Qualcosa doveva cambiare e qualcosa è cambiato. Anzi, più che di cambiamenti si potrebbe parlare di una piccola grande rivoluzione Ferrari. Dopo il benservito presentato dal Ceo di Fiat Sergio Marchionne, allo storico presidente Montezemolo, reo di non aver saputo traghettare il cavallino rampante a nuovi successi dopo l’addio di Schumacher, a fronte di ingenti investimenti, il team di Maranello ha letteralmente scioccato il circus lasciando trapelare l’ingaggio di Sebastian Vettel, attualmente alla Red Bull e vincitore degli ultimi 4 mondiali di Formula Uno (dal 2010 al 2013). A dire il vero l’annuncio più che dalla Ferrari è arrivato dai rivali della Red Bull che proprio alla vigilia del Gp di Suzuka poi dominato, come da copione, dal duo Mercedes Hamilton-Rosberg, hanno ammesso che il 27enne pilota tedesco aveva esercitato l’opzione di uscita dal contratto con la scuderia austriaca per vestire il rosso a partire dalla stagione 2015. Il 4 volte campione del mondo Sebastian Vettel pronto a riportare la Ferrari sul tetto del mondo
Un vero e proprio fulmine a ciel sereno silenziato solo ed esclusivamente dal grave incidente occorso a Bianchi proprio a Suzuka, che di fatto scatenerà un effetto domino che rischia di azzerare valori tecnici e umani dell’intero mondo delle corse.
Con l’approdo di Vettel in Ferrari, Fernando Alonso, il grande sconfitto incapace di riportare la Ferrari sul tetto del mondo, lascerà Maranello per rigenerarsi, forse, in Honda. La casa nipponica starebbe infatti preparando un rientro in pompa magna in Formula Uno da coronare con la firma del due volte campione del mondo spagnolo che non ha affatto gradito le mosse dei dirigenti del cavallino rampante negli ultimi tre-quattro mesi. Tutto chiaro, tutto definito, ma ancora non ufficiale come dimostrato dalle criptiche dichiarazione rilasciate dallo stesso Vettel lo scorso 4 ottobre a Suzuka: “Volevo una nuova sfida, non posso ancora dire dove, ma sono molto felice – ha dichiarato il quattro volte campione del mondo – lasciare la Red Bull non è stato semplice, ma a volte nella vita devi seguire il cuore”. Un cuore che per la quasi totalità dei piloti (meno Hamilton) porta alla Ferrari, la più grande, blasonata e affascinante scuderia del mondo. Non si sbilancia ancora un cupo Fernando Alonso che molto probabilmente parlerà solo dopo aver messo nero su bianco il suo futuro da pilota in vista della prossima stagione: “A breve farò i miei annunci – ha ammesso lo spagnolo – ma per il momento preferisco concentrarmi sulla pista e sul lavoro che devo svolgere”.
Lavoro certamente indefesso che non ha però prodotto grandi risultati. Vuoi per degli errori gestionali, vuoi per mancanze tecniche, ma anche e soprattutto per l’incapacità dello stesso Alonso di diventare leader di tutto il settore corse come lo fu Schumacher negli anni d’oro della Ferrari. Mai in discussione sotto il punto di vista del talento, il principe delle Asturie, ha palesato una reale difficoltà gestionale di uomini e risorse per creare una vettura vincente. Troppi gli euro sperperati nel corso delle ultime tre stagioni, troppe le promesse non mantenute nei confronti di un popolo, quello ferrarista che vuole voltar pagina.
E allora Marchionne ha deciso di piazzare il grande colpo portando a Maranello colui che ha saputo portare la piccola Red Bull sul tetto del mondo per ben 4 anni consecutivi ricordando nella freddezza, nella guida e nell’aplomb, l’indimenticabile Schumacher. Troppo facile costruire un parallelismo tra l’approdo in Ferrari di Michael e quello di Sebastian, troppo presto per sognare un epilogo simile. Ma la verità è che in Ferrari è iniziata una nuova era. Marchionne lo aveva detto: “l’addio a Montezemolo non ridimensionerà il progetto Ferrari. La scuderia tornerà a vincere e lottare per il mondiale. È scritto nel suo dna, è scritto nella storia”.