Spetta ad Annalisa Di Ruscio ricevere la Medaglia d’Oro, il massimo riconoscimento che la Federazione delle Associazioni Abruzzesi conferisce dal 1992 ad una Personalità abruzzese che si è particolarmente distinta negli Stati Uniti.
Annalisa Di Ruscio è nata a Sulmona (L’Aquila) 35 anni fa. Laureata in Medicina e Chirurgia all’Università Cattolica di Roma, specializzata in Ematologia, nel 2007 viene a Boston per il dottorato presso l’Harvard University, una delle più famose università del mondo. Consegue il dottorato ed inizia una collaborazione all’Harvard Medical School, nel gruppo del prof. Daniel Tenen, presso il Laboratorio di ricerca del Beth Israel Deaconess Medical Center.
Di Ruscio, che già in Italia aveva lavorato nell’ambito della ricerca di tipo clinico, inizia a Boston la sua collaborazione nella ricerca di base, completamente diversa da quella clinica. È un campo che serve a comprendere i meccanismi delle malattie e di conseguenza permette di sviluppare farmaci e cure.
La scelta paga. E in sette anni di duro lavoro la giovane ricercatrice abruzzese, con la sua equipe, scopre un “interruttore” molecolare, in parole semplici, per accendere geni antitumore ed aprire nuove prospettive di cura nella lotta contro il cancro. La discrezione del progetto è certamente più vasta ed impegnativa, rispetto a questa sommaria descrizione, ma il risultato conseguito è straordinariamente importante.
È il Console Generale d’Italia Nicola De Santis a consegnare la Medaglia d’Oro ad Annalisa Di Ruscio. Fiori e flash dei fotografi sono tutti per lei, bellissima ragazza, alta e slanciata, capelli lunghi, occhi molto espressivi e un sorriso accattivante. La sua bellezza non ha bisogno di trucco, naturale nella sua semplicità, la conversazione ricca d’argomenti e di amore per il suo lavoro, appassionata di Boston e degli States. Ma legatissima alla sua bella città natale, Sulmona, all’Abruzzo e all’Italia, dove conta di tornare appena possibile, in un Centro di ricerche in Piemonte.
Chiedo ad Annalisa qualcosa in più rispetto al futuro della sua ricerca, alla luce del risultato da lei ottenuto. “Ora puntiamo a sfruttare la scoperta – annota Annalisa – per sviluppare un farmaco geneticamente specifico e meno tossico. Colpendo una regione del Dna non dovrebbero esserci effetti collaterali, invece associati agli attuali farmaci. Ci sono infatti altri medicinali, ma sono tossici e specifici, in quanto agiscono su tutto il genoma”. Resteremo in contatto, Annalisa m’informerà dei progressi della ricerca. Merita pienamente il riconoscimento che la Faa le ha conferito, sta onorando l’Abruzzo e l’Italia all’estero.
L’esito del suo lavoro l’ha fatta conoscere in tutto il mondo scientifico in campo medico. Brava davvero.
Rosetta Romagnoli, presidente della Federazione delle Associazioni Abruzzesi, nella serata che a Boston ha visto riunirsi le delegazioni delle sette associazioni americane giunte da varie località del New England, da New York, dal Delaware, dalla Pennsylvania e dalla California, ha segnalato la mia attività in campo giornalistico e nelle relazioni con le comunità abruzzesi all’estero, cita l’ultimo mio libro “L’Italia dei sogni”, recentemente presentato a New York, e l’attenzione da studioso che riservo all’emigrazione italiana.
Richiamo l’esigenza che sempre più necessaria sia la conoscenza della storia dell’emigrazione italiana, oggi poco presente nei programmi delle scuole e quasi del tutto negletta, sebbene sia parte così importante nella storia d’Italia.
La classe politica dirigente del Paese dedica agli Italiani all’estero “un’attenzione molto distratta”, per usare un ossimoro, e molto superficiale è la conoscenza delle comunità italiane nel mondo, dello straordinario contributo che esse danno al prestigio dell’Italia con le testimonianze di vita dei nostri connazionali all’estero, delle potenzialità di sviluppo del “brand Italia” se solo il sistema istituzionale – Governo italiano e Regioni – sapesse investire sulla rete associativa degli italiani nel mondo. Ringrazio per quanto fanno gli Abruzzesi a Boston, e gli Italiani in ogni angolo del mondo.
Loro sono la più bella Italia, la migliore Italia. E se solo l’Italia dentro i confini conoscesse, riconoscesse ed apprezzasse gli 80 milioni d’italiani dell’altra Italia, davvero il nostro Paese potrebbe avere un ruolo assai rilevante nel mondo, con le sue eccellenze in cultura, nella scienza come dimostra nelle sue ricerche Annalisa Di Ruscio, nell’arte e negli altri campi dove la creatività, il talento e lo stile italiano primeggiano.