Dopo Diego Armando Ulissi, dopo due settimane di Giro, dopo tanta fatica e le prime vere salite, chi ti vien fuori di classe e prepotenza? Fabio Aru, 24 anni, corridore sardo dell’Astana, compagno di squadra di Michele Scarponi con l’hobby della grande impresa quando la strada comincia a salire.
Nato a Villacidro, papà agricoltore, coltivatore di arance, tamarindi e mandarini, madre insegnante in quel della vicina San Gavino Monreale (Santu’Engiu nel dialetto del Campidano), capitale dello zafferano perché la cittadina è il maggiore produttore nazionale, Aru ha vinto una tappa importante, mitica per i fan di Marco Pantani: quella che arriva a Plan di Montecampione, affrontata dalla corsa rosa solo tre volte.
Un finale “ammazzagambe”, ben 19,350 chilometri che hanno issato i corridori dal lago d’Iseo alla stazione di sci del Plan di Montecampione, quota 1665. Millequattrocentosessantun metri di dislivello. Assaggio di Alpi che nell’ultima settimana daranno il colpo di grazia ad un Giro che attende in maniera spasmodica l’esame Zoncolan che completerà l’inferno dei “girini”.
Intanto, il Montecampione ha abbassato qualche maschera. E ha rivelato il talento e il coraggio di un giovane che ha iniziato a correre in bici, facendo ciclo-cross, a quindici anni.
Alto 180 cm, ma magro come pochi (appena 60 kg), Fabio Aru ha mostrato una forza fisica e d’animo che nessuno si aspettava nello staccare tutto e tutti a pochi km dal traguardo. Tre, quattro strappi da spezzare respiro e gambe e poi via verso lo striscione finale come solo pochi hanno saputo fare in passato.
Impossibile non tornare con la mente a Marco Pantani che proprio su questa salita firmò una delle pagine più belle e gloriose della sua epopea: era il 1998 e a Montecampione il Pirata di Cesenatico staccò Tonkov mandando in visibilio il mondo del ciclismo italiano.
“Questo successo ripaga gli sforzi di una stagione intera – ha esordito Aru al termine dell’impresa – è da novembre che mi preparo a questo giro ed ora finalmente ho toccato con mano i frutti di quell’immane lavoro.
Sono felicissimo e soddisfatto e soprattutto pronto a dedicare questo bellissimo successo alla mia famiglia e alla mia fidanzata che è sempre stata al mio fianco facendomi sembrare meno sacrificanti i tanti giorni di allenamenti e privazioni trascorsi per arri-vare pronti a questo appuntamento”.
L’ordine di arrivo somiglia ad una prima sentenza di un Giro ancora tutto da scrivere. Come sempre, e per fortuna, saranno le salite vere a delineare i valori, a decretare vinti e vincitori.
Ma a Montecampione Aru ha lasciato Duarte a 21”, Quintana terzo a 22”, davanti a Rolland e Uran, la maglia rosa, staccato di 42” per una classifica generale che (al momento della pubblicazione) vede Uran in rosa, Evans secondo a un minuto e 3”, Maika terzo a 1’50”, Aru addirittura quarto a 2’24”, davanti a Quintana staccato di 2’42”.
Ad incoronare Aru con la corona della grande sorpresa del Giro 2014 è stato poi un certo Michele Scarponi, compagno di squadra dello scalatore sardo e pronto a dare il 110%, nonostante una pesante botta rimediata, a supporto del suo giovane compagno:
“Staccare tutti in salita al Giro d’Italia non è mai semplice, figuriamoci per un ragazzo della sua età – ha dichiarato il solito simpaticissimo Scarponi – è forte e lo ha dimostrato ed ora non resta che vivere a tutta forza quest’ultima settimana. Adesso però mi toccherà continuare – ha ironizzato Scarponi – perché è un mio dovere dargli una mano sulle ultime impegnative salite che ci attendono”.