Quando le scorse settimane ha lasciato la Juventus, molti lo hanno pensato subito e l’intuizione non è stata tradita: Antonio Conte, con un (eccessivo) contratto da circa 4 milioni di euro, è diventato il nuovo allenatore della Nazionale e lo sarà fino al 2016. 
 
Come lui ce l’ha fatta anche Carlo Tavecchio: è il nuovo presidente della Figc, la Federazione italiana del gioco calcio. Battuto Albertini e bypassati i tentativi di commissariamento (dopo le dimissioni di Giancarlo Abete) della Federcalcio voluti da più parti, Tavecchio si è aggiudicato circa il 63% dei voti: quelli, in sostanza, che erano previsti sin dalla sua discesa in campo.
 
ESPERIENZA E ‘PASTA GROSSA’ – L’uomo è sicuramente di ‘pasta grossa’ (basti pensare alle incertezze comunicative, o a una recente gaffe a sfondo razzista), ma vanta trascorsi manageriali importanti. Quello che oggi fa più paura, semmai, sono la sensazione di un ‘vecchio che avanza’ e di una insanabile spaccatura interna al calcio italiano.
 
POLITICA DA ‘ITALIETTA’  Il clima che si è respirato in tutta la vicenda-elezioni è tipico della prima Repubblica italiana: i poteri forti, coesi e compatti, per proteggere i propri interessi; un ‘grande tessitore’ (il presidente della Lazio, Lotito) che, senza nessuna mistificazione, ha condotto in prima persona una sorta di ‘campagna elettorale personalistica’, senza nascondere di aspettarsi in cambio la nomina a vicepresidente della Figc. Questi metodi hanno un sapore ‘stanco e vecchio’ e portano al risultato del mantenimento assoluto dello status quo: come si può credere che Tavecchio (71 anni) possa essere fautore di una politica innovativa e ‘europea’? Come si può credere che, visti i numerosi debiti di riconoscenza che ha verso i propri elettori, possa togliere il controllo della Federcalcio ai grandi club?
 
CALCIO SPACCATO – La candidatura di Albertini non aveva convinto tutti, visto che, in termini programmatici e di curriculum recente, non si era discostata troppo da quanto proposto da Tavecchio. Se non altro, però, aveva avuto il pregio di proporre un candidato giovane, pacato e soprattutto gradito a calciatori, allenatori e arbitri. 
 
La grande vittoria di Tavecchio ha quindi sancito la spaccatura tra la proprietà e il campo. I potenti del calcio sembrano riusciti a tenere il movimento sotto controllo: in questo modo, per quanto in difficoltà, il calcio resterà un affare, prima che una passione e uno sport. Con Tavecchio al timone, la Figc, invece che vero governo di tutto il calcio, sarà rappresentanza solo dei suoi poteri forti.
 
NUOVO CT – “L’Italia ha bisogno di un condottiero, e credo che Conte sia quello giusto. L’impegno economico della Federcalcio per il contratto di Conte è in linea con quello per il precedente ct Prandelli. L’ingaggio  – ha detto Tavecchio – reso possibile anche dall’intervento di un pool di sponsor, prevede premi ad obiettivo: qualificazione e eventuale finale degli europei di calcio, miglioramento di cinque posizioni in classifica Fifa”.
 
FUTURO INCERTO – A questo punto, comunque, è lecito sperare che Tavecchio riesca a gestire positivamente la Figc. Dopo la scelta del nuovo Ct, il neo-eletto presidente dovrà selezionare i vertici della Federazione: sarà un momento importantissimo, in cui si capirà se e quanto effettivamente Tavecchio dovrà distribuire ricompense tra i propri sostenitori (Lotito su tutti). Un barlume di speranza è dato dalle mosse del Coni che, per bocca del presidente Malagò, ha annunciato “Grandi sorprese” per la Figc.
 
Potrebbero concretizzarsi nella nomina di Michele Uva a direttore generale. Si tratterebbe, vista la caratura e la preparazione del personaggio (ex dirigente di Lazio e Parma, con esperienze nel basket, nel volley nel Coni e autore di studi sullo sport business), di una svolta rilevante, in grado di far imboccare al calcio italiano la essenziale via del rinnovamento. 

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