not only to ensure they can enjoy the best experience, but also that their presence is not damaging to the fragile equilibrium of our art cities. Let’s put it this way: it’s time we stop seeing our art patrimony as fast-food for tourists, and begin treating it like the three Michelin starts restaurant it is.

A view of Venice. The Serenissima wants to welcome visitors again, but there willl be rules. Photo: minnystock/Dreamstime

The mayors of Florence, Dario Nardella, and Venice, Luigi Brugnaro, share the same idea and feel their cities, perhaps the most representative in Italy of the turismo dell’arte along with our capital, should be standard-bearers for a new way to enjoy art. Their ideas have been condensed in a ten-points guideline to be presented to Minister for Tourism Massimo Garavaglia, as Nardella explains to Firenze Today: “The decalogue has been created by Florence and Venice, two symbols of Italian beauty and art in the world, but the initiative is open to all cities. We had the idea after Prime Minister Draghi’s speech at the Senate, in occasion of his inauguration, where he mentioned our art cities and the necessity to find a new model able to valorize, promote and safeguard them.” Nardella concludes stating that “Florence and Venice are taking the Prime Minister’s appeal to relaunch  art tourism very seriously,” especially because international tourism means art tourism in our country. Luigi Brugnaro, mayor of Venice, agrees: “Our aim is to show the way and help revive the country. Italy can’t start over without the contribution of art tourism and art cities, which have an immense power of attraction for the international public. Venice and Florence — he continues — share a strong historical bond, and they are a symbol of the country’s will to win this battle.”

So, what’s this decalogue all about?

Tourists in Florence. Photo: Andrea Calistri/Dreamstime

The Città d’Arte? #NONmetterledaparte document has been redacted by Venice and Florence to propose an art tourism-based approach to the relaunch of our Sistema Paese. It proposes ten ways to contribute to urban regeneration, bringing together tourism, environment, culture, technology, services, business and accommodation in a sustainable and innovative manner.

The decalogue is divided in three parts. The first is dedicated to the protection of our tourism industry and involves economic support for workers and businesses, incentives for tourists to visit the country and a stress on regulating the tourist guide and art guides services to ensure they are carried out only and exclusively by professionals. The second part, which focuses on transports, suggests both an improvement of national regular services and the creation of ad hoc tourist transportation services. The third part proposes new ideas to improve accommodation conditions for  tourists and to ensure the rights of residents are respected, with new regulations for short-term rentals and new norms about public safety and behavior in cities.

The aim is that of bringing back tourists to our beautiful cities, but also to make sure they are aware and respectful of the treasures they enjoy while here. In the last few years, mass tourism plagued our art cities, with both Venice and Florence being forced to impose stricter rules in the streets, and even adding a tax to limit the amount of visitors each day, as in the case of Venice. After the pandemic embracing a slower, less crowded and hectic way to enjoy art will be more natural for us all, but this is why it is important, as both Nardella and Brugnaro stressed, that the country is ready when the time of ripartire comes: one thing is for sure,  we can’t fail.

Venezia e Firenze sono protagoniste di una ben rodata industria turistica italiana. Ma l’anno passato si è rivelato difficile oltre ogni immaginazione anche per loro. Se la fine della pandemia è lontana dall’essere “dietro l’angolo”, i sindaci delle due città hanno recentemente sottolineato che è essenziale essere pronti quando l’emergenza sarà finita e ricominciare nel modo giusto.
Un anno di stop forzato non ha significato solo mancati introiti per il settore, ma anche tempo per riflettere su cosa era diventato il turismo, soprattutto quello d’arte, in epoca pre-pandemica e su come si potrebbe migliorare. Sia Firenze che Venezia, infatti, si erano già espresse contro i danni che il turismo di massa ha imposto al delicato equilibrio tra turisti, residenti e patrimonio artistico, sottolineando la necessità di trovare una soluzione costruttiva per permettere al mondo di continuare a godere della loro bellezza, ma senza mettere a rischio la qualità della vita delle città e dei loro abitanti. In questo senso, la pandemia ha avuto un altro ruolo: ha cambiato il modo di concepire il turismo, il modo di intendere il divertimento e il tempo libero. C’è stato sicuramente un desiderio di calma, tranquillità e sicurezza, e di esperienze turistiche basate sulla qualità e su un approccio più lento alla scoperta del mondo.
Tutto questo va bene in teoria, ma l’Italia, Firenze e Venezia in primis, devono essere pronte quando i turisti torneranno, con le loro nuove esigenze post-pandemiche. E sarà importante, allora, non solo far sì che possano godere della migliore esperienza, ma anche che la loro presenza non danneggi i fragili equilibri delle nostre città d’arte. Mettiamola così: è ora di smettere di vedere il nostro patrimonio d’arte come se fosse un fast-food per turisti, e cominciare a trattarlo come il ristorante con tre stelle Michelin che è.
I sindaci di Firenze, Dario Nardella, e di Venezia, Luigi Brugnaro, condividono la stessa idea e ritengono che le loro città, forse le più rappresentative in Italia del turismo dell’arte insieme alla nostra capitale, debbano essere portabandiera di un nuovo modo di fruire l’arte. Le loro idee sono state condensate in un decalogo da presentare al ministro del Turismo Massimo Garavaglia, come spiega Nardella a Firenze Today: “Il decalogo è stato creato da Firenze e Venezia, due simboli della bellezza e dell’arte italiana nel mondo, ma l’iniziativa è aperta a tutte le città. Abbiamo avuto l’idea dopo il discorso del premier Draghi al Senato, in occasione del suo insediamento, dove ha parlato delle nostre città d’arte e della necessità di trovare un nuovo modello in grado di valorizzarle, promuoverle e salvaguardarle”. Nardella conclude affermando che “Firenze e Venezia stanno prendendo molto sul serio l’appello del Presidente del Consiglio a rilanciare il turismo d’arte”, soprattutto perché turismo internazionale significa turismo d’arte nel nostro Paese. Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, è d’accordo: “Il nostro obiettivo è quello di indicare la strada e contribuire al rilancio del Paese. L’Italia non può ripartire senza il contributo del turismo d’arte e delle città d’arte, che hanno un immenso potere di attrazione per il pubblico internazionale. Venezia e Firenze – continua – condividono un forte legame storico, e sono il simbolo della volontà del Paese di vincere questa battaglia”.
Allora, in cosa consiste questo decalogo?
Il documento Città d’Arte? #NONmetterledaparte è stato redatto da Venezia e Firenze per proporre un approccio basato sul turismo d’arte per il rilancio del nostro Sistema Paese. Propone dieci modi per contribuire alla rigenerazione urbana, mettendo insieme turismo, ambiente, cultura, tecnologia, servizi, business e ricettività in modo sostenibile e innovativo.
Il decalogo è diviso in tre parti. La prima è dedicata alla tutela della nostra industria turistica e prevede il sostegno economico ai lavoratori e alle imprese, incentivi ai turisti per visitare il paese e un accento sulla regolamentazione dei servizi di guida turistica e guide d’arte affinché siano svolti solo ed esclusivamente da professionisti. La seconda parte, che si concentra sui trasporti, suggerisce sia un miglioramento dei servizi regolari nazionali che la creazione di servizi di trasporto turistico ad hoc. La terza parte propone nuove idee per migliorare le condizioni di alloggio dei turisti e per garantire il rispetto dei diritti dei residenti, con nuove regolamentazioni per gli affitti a breve termine e nuove norme sulla sicurezza pubblica e il comportamento nelle città.
L’obiettivo è quello di riportare i turisti nelle nostre belle città, ma anche di assicurarsi che siano consapevoli e rispettosi dei tesori di cui godono mentre sono qui. Negli ultimi anni, il turismo di massa ha afflitto le nostre città d’arte, sia Venezia che Firenze sono state costrette a imporre regole più rigide per le strade, e persino ad aggiungere una tassa per limitare la quantità di visitatori ogni giorno, come nel caso di Venezia. Dopo la pandemia, abbracciare un modo più lento, meno affollato e frenetico di godere dell’arte sarà più naturale per tutti noi, ma è per questo che è importante, come hanno sottolineato sia Nardella che Brugnaro, che il Paese sia pronto quando arriverà il momento di ripartire: una cosa è certa, non possiamo fallire.


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