Un miliardo di spettatori globali. Il commissario Montalbano è un fenomeno internazionale, esportato e amato in tutto il mondo, ricordato persino dal presidente della BBC in occasione del Prix Italia. Uno share, una porzione di pubblico, in Italia del 36%: straordinario.
Salvo Montalbano è amatissimo perché rassicurante nel suo senso di giustizia che va al di là delle apparenze, della maschera, ricercando il volto.
Coglie l’intima verità delle cose, quella nascosta, con un geniale intuito che lo porta anche ad agire in modo non sempre formalmente corretto, ma ogni volta opportuno ed utile alla conoscenza della verità e necessario per la punizione dei veri colpevoli. Insomma è un fedele servitore dello Stato, lontano da carrierismi ed ambizioni mondane, che scopre sempre il volto celato dietro la maschera, autorevole e mai autoritario con i suoi collaboratori.
Le due parole, la maschera ed il volto, richiamano alla memoria una citazione di Luigi Pirandello usata da Andrea Camilleri, lo scrittore che ha inventato il personaggio di Montalbano, nel corso di un incontro tenutosi a L’Aquila nel luglio 2010.
“Di una cosa la lingua esprime la ragione, della medesima, il dialetto esprime il sentimento”.
Camilleri citò a sostegno della profonda verità umana di questa affermazione, un discorsetto che gli fece la madre quando era ragazzo, un rimprovero ed una minaccia perché aveva incominciato a rientrare tardi la sera. Il discorsetto fu in parte in lingua italiana, l’ammonizione, ed in parte in dialetto, l’espressione dell’ansia della madre per il figlio che rientrava tardi. Per dimostrare le profonda verità umana di questo aspetto dell’uso del dialetto, Camilleri aggiunse che una volta, dopo aver raccontato questo episodio ad un vasto pubblico, una giovane donna cinese gli raccontò che le era successa la stessa cosa con la madre.
Andrea Camilleri riportò questa idea narrando dell’evoluzione della sua esperienza di scrittore, ed affermò che la sua vena narrativa si mise in moto quando scoprì che poteva esprimersi in dialetto.
Dunque la verità, il volto dietro la maschera, è espresso in dialetto nella ricca ed articolata produzione narrativa di Andrea Camilleri, il più popolare ed amato fenomeno letterario italiano dei tempi recenti. Il suo dialetto esprime ciò che oggi, con una popolare espressione carica di significati spesso sgradevoli, si direbbe identità etnica.
Ma come spiegarsi il vastissimo successo all’estero di queste storie, la popolarità di personaggi indimenticabili ed amatissimi amici di tante serate, una volta che la narrazione sia stata privata, nelle traduzioni, dell’intraducibile colore locale, della carica di sentimenti espressi solo dall’uso del dialetto?
Ecco un passo dal brano ini-ziale de “L’odore della notte” poi tradotto con “The smell of the night”, in inglese.
“La persiana della finestra spalancata sbattì tanto forte contro il muro che parse una pistolettata e Montalbano, che in quel priciso momento si stava sognando d’esseri impegnato in un conflitto a fuoco, s’arrisbigliò di colpo sudatizzo e, ‘nzemmula, agghiazzato dal friddo. Si susì santiando e corse a chiudere…Evidentemente l’estate, che già da qual-che giorno era trasuta in agonia, aveva addeciso durante la nottata di rendersi definitivamente de-funta per lasciare il posto alla stagione che veniva appresso e che avrebbe dovuto essere l’autunno”.
Ora in inglese:
“The shutter outside the wide-open window slammed so hard against the wall that it sounded like a gunshot. Montalbano, who at the moment was dreaming he was in a shootout, suddenly woke up, sweaty and at the same time freezing cold. He got up, cursing, and ran to close everything. …Apparently the summer, which several days earlier had already entered its final throes, had decided during the night to give up the ghost and make way for the season to come, which would have been autumn”.
I significati ci sono tutti, espressi in inglese ottimo, ma certamente privo del colore locale del dialetto, il veicolo dei sentimenti.
In breve, il vastissimo successo all’estero, ottenuto solo con i solidi intrecci delle storie e non attraverso quella speciale qualità della lingua che veicola i sentimenti, indica che i personaggi ed i fatti narrati hanno fascino e presa sul pubblico anche al di là del mezzo espressivo iniziale.
È un segno che dà la misura della grandezza dell’autore, Andrea Camilleri. È un genio, di quelli di cui dobbiamo andare fieri ed orgogliosi.
La sua arte è popolare, appartiene a tutti, supera le tradizioni della cultura italiana elitaria, patrimonio di pochi eletti, e lo avvicina alla particolare qualità dei geni della narrativa anglosassone, del tipo Jane Austin e Charles Dickens, per cui l’arte non è un privilegio di pochi, ma un patrimonio di tutti che contribuisce ad esprimere e rendere note al mondo le caratteristiche psicologiche e culturali di un popolo e della sua terra d’origine.