Le Marche sono una delle regioni d’Italia più ricche di meraviglie da scoprire: dai piccoli borghi sparsi nell’entroterra e lungo la costa alle grandi città, dai sapori della cucina tradizionale al profumo dei vini locali, dalle tinte giallo e verde delle campagne al blu profondo del mare Adriatico.
I colori sono il filo conduttore di un tour nel sud delle Marche, nelle province di Fermo e di Macerata, alla scoperta di paesini e borghi incantevoli affacciati su un mare meraviglioso, tanto da far meritare loro le prestigiose bandiere blu del Touring Club Italiano.
Si parte dal capoluogo, Fermo, a soli 6 km dal mare Adriatico, a 300 metri di altitudine. La città si erge sul colle Sabulo, intatta nel suo meraviglioso aspetto medievale. Nella sua interessante storia, Fermo divenne libero comune nel 1199; dopo il susseguirsi di varie signorie, diventò il centro ed il capoluogo della cosiddetta Marca fermana, un territorio esteso dagli Appennini al mar Adriatico, oggi conosciuto come “il Fermano” e corrispondente proprio alla provincia attuale. La città medievale possiede un magnifico centro storico racchiuso all’interno di una cinta muraria quattrocentesca.
Scendendo lungo la costa, si incontrano meravigliosi borghi curati sia nei loro centri storici sia lungo le coste: Pedaso, Lido di Fermo, porto San Giorgio e Porto Sant’Elpidio, bandiere blu del Touring Club. Il riconoscimento è davvero meritato: il mare è pulito e la costa offre bellissime spiagge di sabbia, di sassolini e di scogliere radenti, con chilometri di passeggiate e piste ciclabili da percorrere per rilassarsi ammirando un bellissimo panorama.
Un altro borgo assolutamente da non perdere nell’entroterra è lo storico paese di Montelparo, arroccato sulla sommità d’un colle svettante sulla Val d’Aso, a metà strada tra i Monti Sibillini e il Mare Adriatico.
I reperti storici più antichi sono relativi ad insediamenti piceni dell’VIII secolo a.C., ma vi è pure la necropoli romana di contrada Celestrana. Il nome del paese deriva da Elprando o Eliprando, un condottiero longobardo che nell’alto medioevo costruì un castello con una prima cerchia muraria tra il VII e l’XI secolo. Il centro storico mostra lo sviluppo del paese sulle tre cerchie murarie con quattro porte ciascuna. Evidenti sono i resti dei bastioni di difesa. Il più conservato, quasi intatto, è presso il Municipio ed è rappresentato dalla torre civica. Da visitare la Chiesa di Sant’Agostino con l’annesso convento e la Chiesa di San Gregorio Magno risalente al 1615.
Il panorama che si gode da Montelparo e i suoi scorci caratteristici e pittoreschi da tempo ispirano artisti provenienti da tutto il mondo. Inoltre molte coppie decidono di venire qui a celebrare il matrimonio con suggestive cerimonie. Le strutture ricettive sono davvero ad alti livelli e, per deliziare il palato, sono tanti i piatti della tradizione culinaria locale: il baccalà che, secondo alcune fonti storiche, veniva cucinato già del 1703 per festeggiare la ricorrenza di Sant’Antonio, la polenta con salsiccia servita sulla tradizionale spianatora, la tavoletta in legno usata in passato e presente in ogni casa, che viene cucinata secondo la ricetta di una volta, i cremini, crema dolce fritta e servita come antipasto, e le olive all’ascolana, ma anche il ciauscolo, un tipico insaccato marchigiano.
Il centro storico, i monumenti e i musei del comune, dopo il terremoto del 2016, sono solo parzialmente fruibili.
Un ultimo sguardo lo dedichiamo ai vini che si producono in questa parte delle Marche: tra questi non compare solo il Verdicchio, il più celebre, per motivi di territorialità.
Qui non sono presenti DOCG, ma tre DOC della regione: il bianco Falerio, il rosso Piceno e il bianco Terre di Offida. I vitigni più diffusi sono Pecorino, Passerina, Montepulciano d’Abruzzo e Sangiovese.
Il Sangiovese che rappresenta l’ingrediente dei migliori vini italiani, come il Brunello, è coltivato qui con caratteristiche climatiche del territorio differenti dal resto d’Italia che cambiano radicalmente la fisiologia di crescita delle viti. Di conseguenza l’uva prodotta risulta particolarmente adatta alla vinificazione in bianco, mentre fino a poco tempo fa era utilizzata solo per vini rossi. Da questa tecnica innovativa è scaturito di recente un nuovo vino, prodotto da giovani viticoltori, che si auspica possa diventare un traino per il territorio fermano.