Rinascere a 32 anni è possibile. Non servono elisir di eterna giovinezza o patti segreti col diavolo, ma solo ed unicamente la perseveranza e la ferma convinzione di poter, quotidianamente, superare i propri limiti. 
 
Nasce da questa semplice considerazione il decimo trionfo in carriera, forse il più bello, netto e meritato della carriera di Flavia Pennetta, tornata a ruggire sul cemento di Indian Wells nel torneo Wta più prestigioso e atteso della stagione. 
 
A 4 anni dal trionfo di Marbella, due anni dopo l’operazione al polso che l’aveva portata ad un passo dal ritiro, la bella tennista brindisina che ora sale al 12° posto della classifica Wta sfiorando la decima piazza già agguantata in passato, ha asfaltato in finale la numero 3 del mondo, la polacca Agnieszka Radwanska con un secco 6-2 6-1. 
 La tennista azzurra diventa ora la 12° giocatrice al mondo

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E poco importa se il ginocchio della Rudwanska ha deciso di imbizzarrirsi proprio nel giorno della finale, perché è sembrato scritto nelle stelle che la rinascita della Pennetta iniziasse proprio dalla California e dal torneo Wta dal montepremi più cospicuo (1.000.000 di dollari alla vincitrice). 
 
“Game, set, match and restart”, dopo un periodo buio, di oblio mediatico e dubbi circa la propria integrità fisica, Flavia, a 32 anni, è finalmente tornata a sorridere e giocare il suo tennis celestiale. 
 
“Non so cosa dire, sono molto contenta, spero che l’infortunio di Agnieszka non sia così grave – ha dichiarato a caldo la Pennetta, evidentemente preoccupata dalle condizioni fisiche della polacca – oggi è il mio giorno, il mio momento, questo è uno dei migliori tornei che abbia mai giocato e ringrazio il pubblico per avermi sostenuto. E poi un grazie al mio staff, e a Fabio (Fognini, ndr) e a tutti quelli che mi hanno sostenuto”. 
 
Già, un ringraziamento lanciato lì, non certo per caso, al tennista Fognini che per tutto il torneo ha seguito in maniera “speciale” l’escalation vincente della bella Flavia, facendo incuriosire chi, in Italia, ha già iniziato a fantasticare una storia d’amore tutta azzurra. Amore e vittorie, delusioni e sconfitte, componenti fondamentali di una carriera certamente scossa dalla fine del rapporto sentimentale con Carlos Moya e dall’incredibile feeling che la Pennetta è riuscita a trovare con gli Usa. 
 
A partire dalla semifinale e dai quarti (tre volte) agli Us Open, un’altra semifinale a Cincinnati e il successo a Los Angeles che nel 2009 le spalancò le porte della Top 10 del tennis mondiale (prima italiana di sempre). Poi sono arrivate Francesca Schiavone, Sara Errani e Roberta Vinci con queste ultime che, dall’alto dei rispettivi 10° e 14° posto nella classifica Wta, comporranno con Pennetta (12esima) un magico trio nella top 15 del tennis mondiale. Risultato storico per tutto il movimento italiano tornato a sognare e gioire per l’impresa di colei che vuole a tutti i costi continuare a stupire. 
 
Cinica nel derby con la Giorgi, “sculacciata” 6-2 6-1 negli ottavi, perfetta contro la statunitense Stephens nei quarti, magistrale nella sfida in semifinale con la numero 2, la cinese Na Li. 
La rincorsa trionfale della Pennetta si è poi esaurita nell’urlo liberatorio e di immensa gioia al momento della capitolazione della polacca Radwanska. 
 
Possibile rinascere sportivamente a 32 anni? Certo. E ora la dimostrazione c’è. Per referenze, chiedete a Flavia Pennetta, la nuova “Million Dollar Baby” del tennis italiano. 
 
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