Il Nunavik è un vasto territorio sotto la giurisdizione della provincia del Québec, in Canada. Situato lungo la Baia di Hudson e sulla penisola di Ungava, Nunavik è una delle quattro terre Inuit del Canada. Copre una superficie di circa 444 mila km quadrati, situata a nord del 55º parallelo. E’ la patria degli Inuit, gli eschimesi del Québec, una popolazione di circa 12.090 abitanti (2011) di quella rigida regione canadese. Nunavik, nella lingua locale, significa «luogo in cui vivere», locuzione che per quel popolo non ammette incertezze. La sua estensione comprende le zone climatiche artica e subartica.

Nunavik ha quattordici centri urbani, popolati a maggioranza Inuit. Il più importante è Kuujjuaq, centro amministrativo del territorio, situato sulla costa più meridionale della Baia di Ungava. Altri centri sono Inukjuak, Salluit (raggiungibile solo per via aerea), Puvirnituq, Kangiqsualujjuaq, Kangirsuk, Akulivik, Umiujaq ed altri minori. La popolazione dei villaggi varia dai 2.469 abitanti di Kuujjuaq ai 208 di Aupaluk, secondo il censimento del 2011. Non ci sono strade che collegano Nunavik con il Québec meridionale. Esiste solo un collegamento aereo annuale con tutti i villaggi e collegamenti marittimi stagionali in estate ed autunno.

Inuit, nella lingua dei nativi, significa uomini. E’ un piccolo popolo dell’Artico che discende dai Thule. Gli Inuit sono uno dei due gruppi principali nei quali sono divisi gli Eschimesi, insieme agli Yupik. Il termine eschimese significa «fabbricante di racchette da neve». Gli Inuit e gli Yupik non amano però essere chiamati eschimesi, in ragione del fatto che hanno il proprio nome di popolo. Gli Inuit sono gli originari abitanti delle regioni artiche e subartiche dell’America del Nord e della punta nord orientale della Siberia. Il loro territorio è principalmente composto dalla tundra, pianure basse, prive di alberi, dove il terreno è perennemente ghiacciato – il permafrost –, salvo pochi centimetri in superficie durante la breve stagione estiva.

Aveva 29 anni e tre lauree prese a Montreal alla McGill University quando nel 1979 Anna Campagna prese la via del Nunavik, territorio del nord canadese appartenente al Québec grande una volta e mezza l’Italia, dove vivono gli eschimesi. Giovane docente, aquilana d’origine, andò a Kangirsuk (565 abitanti) per insegnare agli Inuit. Rimase cinque anni nella piccola comunità del villaggio insegnando e dirigendo la scuola. Altri cinque li passò nella Commissione che s’occupava dello sviluppo pedagogico per le popolazioni Inuit.

Anna ricorda con nostalgia quegli anni, ricchi di neve, ghiacci, rigidi venti polari e splendide aurore boreali. E ricorda come nella primavera del 1980 arrivò lassù un gruppo di otto italiani, guidato da un imprenditore torinese. Erano arrivati per un’escursione di “sopravvivenza” nella tundra. Dieci giorni di vita “eschimese” con l’assistenza di guide inuit. Nel gruppo anche un giornalista del settimanale Panorama. Restò sorpreso di trovare un’italiana in quella landa sperduta del Canada. Ancor più stupito che lei avesse insegnato Bella ciao ai suoi alunni. Le fece un’intervista. Le inviò poi una copia della rivista dove in un articolo raccontava le esperienze dell’escursione con slitte trainate da cani, dormendo negli igloo. E ovviamente dell’insegnante italiana. Altro fatto sorprendente. Una delle donne nel gruppo era un medico che Anna aveva conosciuto l’anno prima a Parma, quando aveva insegnato inglese alla London School. Davvero piccolo il mondo! Qualche anno fa Anna ha raccontato questa sua bella esperienza tra gli Inuit in un’intervista rilasciata a Benedetta Rinaldi, conduttrice di “Community – L’altra Italia”, il programma della Rai per gli italiani nel mondo.

Rinaldo Campagna – il papà di Anna – sposò nel 1947 Maria Divina Giampetrone. Erano entrambi di Barisciano, bel paese esposto a mezzogiorno ad una quindicina di chilometri dall’Aquila. Rinaldo era tornato dalla guerra dopo anni di prigionia ad Addis Abeba. Era meccanico, guidava camion. “Quando ero piccola – mi dice Anna – papà mi raccontava le storie della prigionia, di come costruiva accendisigari con l’alluminio degli aerei caduti, che poi vendeva o scambiava con cose da mangiare, per sé e per i compagni di prigionia. Sapeva fare tutto, qualunque cosa rotta lui sapeva ripararla. Il suo sogno era diventare orologiaio. Questo gli riuscì finalmente di fare in Canada, nel 1956, aprendo l’oreficeria “Bijouterie Campagna”. Vi ha lavorato fino a 82 anni. Mamma, contadina, faceva invece veri miracoli in cucina. Nel dopoguerra c’era grande povertà a Barisciano. Seguendo i fratelli mio padre che erano emigrati in Francia, papà e mamma cercarono di farcela anche loro oltralpe. Ma papà odiava le miniere di carbone, ne era terrorizzato, perciò non vi restarono più di due anni. Io sono infatti nata in Francia nel 1950, a Folschviller, in Lorraine. Per questo motivo ho chiamato Lorena mia figlia. Papà riuscì a partire per il Canada solo nel ’51. Io avevo un anno, mio fratello Tito due e mamma era incinta di mio fratello Vincenzo. Con la mamma rientrammo quindi a Barisciano, mentre papà si era stabilito a Montreal. Era il 1959 quando finalmente lo raggiungemmo, riunendo la famiglia”.

Anna Campagna rientrò dal Nunavik a Montrea nel 1989, rispondendo ad un concorso del Ministero dell’Immigrazione, per fondare Centre Génération Emploi, mettendo a frutto le competenze in Scienze politiche e sulla Formazione, proprie dei suoi studi universitari.  Il Centro era il primo del suo genere, con la missione d’integrare i nuovi immigrati, formarli e avviarli al lavoro. “Come sai – aggiunge Anna – Montreal ogni anno ha quasi 40mila nuovi immigrati. Il nostro Centro era specializzato nella formazione professionale per giovani immigrati”. Del Centro Anna Campagna è stata Direttore generale per 27 anni, fino al 2016, quand’è andata in pensione. Nel 2003 fu anche nominata dal Ministro dell’Immigrazione del Québec quale prima Presidente del Consiglio Interculturale della città di Montreal. In quei tre anni il Consiglio adottò una forte politica interculturale e antirazzista, promuovendo numerose iniziative e opere nella regione metropolitana di Montreal.

Notevole anche il servizio reso per dieci anni da Anna Campagna come Presidente dei Servizi italo-canadesi del Québec. Diverse importanti questioni per gli italiani furono affrontate e risolte in quel periodo. Basti solo citare due casi davvero spinosi: il riconoscimento della discriminazione subìta e il relativo risarcimento a oltre mille emigrati italiani che furono detenuti illegalmente durante la seconda guerra mondiale nel Campo di concentramento di Petawawa, in Ontario, e l’identificazione delle persone italiane immigrate in Canada negli anni Cinquanta, che avevano avuto trattamenti per l’epatite C.

Anna Campagna tornerà anche quest’anno in Italia, da giugno a settembre. Talvolta è tornata anche più volte in un anno, come qualche anno fa quando ancora a Barisciano viveva l’amata zia Elvira, sorella della madre. Anna ha una bella casa a Barisciano, dove ama passare le vacanze estive ne clima ameno del borgo, con frequenti puntate però nelle città d’arte italiane e soprattutto a L’Aquila, per seguire le attività culturali che in gran numero si tengono nella città capoluogo d’Abruzzo. Anna è una donna di grande sensibilità, assai fine e colta, con uno straordinario amore per l’Italia. Ha lavorato con serietà e passione in Canada per meritarsi il prestigio e la stima conquistati. Insieme ai riconoscimenti che le istituzioni canadesi le hanno tributato. Nello stesso tempo ha reso grande onore alla sua terra d’origine: l’Italia, l’Abruzzo, la sua Barisciano.


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