Bisognava costruire il dolly più veloce del mondo per seguire l’animale più veloce del mondo. Bisognava filmare un ghepardo in corsa parallela senza oscillazioni di focale o balbuzie stilistica, celebrandone fluidità muscolare e sovrannaturale supremazia di scatto. E per farlo, bi-sognava costruire il dolly più lungo e veloce del mondo.  
 
Alla fine dello scorso anno, nello zoo di Cincinnati, con camera Phantom Flex a 1200 fotogrammi al secondo, il regista Greg Wilson e Il team del National Geographic sono riusciti in una ripresa storica: hanno costruito il dolly più rapido e lungo del mondo firmando una pagina di sublime cinematografia. 
Durante i giorni di lavoro uno dei ghepardi usati durante le riprese ha anche stabilito con felina nonchalance il record assoluto di 100 metri in 5,95 secondi.
 
C’è un famoso detto Hollywoodiano applicato alla scrittura cinematografica…Fa più o meno così: “If the scene is about what the scene is about, you’re in deep shit.” Traslato e parafrasato chic: se riprendi un ghepardo che corre, per riprendere un ghepardo che corre, hai sbagliato tutto…Devi riprendere un ghepardo che corre per mostrare che dietro al ghepardo che corre non c’è nessun ghepardo.
Zen? No, è la storia dell’arte for dummies. Difatti l’arte dietro a questa “miracolosa” ripresa  fa pensare. Ecco quello che ho visto dietro al ghepardo che corre.
 
Sappiamo con sicurezza che la strada più veloce da A e B è la linea retta. In teoria. In pratica arriviamo sempre a B dopo una serie di infinite gimkane. Gli obiettivi si spostano o si perdono di vista. Ecco allora che di fronte a una B molto importante, bisogna mettersi su binari inequivocabili per non cadere nelle spire di imprevisti o aspettare eserciti di Godot nel deserto dei tartari.
 
Non basta avere un buon obiettivo per raggiungere la meta. Nè correre velocemente. Il segreto è avanzare senza far oscillare l’obiettivo. Perché con i sobbalzi gli obiettivi si logorano, il fuoco va a carte 48 e la visione è compromessa. Letteralmente. Per farlo l’unica strada è costruire un lunghissimo dolly che tenga fissi A con B, sul quale l’obiettivo possa slittare senza tentennamenti verticali e sbandamenti orizzontali. L’obiettivo, ripeto, non deve oscillare.
 
La meta diventa il percorso che si fa con l’obiettivo in mano su un binario veloce inseguendo senza distogliere il fuoco da un cheetah. Bisogna costruire il dolly più veloce del mondo.
La speranza è il miglior dolly esistente. Essa è legata alla meta, perchè ha in sé il dna della meta.  È la meta che si fa percorso e ti tira in avanti.  Su di essa gli obiettivi non conoscono sobbalzi. La speranza è un salto quantico continuo, incontra promesse di meta su ogni punto del suo percorso e ti distrae dalla lunghezza del viaggio. Bisogna cotruire il dolly più veloce del mondo. Bisogna che anche quest’anno la speranza vada in guerra.

Receive more stories like this in your inbox