“Non servono ali per volare”. Ma piedi buoni per far camminare le azioni positive per la parità uomo-donna. Vecchi balli della tradizione popolare e nuove coreografie della creatività femminile. Dalla Calabria una sperimentazione tutta in rosa. 
 
Il titolo dello spettacolo ed il logo della “compagnia delle  donne” che hanno dato vita al “Progetto Farasha”, riassumono la bellezza dei sogni di tredici ragazze di Calabria. Il messaggio di libertà  diventa “innovativo spettacolo etnico-teatrale, unico e originale nel suo genere”.
 
È quanto affermano  le protagoniste della  coinvolgente iniziativa con la quale vogliono rappresentare “i tanti colori della nostra terra”. Sono originarie di tanti  paesi dell’estremo lembo dello Stivale: da Galatro a Mammola, da Gioiosa Jonica a San Luca, da Sant’Eufemia d’Aspromonte a Davoli, da Taurianova a Caulonia. A dirigerle è Giovanna Scarfò, brillante cantante e ballerina dell’affermato gruppo “Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea Tarantproject”. 
 
La grande scommessa innovativa si chiama “Progetto Farasha”. Cos’è? Spiegano le ragazze: “La parola “Farasha”, di origine araba, significa farfalla, ma tra le diverse accezioni etimologiche assume il significato di donna che danza in totale libertà, senza regole, trasformando così il ruolo della donna nella danza popolare calabrese. Una volta la figura del padre-padrone s’imponeva non solo nella quotidianità del focolare domestico, ma anche nel ballo tradizionale e nella “ruota”. 
 
L’uomo guidava la figura femminile, che non poteva assolutamente ballare da sola, né accompagnata da un’altra donna”. 
 
Regola mutata. Dal troppo maschile alla predominanza femminile. Con grazia. Ballano e suonano ispirandosi alla cultura grecanica-calabrese, pugliese-salentina e campana, ma anche ai generi musicali più moderni. Nessuna devastante ed improvvida contaminazione, ma un’intelligente rivisitazione.
 
Vecchio e nuovo si fondono pia-cevolmente. Un anno fa l’esordio al “Kaulonia Tarantella Festival”. L’esame sul palcoscenico internazionale è stato superato a pieni voti. Spettacoli e lezioni in diversi comuni della Calabria. Poi la grande ribalta televisiva nazionale a “Sereno Variabile”. 
 
Il lavoro fatto ha un alto valore sociale e civile. Il rispetto delle donne, innanzitutto. Spiegano Giovanna Scarfò e le amiche della cultura popolare: “Lo spettacolo racconta storie di donne attraverso un viaggio immaginario tra le danze del sud Italia. Culture popolari apparentemente distanti che si intrecciano, scorrono parallele, si scontrano per ritrovarsi là dove tutto ha avuto inizio. 
 
Melodie e antichi canti, suoni e ritmi vibranti che accompagnano corpi armoniosi, occhi sognanti, piedi martellanti, mani poetiche. Donne bisognose di esprimere, di essere finalmente libere”.
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