Baci per il ‘flash mob’ di Terni, dove iniziò la storia millenaria di San Valentino
Forse non tutti sanno che la festa degli innamorati, prima di essere il business mondiale dei cuoricini, ha una storia millenaria legata al tentativo della Chiesa cattolica di porre fine ad un popolare rito pagano per la fertilità praticato fin dal IV secolo avanti Cristo.
I nomi delle donne e degli uomini che adoravano il dio Lupercus venivano messi in un’urna e mescolati. Un bambino sceglieva a caso alcune coppie che per un anno vivevano in intimità affinché il rito della fertilità fosse compiuto.
Valentino, eletto “santo degli innamorati” proprio per sostituire il deleterio dio Lupercus, fu vescovo della città di Terni. Fu martirizzato il 14 febbraio del 273 dopo Cristo sotto Aureliano, succeduto a Claudio II che lo aveva graziato sebbene non avesse abiurato la sua fede.
L’impero proseguì però nelle persecuzioni contro i cristiani e, poiché la popolarità di Valentino cresceva, i soldati romani lo catturarono. Prima di essere lapidato e decapitato, mentre era in prigione, miracolosamente, restituì la vista alla figlia cieca del suo guardiano.
Venerato dalla Chiesa ortodossa e dalla Chiesa anglicana, la sua tradizione fu diffusa in Italia e quindi in Francia e in Inghilterra dai benedettini, primi custodi della basilica dedicatagli a Terni, attraverso i monasteri.
Le reliquie del santo sono ancora a Terni, la città umbra ribattezzata “capitale” degli innamorati che quest’anno organizza un “flash mob dell’amore” con un lungo bacio collettivo in piazza.
Altre reliquie sono nella cattedrale di Maria Assunta di Savona, nella chiesa medievale di San Valentino di Sadali in Sardegna, dove è protettore dei matrimoni, a Belvedere Marittimo in Calabria e nella chiesa Matrice di Vico del Gargano dove è venerato come protettore degli agrumeti. In provincia di Pescara c’è un comune che ne porta il nome: è San Valentino in Abruzzo Citeriore.