Il Brasile e l’Italia, tra le culture dei due Paesi. È nato così il progetto “Mia cara Curitiba”, sulla spinta delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, che già dalla prima edizione realizzata nel 2013 ha visto collaborare il Consolato Generale d’Italia, la Municipalità di Curitiba, l’istituto turistico comunale e Canal mkt. 
 
Un ventaglio di eventi: musica, teatro, mostre di fotografia e di arte figurative, seminari, rassegne cinematografiche, danza e gastronomia tra le attrazioni, e persino una cavalcata in bicicletta per le vie della città. Una risposta efficace al proposito d’illustrare l’Italia, la cui cultura da sempre influenza sensibilmente il costume e l’indole della capitale paranaense, così presente nella quotidianità più di quanto possa essere immaginabile. Si  respira cultura italiana, quindi, con “Mia cara Curitiba”. 
 Il progetto di promozione culturale è nato lo scorso anno sulla spinta delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia 

 Il progetto di promozione culturale è nato lo scorso anno sulla spinta delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia 

 
Tutto il programma artistico dell’edizione 2014 è gratuito, realizzato con il concorso dell’Ambasciata d’Italia in Brasile e del Consolato Generale in Curitiba, con il sostegno del Ministero della Cultura del Brasile, integrato nel contesto delle iniziative di “Italia Cup”, che presenta in Brasile una serie di eventi culturali nel corso dell’anno e durante il campionato mondiale di calcio. 
 
Evento d’apertura è stato l’apprezzato concerto del singer Mario Biondi, con il suo mix di jazz e blues, al Teatro Guaira. Una giornata inaugurale arricchita da una fiera della gastronomia italiana e dall’opera comica “Gianni Schicchi” di Giacomo Puccini, diretta dal maestro Alessandro Sangiorgi, con la scenografia di Julmar Leardini e con un cast di 40 musicisti e 15 cantanti. 
 
 
Gli appassionati di teatro hanno goduto dello spettacolo “Colonia Cecilia”, diretto da João Luiz Fiani al Teatro Fernanda Montenegro. L’umorismo sul palco si è espresso con il comico italiano Gilbert Idonea, con una performance nell’auditorium del Museo Oscar Niemeyer. 
 Curitiba è l’ottava città più popolata del Brasile ed è considerata quella con la migliore qualità della vita  

 Curitiba è l’ottava città più popolata del Brasile ed è considerata quella con la migliore qualità della vita  

 
Un evento che ha unito musica e comicità in uno spettacolo che vede la partecipazione della cantante Giovanna D’Angi. 
 
Le arti visive sono state ampiamente rappresentate con una mostra italo-brasiliana con opere di Poty e Leila Pugnaloni.  Tecniche e stili diversi in una esposizione allestita presso il Solar Do Rosario. E ancora una bella “Bicicletada” per le vie centrali della città, mentre in Cattedrale ci sono stati concerti di cori italiani. Sempre in Cattedrale “Mia cara Curitiba” ha portato il concerto del  pianista, compositore e direttore d’orchestra Carlo Alberto Neri con la Camerata Antiqua de Curitiba, nella Cappella di Santa Maria, con un repertorio assortito da brani di musica classica, con musiche da film e con partiture composte dal maestro Neri.
 
Infine, ma non ultima per rilevanza, l’arte della Fotografia, celebrata con una grande mostra dal titolo “Italia Mon Amour” che si è sviluppata con le opere di cinque professionisti della nuova generazione italiana: Claudio di Francesco, Gabriele Menconi, Mongobì e il duo Simoncini -Tangi. 
 La Madonna d’Appari, icona della sofferenza morale e materiale  

 La Madonna d’Appari, icona della sofferenza morale e materiale  

 
La mostra è curata da Gaia Bindi. La curatrice, storica dell’arte, è nota per la sua capacità di rivelare nuovi talenti. Docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara, ha operato nel Museo Picasso di Parigi ed è stata consulente presso il Centro per l’Arte Contemporanea Sperimentale nel Parco Arte Vivente di Torino. 
 
Cambiamenti nel paesaggio urbano, operazioni di blindaggio di edifici e la realtà nel dettaglio l’impatto visivo ed emotivo delle opere esposte. Gabriele Menconi ama lavorare con l’estraneità e il disorientamento reflex. Registra paesaggi con uno specchio, riflettendo l’altro lato dell’immagine che viene generalmente escluso dalla fotografia. Mongobì, nome d’arte di Bibbiana Mele, lavora con collage di fotografie. Scene e texture sono sovrapposti con immagini femminili, le forze alleate della natura come animali e altri elementi.
La sua produzione si muove tra il caos giocoso di immagini suggestive. Simoncini -Tangi lavorano con dettagli in foto che sfruttano piccoli universi. Daniela Simoncini e Pasquale Tangi hanno conquistato una certa dimensione in Italia con il progetto “Microcambiamenti”, enucleando in immagine piccoli cambiamenti e reinterpretazioni. 
 
Tra i cinque valenti artisti della macchina fotografica mi permetto di focalizzare in particolare Claudio Di Francesco, per la singolare sua testimonianza dall’Abruzzo e significativamente dalla sua capitale, L’Aquila, devastata dal terremoto del 6 aprile 2009. 
 
Di Francesco, con la specialissima sensibilità che gli è propria, affida alle immagini la narrazione della tragedia. Il taglio astratto delle sue foto in bianco e nero rivelano che l’astrazione è solo forma estetica ed espressiva, di contro ad un’essenza autentica della sua arte che intinge nel pathos, nel dolore di una città fiera di bellezza e dilaniata nel suo patrimonio d’arte e di architetture. 
 
Una città che grida il suo dolore per le sue 309 vittime, ma impasta la determinazione della sua rinascita, per tornare più bella di prima, come più volte ha fatto, nei tragici eventi sismici che hanno contrappuntato i quasi otto secoli della sua storia. È sempre risorta. 
 
Questo il grido che lancinano le immagini di Claudio Di Francesco, nelle selezioni di due suoi lavori: “Tubi” e “La processione della Madonna d’Appari a Paganica”. Da una parte lacerti di ponteggi di messa in sicurezza a monumenti insigni dell’Aquila, dall’altra arrivano “fotogrammi” di una tradizione religiosa di grande richiamo, a Paganica, popoloso centro aquilano tra quelli che fanno corona alla città capoluogo d’Abruzzo, anch’esso massacrato dal terremoto. 
 
Nelle immagini la Madonna d’Appari, con il Cristo morto sulle ginocchia, traspare da un velo l’immensa pietà. Appare come l’icona della sofferenza morale e materiale di una città e dei suoi abitanti. Ma evoca anche il simbolo d’una Fede forte, che affonda le radici in secoli di vicende umane sempre sopravvissute, come sarà d’altronde con la rinascita dalle rovine del terremoto del 2009. 
 
Claudio Di Francesco è nato nel 1955 a San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti. Da molti anni vive a Paganica, la più popolosa frazione dell’Aquila, distesa alle falde del Gran Sasso d’Italia, con il cuore del centro storico posto sul vestibolo della Valleverde lungo la quale s’inerpica la via che porta verso la vetta dell’Appennino, fino a Campo Imperatore. 
 
Sociologo, già dirigente d’azienda, Claudio Di Francesco ha da sempre coltivato la passione per la fotografia d’arte, impegnando la sua sensibilità per le vicende umane, talvolta le più drammatiche e dolorose, con un sincero trasporto di condivisione. La sua attenzione d’artista spesso sofferma l’obiettivo ristretto al particolare, al dettaglio, talvolta più pertinente e descrittivo d’una narrazione a tutto campo.
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