È durante le intense giornate del Cinema Italian Style 2015 che abbiamo l’occasione di osservare e conoscere la fotografa Eleonora Chessa alle prese con la sua macchina fotografica tra una star e l’altra. Veniamo colpiti dalla sua energia, passione e semplicità con cui entra in contatto con i personaggi che sfilano sul red carpet. Eleonora inizia a sognare una carriera come fotografa in Sardegna dove, dopo aver studiato all’Accademia di Belle Arti di Sassari, vince a un concorso una macchina fotografica da cui non si separerà mai più. Da lì il passo per diventare una professionista è breve.
Nel 2001 si trasferisce a Milano e impara tutti i segreti del mestiere da un fotografo di una delle più importanti agenzie. Inizia così a essere presente sui tappeti rossi che contano e ad avere le sue prime pubblicazioni fino a quando un giorno viene notata da Fabrizio Corona per il quale lavorerà per molti anni partecipando ad eventi, calendari e fashion weeks. Scioccata dagli eventi che ne coinvolgeranno in seguito l’agenzia, decide di non legarsi più ad un solo committente, ma di lavorare come freelance per altri importanti nomi come Andrea Carugati e LaPresse. Gli scandali e la crisi economica che hanno coinvolto anche l’ambiente della fotografia penalizzata dalla diffidenza causata da inchieste come Vallettopoli non fermano Eleonora che decide di dare uno sguardo oltre i confini nazionali.
Nel 2012 dopo aver lavorato tantissimo per risparmiare i soldi del biglietto fa il suo primo viaggio negli USA, dove inizia a fare le prime esperienze come fotografa sportiva per l’NBA. Continua così la sua crescita in Russia, Repubblica Ceca e Cina per poi tornare nella sua amata Los Angeles dove la storia continua…
Eleonora, dopo Europa, Russia e Cina che significato sta avendo LA nella tua vita e nella tua carriera?
Ho viaggiato tanto ma con LA è stato amore a prima vista, una fonte d’ispirazione incredibile. Avevo sempre con me la macchina fotografica per coglierne ogni aspetto, la sua luce unica e inconfondibile, i colori, le persone e l’essenza della città, un set a cielo aperto. Appena arrivata ho iniziato a lavorare per Splash News grazie alla quale ho mosso i miei primi passi ricoprendo eventi, premiere, Emmys, red carpet, presentazioni. Mi sono ritrovata catapultata nuovamente nel mio ambiente ma ad un livello inimmaginabile, circondata da attori hollywoodiani come Brad Pitt e Angelina Jolie che ho avuto l’onore di fotografare.
Rimango in ogni caso grata ai miei maestri e alle agenzie italiane con cui ho mantenuto un buonissimo rapporto e con cui collaboro ancora. Fare i ritratti è la mia passione così come le compagne pubblicitarie con un particolare focus sul fashion. Questo personalmente è un momento di rinascita poiché questa città mi sta dando l’opportunità di riprendere lo stesso percorso che ho fatto in Italia, ma con molta più esperienza.
Che differenza hai riscontrato tra essere fotografi di moda e spettacolo a Los Angeles e in Italia?
In Italia tutta la fotografia è molto più legata e indirizzata alla promozione del prodotto e del brand, dalla borsa agli occhiali. A LA la prospettiva è molto diversa perché tutto gira molto di più attorno ai personaggi e al gossip. In altre parole le foto che interessano al mercato americano sono differenti. Ad esempio ci sono personaggi, come Justine Bieber, per il quale qui tutti impazziscono, ma che in Italia interessano meno perché si è ancora concentrati sul calciatore, la velina o i concorrenti del grande fratello.
Ritieni che la nuova tecnologia abbia influenzato o modificato il modo di fare fotografia?
Il mio artista preferito è Helmut Newton per il quale il segreto della fotografia non è la fotocamera, né lo studio o i mezzi utilizzati, ma ciò che fa la differenza è l’occhio del fotografo e la sua anima. A volte mi stupisce che venga giudicato più professionale chi utilizza attrezzature sofisticate e non la sola macchina fotografica. Personalmente non amo Photoshop perché a mio parere deforma l’anima della persona trasformandola in qualcosa di innaturale. Io lavoro poco in studio perché non amo la luce artefatta. Il mio obiettivo è fare una foto che abbia funzionalità, colpisca e ispiri le persone. L’arte del fotografo è l’abilità di catturare naturalmente e senza grandi tecnologie quell’attimo che colga l’essenza di chi hai di fronte.
In che modo il fotografo riesce a immortalare quell’istante?
C’è un lavoro dietro d’interazione con chi hai davanti all’obiettivo affinché si crei un feeling e una sintonia. Non è semplice perché c’è sempre quel momento iniziale in cui non ci si conosce e ci si osserva anche tramite quelle sensazioni che si sovrappongono, ma che vanno superate.
C’è un personaggio in particolare che ricordi con il quale hai instaurato una sintonia determinante per il tuo photo shooting?
Ce ne sono diversi, ma ricordo con simpatia Cristèl Carrisi per la quale dovevo realizzare degli scatti di giorno, ma a causa di qualche inconveniente tecnico, siamo state costrette a tergiversare e a spostarli di notte. Durante l’attesa abbiamo avuto modo di trascorrere un po’ di tempo insieme e di scherzare sull’accaduto. Si è creata un’energia tale che quando abbiamo deciso di improvvisare e fare comunque gli scatti a tarda sera le foto sono venute benissimo e il servizio fotografico è stato molto apprezzato.