La cucina è, quasi per definizione, contaminazione. Di sapori, di prodotti, di ricette, di storie. 
 
Non solo perchè ogni prodotto ha un territorio di provenienza, con caratteristiche e profumi legati al luogo di origine, ma perchè porta con sè l’esperienza di chi sa cuocerlo. Ha un passato legato alle tradizioni, un presente fatto dei posti in cui si consuma, e delle persone che lo preparano usando creatività o rispetto delle ricette tipiche. Porta con sè una specie di “bagaglio culturale”.
 
La cucina usa prodotti che arrivano da luoghi lontani e li introduce nell’alimentazione quotidia-na. Basti la storia del pomodoro, delle patate o del cacao che dalle Americhe giunsero in Europa con l’oro e le pietre preziose e che rivoluzionarono non solo i piatti ma il costume e la società. 
 
La cucina porta in tavola, cioè nel gesto più comune che a qualsiasi latitudine facciamo tutti, mangiare, sapori che richiamano paesi lontani, viaggi, vere e proprie “migrazioni culinarie”. 
 
Spesso a un piatto si collega una festa o una tradizione. Che Thanksgiving sarebbe senza tacchino ripieno? Che Natale sarebbe a Napoli senza capitone? Quante volte si assaggia qualcosa legato all’album di famiglia, a un piatto italiano cucinato dalla nonna emigrata negli Usa 60 anni fa? 
 
Le pietanze sono “luoghi” di identità. Come non pensare a quei prodotti tipicamente tricolori come gli spaghetti che gli italiani, ovunque siano, cercano ma che pure gli stranieri, abituati a sapori diversissimi, imparano ad apprezzare e a identificare come nostri? 
 
Nel viaggio virtuale che L’Italo Americano sta facendo dentro le storie di emigrazione, non poteva mancare un richiamo alla cucina, simbolo del made in Italy, che persino più di chi emigra sa adattarsi ai cambiamenti, sa assimilare i prodotti locali, integrarli, mescolarli con quelli dell’identità d’origine e reinventarli. E allora la pizza è un po’ diversa dalla classica Margherita o il gelato è più cremoso e soffice di quello italiano ma non per questo se ne consuma meno (pag. 4 e 5).
 
Scriveteci a letters@italoamericano.com e raccontateci la vostra ricetta italiana o il vostro viaggio nei sapori italo-americani: la pubblicheremo sul giornale! 
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