Un Milan decimato dagli infortuni (soprattutto in difesa), pareggia con più rimpianti che rischi contro la nuova Inter di Mancini, che dimostra di avere ancora tanto lavoro da fare. In generale, si può dire di aver assistito ad uno dei peggiori derby degli ultimi 20 anni, partita sintomatica del pessimo momento che vive il calcio milanese.
Senza Alex, Abate e soprattutto de Jong, Inzaghi schiera una formazione largamente rimaneggiata, con Rami costretto a giocare terzino destro. Anche Honda, reduce da due impegni pesanti in Nazionale, finisce in panchina.
Dall’altra parte, Mancini abbandona il ‘mazzariano’ 3-5-2 e cerca di fare calcio, proponendo un rombo avente come vertici Kovacic e Kuzmanovic.
Entrambe le squadre denunciano un’evidente mancanza di qualità in mezzo al campo: la mediana del Milan è composta da Essien e Muntari, mentre nell’Inter Kovacic, ancora una volta, finisce per nascondersi troppo, evidenziando come latiti pesantemente a livello di personalità.
Ci mette del suo Mancini che, dovendo ancora prendere pieno possesso del gruppo, fa giocare a lungo troppo larghi sia lo stesso Kovacic, sia Palacio. Dal canto suo Inzaghi, opta per mantenere la sua squadra compatta e bassa, cercando di rischiare il meno possibile, quasi fosse consapevole che, senza un vero regista, i rischi di perdere palloni pericolosi si sarebbero moltiplicati.
‘Ciliegina sulla torta’, nella brutta serata di ’S. Siro’, sono gli errori sotto porta: Icardi, in avvio, si fa ipnotizzare da Lopez; invece El Shaarawy, nel finale, colpisce una traversa clamorosa e, poco dopo, si incarta sprecando l’ennesimo assit dell’ispirato Bonaventura. All’ultimo istante, anche Poli si mangia un gol.
Anche le due reti che hanno deciso la partita confermano la pochezza del match: la pregevole segnatura di Menez è scaturita dall’unica azione degna di nota nel pessimo avvio di gara del Milan; il gol di Obi, invece, appare del tutto fortuito ed è servito a sancire un pareggio tutto sommato giusto nel modo più iniquo possibile.
Assieme al timido Kovacic e agli spreconi Icardi ed El Shaarawy, però, il derby ha visto un altro passaggio a vuoto per Fernando Torres: domenica sera, su ’S. Siro’, aleggiava il fantasma dello spagnolo. Torres è un triste mistero: se tecnicamente non si può discutere, è altrettanto evidente come sia poco brillante dal punto di vista fisico e, soprattutto, abbia perso ogni traccia della cattiveria che deve fare parte del bagaglio di un attaccante.
L’ex centravanti del Chelsea si impegna, sacrificandosi con generosità in ripiegamento, ma non fa nulla di rilevante in avanti. D’accordo: in questo momento il Milan, nonostante il grande numero di giocatori offensivi che schiera, non crea palle gol ‘classiche’, utili per una punta, ma è evidente come Torres non riesca più a incidere, a mettersi in condizione di essere pericoloso. Che ‘El Niño’ sia davvero al capolinea (mentale) della propria carriera?
Il Milan, con tutte le sue assenze, si prende un punto. L’Inter, che deve ripartire con Mancini, si prende un punto. A conti fatti, sembra che siano i rossoneri (se non altro per le clamorose occasioni del finale di gara) a doversi rammaricare di più. Per certo siamo di fronte a due squadre piene di lacune e di equivoci. Gennaio si avvicina: il mercato di riparazione basterà per far tornare competitive le due milanesi?