Ci risiamo: stagione nuova, vecchie abitudini. Il tennis italiano torna a far cilecca proprio quando era lecito attendersi il definitivo salto di qualità. 
 
L’Italia maschile di Seppi, Fognini, Bolelli e di capitan Barazzutti, è stata schiantata al primo turno di Coppa Davis dal modestissimo Kazakistan.
 
 Meno di un anno dopo la coraggiosa e rabbiosa rincorsa alla Gran Bretagna di mister Murray, il mondo delle racchette azzurre torna (si spera) momentaneamente nel limbo in cui pare essere piombato da un ventennio. Eppure ad Astana (scintillante capitale Kazaka) le cose sembravano essersi messe piuttosto bene grazie al 2-1 con cui si erano chiusi i primi due giorni di match. “Vittoria facile”, avevano pensato tutti, compresi, precipitosamente, Andreas Seppi e Fabio Fognini alla vigilia delle decisive sfide contro Kukushin e Nedovyesov (numero 130 del mondo). 
 
Ed invece, il più scontato dei pronostici si è ritorto contro la truppa di Barazzutti come il più classico dei boomerang. 
 
KO Seppi in tre set, al tappeto Fognini al termine di una maratona di oltre 3 ore conclusasi con l’esultanza sfrenata del semisconosciuto Nedovyesov portato in trionfo metaforicamente da tutto il popolo kazako. Un brutto colpo che riavvicina lo spettro della retrocessione in B ad una nazionale che da ben 28 anni (da Seoul ’87) non riesce ad imporsi nel decisivo quinto match in trasferta. 
 
Quasi una sindrome quella azzurra a cui bisogna aggiungere, a malincuore, l’eliminazione al primo turno patita dalle colleghe in rosa, messe alla porta dalla Fed Cup dalla Francia qualche settimana fa a Genova. Dal 2-0 al 2-3 per le transalpine in maniera sinistramente simile a quanto accaduto ad Astana. 
 
Doppio tonfo, nei rispettivi primi turni di Coppa Davis e Fed Cup, che l’Italia non registrava dal 2008, anno in cui gli uomini furono eliminati (nel tabellone B) dalla Croazia e le donne dalla Spagna. Situazione strana che oggettivamente stona con quanto di buono fin qui ottenuto in ambito individuale dagli azzurri. 
 
Lo scorso 23 gennaio a Melbourne, Andreas Seppi ha fatto fuori Roger Federer al terzo turno dell’Open d’Australia; il 31 gennaio Simone Bolelli e Fabio Fognini hanno vinto la finale di doppio dell’Open d’Australia; il 15 febbraio Luca Vanni, da numero 149 del mondo, ha giocato la finale del torneo di San Paolo del Brasile; il 19 febbraio a Marsiglia Simone Bolelli ha battuto per la prima volta un top 10 (Milos Raonic); ed infine il 21 febbraio a Rio de Janeiro Fabio Fognini ha conquistato il prestigioso scalpo di Rafael Nadal. 
 
Parentesi importante e non certo episodica, che avrebbe fatto sperare tutt’altro esito contro il modesto Kazakistan. Il circuito, per fortuna, torna in mano ad Atp e Wta con il ricco e prestigioso appuntamento di Indian Wells che aprirà la stagione del grande tennis. Da ora e per 4 mesi terranno banco tutti i tornei più importanti della stagione: Indian Wells, Miami, Monte Carlo, Madrid, Roma, Parigi e Wimbledon. Magari le delusioni di squadra, si trasformeranno in trionfi individuali.
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