All’isola del Giglio, tra le case davanti al relitto della Concordia o quelle che, tra i vicoli, si inerpicano sulla collina, li conoscono tutti, da quasi un anno e mezzo. Gli abitanti dell’isola li salutano, cercano di dar loro conforto, dicendo anche frasi di circostanza. D’altronde cosa dire a uomini che hanno perduto i loro cari e non hanno ancora una tomba per piangerli?
 
Elio è un professore di fisica, è risalito dalla Sicilia fino al Giglio la scorsa settimana, quando la Concordia si è rialzata, d’incanto, trascinando nuovamente a quella notte senza senso, nel gennaio del 2012, che l’ha afflosciata come un boxeur alle corde. Elio, assieme alla figlia Stefania – una delle scampate al naufragio – aspetta notizie del ritrovamento del corpo (o di ciò che è rimasto) della moglie, Maria Grazia, salita sulla Concordia per vivere un settimana senza stress, godendosi il mare d’inverno e le bellezze del tragitto. Era con la figlia, Maria Teresa: l’ha messa in salvo ed è stata poi inghiottita da un destino infame. I sommozzatori dicono che il suo corpo potrebbe essere stato coperto dalla parte della nave sommersa e che, adesso, sollevata metà della Concordia, qualcosa dovrebbe essere recuperato.
 
Kevin, invece, è un ragazzo indiano che parla benissimo la nostra lingua. Risiede in Italia ed è fratello di Russell, un cameriere – uno dei tanti – che lavoravano su un’autentica città galleggiante. Anche Kevin – camminando nervosamente sul molo del Giglio – riservando sguardi commossi alla grande nave che non c’è più, aspetta un cenno. Che non è di speranza, ma di autentica pietà. Maria Grazia, mamma italiana, e Russell, cameriere che si guadagnava da vivere lontano dalle proprie cose, sono gli unici due dispersi della Concordia.
 
Trentadue vittime, ha recitato il bollettino finale di una tragedia che ancora aspetta – dall’esito del processo in corso – di conoscere la catena delle responsabilità. Trenta di loro sono stati sepolti, anche dopo mesi. Per due di loro, Maria Grazia e Russell, niente di tutto ciò. Uno strazio infinito per le due famiglie, che ancora – stando così le cose – non hanno potuto elaborare quel lutto. Elio, tra qualche giorno, tornerà a Ragusa: l’anno scolastico è iniziato, lui è legatissimo ai propri alunni. Restare al Giglio gli sembra quasi un tradimento verso la professione e la scuola che ama. A cosa serve restare, poi?
 
Appena i soccorritori avranno qualche notizia certa da comunicargli lo informeranno. Ci sono anche robot acquatici che solcano le onde del Tirreno per individuare qualcosa che, sia pure lontanamente, ormai, possa essere accostato a due vite umane, evaporate così, senza un perché. Kevin quasi ringrazia chi cerca di dargli conforto: è la saggezza indiana a renderlo meno vulnerabile.
 
Si accontenterebbe anche di un paio d’ossa del fratello per riunirsi attorno a qualcosa e pregare. Ritrovare ciò che resta di Maria Grazia e Russell è diventato un punto d’onore per i soccorritori che hanno rialzato il gigante, ma non hanno dimenticato coloro che ancora, malinconicamente, non sono stati restituiti. 
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