Torna in programmazione “Techetechete” della Rai che ci ripropone i grandi cantanti e comici italiani dei decenni passati. Il programma è particolarmente affascinante per molti di noi nati e cresciuti all’estero perché ci fa capire benissimo che molti dei brani che conoscevamo da piccoli erano originariamente italiani e non inglesi, o di altre lingue come pensavamo.
Nelle nostre scuole in Australia, e non dubito che sia così anche negli altri paesi di residenza anglosassoni e non, la Cultura predominante insegnata era quella dell’Inghilterra e degli Stati Uniti, e sicuramente così hanno fatto la Spagna e le altre potenze coloniali in altri Paesi e continenti. Perciò, per gran parte della nostra vita, non sapevamo d’avere un patrimonio culturale personale enorme. Per molti della mia generazione (post bellica) la scoperta fu nel corso del primo viaggio in Italia per trovare i parenti, e per le seguenti generazioni tramite Rai International e ora internet.
Spesso noi oriundi non abbiamo una base vastissima della Cultura italiana e ci sono molti di noi che, una volta fatta la scoperta, hanno cercato di sapere il più possibile di questo nostro patrimonio e per alcuni diventa lo scopo della vita.
Ora in un mondo mediatico piccolo abbiamo l’opportunità di poter fornire informazioni, d’insegnare prima ai nostri connazionali e poi, tramite loro, al resto del mondo, le glorie antiche e moderne della nostra Cultura.
Sarebbe bello, ad esempio, che Rai World iniziasse a far capire l’impatto della nostra Musica nel mondo, magari proponendo programmi simili al “Techetecheté” con i sottotitoli proponendo i brani originali con le loro versioni straniere, per far capire questo impatto internazionale. Allo stesso modo, per far capire quanti film americani furono ispirati da film italiani, magari si potrebbero organizzare avvenimenti culturali nei vari centri di cultura italiana nel mondo, con proiezioni dell’uno e dell’altro film, accoppiando quello inglese a quello italiano che lo ispirò. In questo modo potremmo sensibilizzare il pubblico ad artisti, registi, cantanti e musicisti sconosciuti al resto del mondo come Fabrizio de André e, incredibilmente per il pubblico italiano, Giulio Rapetti meglio conosciuto come Mogol che ha avuto una serie impressionante di successi internazionali, oltre ai successi enormi in Italia.
Lo stesso discorso vale per la letteratura italiana.
Per quanto potrebbe sembrare eretico per una parte del mondo intellettuale italiano, dobbiamo cercare di far conoscere i nostri grandi autori in lingua straniera al pubblico internazionale. Da qui potremmo spingere i lettori a imparare la nostra lingua per poterli apprezzare per intero nelle versioni internazionali.
In tutti questi casi il Bel Paese ha vari motori per poter promuovere la nostra Cultura a livello internazionale a partire da quello che fino ad ora non è stata apprezzato oppure utilizzato al massimo, gli italiani all’estero.
Gli editori italiani dovrebbero essere i primi a capire che per un’industria in crisi in patria, il futuro si trova all’estero dove solo gli oriundi sono 90 milioni, cioè una volta e mezzo il mercato italiano senza scordare tutti gli altri potenziali clienti in versioni tradotte delle nostre opere.
Come paese abbiamo il vizio di considerare la nostra quale “la” Cultura più importante del mondo. Nel caso italiano questa importanza è riconosciuta dall’Unesco con l’elenco dei siti di Patrimoni Mondiali dove siamo i più rappresentati anche con altri siti in arrivo per il futuro. Però, è proprio questa tendenza che ci impedisce di promuovere al meglio questa nostra Cultura all’estero.
Tradizionalmente i governi della Francia e della Germania tramite le loro organizzazioni come Alliance Française e Goethe Institute sono stati attivissimi a promuovere all’estero i loro luoghi culturali. Basta vedere l’elenco dei musei e le gallerie d’Arte più visitate nel mondo per capire che queste attività sono state premiate dai turisti che fanno file lunghissime a Parigi e Berlino per vedere opere d’arte che spesso sono italiane. Sono lezioni che dobbiamo assorbire e utilizzare per mettere l’Italia al primo posto tra le mete turistiche mondiali alla pari del nostro posto come importanza culturale.
Dobbiamo capire che i nostri parenti e amici all’estero sono la nostra risorsa più grande.
Sono coloro che meglio conoscono i mezzi e le tattiche adatti per promuovere e possibilmente diffondere la nostra Cultura nei loro attuali paesi di residenza. Dobbiamo farlo in sintonia con le nostre “macchine di promozione” come la Società Dante Alighieri o gli Istituti di Cultura e gli altri enti culturali con base in Italia, con una maggiore presenza e collaborazione della Rai e anche con gli editori, produttori cinematografici, giornali e gli altri mezzi di comunicazione in Italia che fino ad ora non hanno considerato le comunità italiane del mondo come un motore di promozione per la nostra Cultura.
Non è mai troppo tardi per iniziare, ma sono passi che molti di noi aspettano da decenni. Siamo in ritardo e dobbiamo cominciare a lavorare tutti insieme per mettere l’Italia al posto che meritiamo, cioè al gradino più alto di tutte le classifiche del turismo e della Cultura, giusto riconoscimento per i nostri millenni di Storia e di Cultura.